“Le donne nella musica elettronica, ci sono anche se non le vedete”

Whitemary fa parte di Poche cltv, il collettivo tutto al femminile di produttore musicale che vuole incentivare nella pratica il ruolo delle produttrici elettroniche nel panorama italiano

di GIOVANNI BALLERINI
15 dicembre 2024

Whitematy (foto di Fabrizio Narcisi)

“Nell'elettronica c'è poco spazio per le donne. Non è un'opinione, ma una questione di numeri, un dato di fatto, di riscontro statistico. Eppure di produttrici e di musiciste femminili - noi ci conosciamo - siamo in tante. Per questo io e le altre di Poche cltv vorremmo aiutare, dove ne vediamo la possibilità, un cambiamento che superi le disparità di genere”. Sembra avere le idee chiare Whitemary , nome d'arte di Biancamaria Scoccia, la trentunenne musicista abruzzese d'origine ma romana d'adozione, che recentemente ha fatto uscire per 42 Records il suo secondo album ”New Bianchini”. L'artista, che si muove da tempo nel panorama elettronico nazionale, fa parte di Poche cltv, il collettivo tutto al femminile di music producer fondato da Elasi e Plastica, uno spazio aperto e libero che vuole incentivare nella pratica il ruolo delle produttrici elettroniche nel panorama italiano, fare incontrare ed emergere le migliori artisti e produttori del presente e del futuro.

“Abbiamo cercato di fare un gruppo in modo molto spontaneo, molto vecchia scuola. Ci siamo scritti tanti messaggi, perché poi siamo tutte sparse un po' in giro per l'Italia, ma anche fuori - spiega Whitemary -. Tante ragazze vivono a Londra. Abbiamo cercato di compattarci, di fare squadra fra noi, per darci dei consigli, per confrontarci sulle nostre esperienze. Poche è un po' un gruppo di confronto e capita di passarci, se capita, anche occasioni lavorative. Se una di noi non può fare una cosa cerca di mandare un'altra a farla, informa le altre se sa di un concorso, di un'occasione, di un bando. Ci giriamo anche parecchie informazioni, il nostro è un gruppo aperto ad accogliere tutti quanti”.

Whitemary, è difficile lavorare nel mondo della musica in Italia? “Sì, soprattutto in quello tecnico, che è un ambito un po' chiuso. Lavorano sempre poche persone e ancora meno donne, fra chi scrive, chi produce, chi si occupa un po' di tutta la parte che sta dietro l'artista. Quello che a noi interessa non è tanto inserirci a gamba tesa, ma far vedere alle generazioni più giovani di noi, che invece le figure femminili nella musica ci sono e lavorano bene, dare un po' di punti di riferimento a quelle future. Noi, per esempio, lavoriamo molto con Ableton Live, che è un software tedesco usato in tutto il mondo. Collaboriamo con Ableton organizzando dei corsi, dei seminari aperti a tutti, dove diamo la possibilità anche alle ragazze più giovani di iscriversi. Non c'è alcun limite di iscrizione a questi laboratori, lo possono fare tutti”.

Un'idea lanciata verso il futuro, ma nel presente la situazione è statica? “No, un piccolo cambiamento piano piano lo percepiamo, ma noi speriamo in un'evoluzione più repentina. Intanto, piano piano nei festival, le line up, i nomi cambiano, è successo anche al Primavera Sound che quest'anno ha quasi il 50% di nomi maschili e il 50% di nomi femminili. All'estero poi cominciano a fare tutti più attenzione, così sono venuti fuori artisti elettronici super interessanti. Da noi invece, si era scelto di privarsi, per pigrizia e per abitudine, di tutto un lato di musica che c'è e che è presente: semplicemente si sceglieva di non guardare in quella direzione”.

E a voi invece piacerebbe invertire il trend? “Certo, studiando e facendo affidamento anche ai dati offerti dall'ente privato Equaly Italia, nato nel 2021, come prima realtà italiana che si occupa della parità di genere all'interno del music business. Allo stesso modo l'Italia ha iniziato a fare degli studi sui numeri dello streaming, degli addetti ai lavori, in cui rientrano musicisti anche tecnici, come fonici di sala, fonici di palco, oppure assistenti durante i live, insomma assistenti dei vari. Il mondo della musica è pieno di tante figure, non c'è solo l'artista finale e fra tutte le categorie (tra cui anche artisti e produttori), il numero, la presenza femminile continua a essere la minoranza. Il problema è cercare di aprire a tutti la musica in tutti gli ambiti lavorativi”.

