Serie nuova, vecchie tendenze: Disney taglia una trama transgender dalla sua nuova serie animata “Win or Lose”. Lo fa sapere la testata di settore, Hollywood Reporter. L’elezione di Donald Trump ha effetti ancora prima della sua entrata in carica. Mancano poche settimane al passaggio di consegne alla Casa Bianca, che avverrà il 6 gennaio, ma le conseguenze del voto sono già sotto gli occhi di tutti.
Tra nomine controverse e parecchio dibattute nei ruoli chiave del governo americano e non solo, anche la major sembra adeguarsi alla politica (per ora solo annunciata ma essendoci già passati possiamo immaginare come andranno le cose) del neo presidente e del partito repubblicano contro le iniziative per la diversità, l'equità e l'inclusione (Dei).
La nuova serie animata Disney Pixar
Il colosso dell'intrattenimento, rivela la Cnn, ha tagliato la storia del personaggio transgender da "Win or Lose", prima dell'uscita dello show. La storia originale, firmata dallo studio Pixar, è incentrata su una squadra mista di softball di una scuola media, le Pickles, nel periodo che precede una partita di campionato. Ognuno degli otto episodi della serie, che sarà trasmessa su Disney+ il 19 febbraio, è incentrato su un membro delle Pickles. Anche se la trama sull’identità di genere di questo personaggio è stata tagliata (decisione presa mesi fa, dichiara una persona che ha lavorato alla serie), questo rimarrà comunque nello show, ma "ora sarà una ragazza cis, una ragazza cis eterosessuale".
Tuttavia non si trattato solo di cancellare quel passaggio dal copione, perché il discorso di quel personaggio era già stato registrato. “Quando si tratta di contenuti animati per il pubblico più giovane, riconosciamo che molti genitori preferiscono discutere di certi argomenti con i loro figli secondo le loro modalità e tempistiche”, ha dichiarato Disney in un comunicato ufficiale. Ma le reazioni, tra cui quella della doppiatrice, non si sono fatte attendere e non sono state positive.
La giovane attrice trans Chanel Stewart ha detto a Deadline di essere detta delusa per l'accaduto: “Sono molto scoraggiata. Dal momento in cui ho ricevuto la sceneggiatura, ero emozionata di condividere il mio percorso per aiutare a dare potere ad altri giovani trans. Sapevo che questa sarebbe stata una conversazione molto importante. Le storie trans sono importanti e meritano di essere ascoltate”.
L’agenda “woke” della casa di produzione
L'annuncio arriva dopo la rielezione dell'ex presidente Donald Trump: in risposta alle pressioni e alle minacce online dei suoi sostenitori, molte aziende hanno recentemente apportato modifiche alle loro politiche sulla DEI. All'inizio di quest'anno, l'amministratore delegato della Disney, Bob Iger, ha dichiarato a CNBC che il gigante dell'intrattenimento “non è interessato a trasmettere messaggi” nei suoi spettacoli o film. Il termine “woke” viene usato “in modo piuttosto libero”, ha aggiunto Iger. “Credo che molte persone non capiscano nemmeno cosa significhi. Il punto è che infondere messaggi come priorità nei nostri film e spettacoli televisivi non è il nostro obiettivo. Devono essere divertenti”.
In passato l'adozione da parte della casa di produzione di cast e storie diverse dal canone tradizionale è stata oggetto di controversie. Basti pensare a “Lightyear”, prequel della serie animata “Toy Story” del 202, in cui venivano mostrati (dopo un tira e molla sul taglio della scena tra politici conservatori e produzione) una relazione e un bacio tra persone dello stesso sesso in un film poi vietato in più di una dozzina di Paesi del Medio Oriente e dell'Asia. O alle rappresentazioni Lgbtq+ in serie e film per adulti “Pose” di FX, “Agatha All Along” di Marvel e “All of Us Strangers” di Searchlight Pictures.
Disney deve “intrattenere il pubblico, non di difendere i diritti”
Dopo che nel 2022 la Florida ha promulgato la contestata legge chiamata dai critici “Don't Say Gay”, la (tardiva) presa di posizione dell'allora capo della Disney Bob Chapek ha scatenato un'ondata di proteste da parte dei media di destra, che hanno dipinto l'azienda come un'organizzazione “woke” che cerca di “educare” i bambini con quella che hanno definito un'agenda LGBTQ radicale. Da quando è tornato al timone, Iger ha detto che il mandato della società è quello di intrattenere il pubblico, non di difendere i diritti.
“Mi piace poterlo fare, intrattenere, e se si riescono a infondere messaggi positivi e ad avere un buon impatto sul mondo, fantastico, ma questo non dovrebbe essere l'obiettivo. Quello che ho cercato di fare è stato di tornare alle nostre radici, cioè ricordare che dobbiamo prima di tutto intrattenere: non si tratta di messaggi”.