A Locarno si svolge il festival internazionale del cinema. Ma poco sopra, su una montagna che guarda il lago, c’è un’altra storia da raccontare. Anzi, due. La storia del Monte Verità e quella dell’Elisarion. Una storia di persone che hanno cercato di vivere in un modo diverso. Di dare un senso diverso alla propria vita. Dei rivoluzionari. Dei coraggiosi.
Il Monte Verità dove vivere in modo libero e diverso
Il monte che sta lì, sopra la cittadina di Ascona, a pochi chilometri da Locarno, si chiama Monte Verità. E lì, fra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, si stabilirono in tanti: scrittori, poeti, pittori, psicanalisti, filosofi. Tutti a cercare una vita differente. Lassù si erano riuniti in una comunità: facevano bagni di sole, andavano in giro nudi o con una larga tunica bianca. Rifiutavano il capitalismo, ma rifiutavano anche il socialismo. Non mangiavano carne. Ballavano. Probabilmente erano felici, o ci provavano. Su quel monte dal nome così fascinoso: Verità. Cercavano proprio quella.
Ma la storia del Monte Verità meriterebbe un capitolo a parte. C’è un’altra storia, ancor meno conosciuta. Quella di un dipinto enorme e assolutamente fuori dall’ordinario. Una specie di manifesto di pittura omosessuale. Un dipinto circolare, nel quale – per così dire – ci si immerge. Si chiama “Il chiaro mondo dei beati”. È esposto nel Padiglione Elisarion, proprio lì sul monte Verità, a pochi metri dal museo che custodisce la storia della comunità: la Casa Anatta, che ha riaperto le porte nel 2017, dopo anni di lavori di restauro. Ma questa, che raccontiamo qui, è un’altra storia.
È la storia di un giovane nobile, Elisar von Kupffer. Pittore, poeta, storico e drammaturgo: a quell’epoca riuscivano a fare molte cose insieme. Elisar, che si fece poi chiamare Elisario, togliendo di mezzo tutti i ‘von’ e i cognomi, nel 1891 conobbe Eduard von Mayer, tedesco nato a San Pietroburgo. I due divennero amici, poi compagni di vita per sempre. Andarono a vivere a Firenze, e dal 1920 a Locarno. Più precisamente, a Muralto, la continuazione di Locarno lungo il lago Maggiore. Lì costruirono una casa, che intesero come un tempio della pittura: il Sanctuarium Artis Elisarion. Ma soprattutto, lì Elisarion dipinse il suo capolavoro.
“Il chiaro mondo dei beati”
Un dipinto circolare lungo 26 metri. Fu realizzato nel corso di dieci anni, dal 1919 al 1929. Su uno sfondo luminoso, chiaro, bucolico, presenta 84 nudi maschili, raccolti in 33 scene. Scene di felicità, di armonia. Ogni volto è sereno, pacificato. Provate a immaginare la “Primavera” di Botticelli, con le sue figure dagli occhi chiari, ma popolata soltanto di ragazzi, ragazzi nudi, efebici, innocenti nella loro felicità quasi primitiva. Ricordano un po’ il Tadzio di “Morte a Venezia”, il film di Luchino Visconti dal romanzo di Thomas Mann – e il romanzo di Thomas Mann fu scritto pochi anni prima che Elisarion mettesse mano al suo grandioso progetto.
Un po’ ricordano i dipinti dei preraffaelliti, i corpi efebici di Dante Gabriel Rossetti. Un paradiso gay, se si vuole, con giovani nudi in un paesaggio idilliaco, con prati ricoperti di fiori, laghi di montagna e farfalle, centinaia di farfalle.
Il clarismo e l’uguaglianza dei sessi
Le 33 scene sono descritte dall’autore in versi. Non doveva essere semplice comunicare l’omosessualità in modo tanto libero, spregiudicato, sincero e gioioso. Ma Elisar fece di più: fondò il clarismo, una neo-religione che proclamava l’uguaglianza dei sessi, facendo riferimento alle richieste di emancipazione delle donne e degli omosessuali. Nel Sanctuarium Artis di Minusio, i visitatori attraversavano un corridoio buio, e poi entravano al cospetto del dipinto, tutto pieno di luce. Doveva essere un’emozione non da poco.
Ma Elisar e Eduard non ebbero vita facilissima nel rigido e cattolicissimo Ticino. Dopo la morte di Elisàr, avvenuta nel 1932, e quella del suo compagno, la sua proprietà – che era divenuta un vero e proprio tempio del clarismo – venne offerta al Cantone Ticino: ma il Cantone Ticino rifiutò la donazione. Il dipinto era destinato alla discarica: la Kunsthalle di Basilea lo aveva esposto nel 1979, poi era caduto lentamente nell’oblio. Stava nelle cantine del Sanctuarium Artis, gravemente danneggiato. La cantina era usata come deposito di mobili per un albergo vicino.
Fu uno storico dell’arte, Haralds Szeeman, a farlo rinascere dalla polvere. Quando Szeeman è morto, un collega, David Streiff, si è occupato di trovare fondi per il restauro del dipinto, e ha trovato un grande sostegno nella comunità gay in Svizzera. Elisàr von Kupffer è considerato uno dei pionieri del movimento Lgbt in Svizzera. Il dipinto, “Il chiaro mondo dei beati”, dopo un altro lungo cammino è approdato al Monte Verità.