Cover NEW BIANCHINI
Cover NEW BIANCHINI

Parliamo un po' di New Bianchini, come ha creato quest'album? “E' un disco di musica elettronica. Io lavoro molto, quasi esclusivamente con macchine hardware, quindi con sintetizzatori fisici, molto poco al computer, che utilizzo solo per la fase di registrazione, arrangiamento e montaggio. I suoni sono insomma tutti creati da macchine hardware, soprattutto analogiche. Per me parte sempre tutto dalla scelta dei suoni, dalla scelta degli strumenti, perché fai una selezione di quello che vorresti usare per ogni pezzo. La parte testuale viene dopo, sempre un po' ispirata alla parte musicale. Anche in questo album ho cercato di crearmi un mondo sonoro che mi ha suggerito i temi, gli argomenti di cui poi ho parlato”.

Si considera una cantautrice, visto che i pezzi li scrive, li suona e li interpreta? “Se si pensa a un cantautore come una persona che scrive testi e li canta, sicuramente sì. Ma io vedo i cantautori più come artisti che sono in grado di scrivere storie anche più articolate, non sempre personali, magari con qualcosa anche di inventato, di fantasia. Quindi non lo so, non mi sento tanto cantautrice e per me poi la voce è uno dei synth che uso, cioè fa parte del parco degli strumenti”.

Meglio definirla quindi produttrice di musica elettronica? “Diciamo che per lo stile e la velocità dei pezzi il mio modo fare musica è qualcosa che si avvicina molto al mondo clubbing, però le strutture e poi il contenuto che sono dentro ai miei brani in realtà sono poco clubbing. Quindi sono un po' una via di mezzo, un'artista che prende spunti da tutte le cose che le piacciono. Dal punto di vista musicale attingo sia dal mondo più tradizionale della musica elettronica, che da quello da cui provengo, che è quello del jazz. Sono insomma aperta verso vari stili che cerco di mettere insieme”.

Ma l'elettronica non le sembra un genere un po' freddo? “Dipende forse da che cosa si definisce freddo. Quando si usufruisce di questa musica, nei festival, nel club, nelle serate, c'è tutto tranne che l'essere freddi. Anzi le persone si lasciano anche molto andare, si divertono, ballano, si muovono. Si esprimono un po' a modo loro, quindi non lo so. Io non percepisco l'elettronica come fredda, magari bisognerebbe frequentarla di più per capirne l'essenza”.

L'album si trova solo in versione digitale o anche fisica? “Entrambi, abbiamo stampato dei vinili, 300 copie limitate e 500 normali con il vinile tutto nero. Perché la mia etichetta tiene molto a stampare poi la musica”.

I suoi brani li suona solo lei o le capita andare in un club e sentirli mixare da altri? “Succede spesso. Mi capita sovente di vedere dj che adottano le mie tracce nelle loro serate. Lo fanno anche i più famosi, come , per esempio Dj Ralf, che fa parte di tutta la scena del Cocoricò di Riccione, sono felice mi ho passato spessissimo”.

Si sente in linea con la musica elettronica di oggi? “Beh sì, abbastanza. Anche come generazione. Non sto a guardare chi che viene ai miei concerti, però mi sembra più o meno che siano sempre tra i 23, 24 o magari 25, ma ci sono anche giovani di 40, 45 anni: più o meno è questa la fetta di persone” .

Quando hai deciso di passare dal jazz all'elettronica? «Non mi sento tanto separata dal jazz, perché comunque lo ascolto e mi piace molto. Non ho mai trovato nel jazz un campo troppo fertile per scrivere brani miei. Ho fatto per tantissimi anni serate jazz dove cantavo pezzi di altri, standard jazz, poi quando ho cominciato a voler scrivere cose mie quel sound non mi è sembrato adatto a illuminare il mio mondo. Ho preferito l'elettronica, che comunque facevo già da prima, mi è sembrato un terreno molto più consono a supportare la mia creatività, ma questo non vuol dire che abbia abbandonato il jazz del tutto”.

Come ha organizzato il suo tour? “Mi esibirò con una band con due batteristi. Mi piace l'idea di suonare tutte le batterie dal vivo, e lo faremo con strumenti ibridi, un po' elettronici, un po' acustici. Io avrò sempre un po' di sintetizzatori sul palco, ma sarà un live molto suonato comunque. Si parte al Locomotiv di Bologna il 17 gennaio, poi il 23 c'è Milano ai Magazzini Generali, il 24 gennaio Torino e il 25 Perugia, ci sarà una doppia data a Roma il 6 e 7 febbraio, e la cosa mi fa molto piacere , poi dovrei finire questo tour invernale nei club con Napoli il 21 e Molfetta il 22 febbraio 2025”.