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Home » Spettacolo » Diversamente Venezia: con “Toast for a Cause” Moët & Chandon dona il ricavato degli aperitivi a Diversity

Diversamente Venezia: con “Toast for a Cause” Moët & Chandon dona il ricavato degli aperitivi a Diversity

La partnership tra la Maison e la no profit guidata da Francesca Vecchioni alla 78^ Mostra del cinema di Venezia per promuovere un'iniziativa che vuole valorizzare un linguaggio inclusivo nelle traduzioni e negli adattamenti e una maggior rappresentazione nel doppiaggio italiano

Camilla Prato
2 Settembre 2021
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Venezia, in questi giorni, come ogni anno, veste i panni di patria del cinema. E per questa settimana il Lido diventerà la meta di attori, registi, sceneggiatori e tantissimi ospiti internazionali, pronti a calcare le scene davanti a fotografi, giornalisti e appassionati. Tanti anche gli spettatori e i turisti che, pur nel rispetto delle restrizioni dovute alla pandemia, che saranno presenti in città per ammirare i loro idoli del grande schermo.

Hell Raton, Tia Taylor, Giuseppe Duva e Giulia Valentina a Venezia con Moët & Chandon

Ma dietro allo scintillio degli abiti e alle luci di flash, c’è spazio anche per il sociale. Allora il glamour secolare, complesso e raffinato di cui Moët & Chandon è simbolo e ambasciatore nel mondo – e che ha contribuito a costruire l’estetica leggendaria del Cinema in oltre un secolo di camei, red carpet, party, cerimonie e première in tutto il mondo – riapproda a Venezia con il format “Toast for a Cause“. Si tratta di un format internazionale, creato nel 2009, per cui gli ospiti brindano a sostegno di una associazione benefica e per ogni brindisi raccolto il marchio fa una donazione in loro nome.

In un anno i temi della diversità, dell’inclusione, della solidarietà e dell’eguaglianza sociale sono entrati ancor più nel dibattito pubblico, la Maison ha scelto di alzare calici e riflettori su questi argomenti, inaugurando una collaborazione con una delle realtà no-profit più attive in materia di sensibilizzazione ed educazione. Moët & Chandon sbarca alla 78^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica insieme a Diversity, no profit presieduta da Francesca Vecchioni, impegnata nel diffondere la cultura dell’inclusione e nel promuovere una rappresentazione valorizzante delle persone per genere, identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, età, etnia e disabilità, favorendo una visione del mondo che consideri la molteplicità e le differenze come valori e risorse preziose per le persone e le aziende.

Francesca Vecchioni

Dopo aver inaugurato la partnership ai Diversity Media Awards di quest’anno (qui i premiati), le due realtà presentano al Lido un’iniziativa a sostegno del progetto di ricerca di Diversity dedicato alla rappresentazione valorizzante e inclusiva delle persone nel cinema.

Da quest’anno, infatti, la no-profit si occuperà di integrare il prezioso lavoro di ricerca, già in corso da più di dieci anni sul fronte della rappresentazione inclusiva nei prodotti mediali, con un ulteriore approfondimento di analisi qualitativa sul linguaggio inclusivo nelle traduzioni e negli adattamenti da altri idiomi e sulla rappresentazione di voci diverse nel doppiaggio italiano.

Questo importante progetto verrà sviluppato proprio grazie al sostegno di Moët & Chandon e rappresenta il presupposto essenziale per porre le basi di un lavoro di valorizzazione del doppiaggio inclusivo, che rispetti  soprattutto le differenze di genere e identità di genere, orientamento, età, etnia e disabilità. Lo studio prevede un’analisi dei processi che determinano questa rappresentazione nei prodotti cinematografici, nella convinzione che il cinema sia un veicolo culturale fondamentale per costruire un immaginario collettivo davvero inclusivo, in cui tutte le persone siano protagoniste.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere

Venezia, in questi giorni, come ogni anno, veste i panni di patria del cinema. E per questa settimana il Lido diventerà la meta di attori, registi, sceneggiatori e tantissimi ospiti internazionali, pronti a calcare le scene davanti a fotografi, giornalisti e appassionati. Tanti anche gli spettatori e i turisti che, pur nel rispetto delle restrizioni dovute alla pandemia, che saranno presenti in città per ammirare i loro idoli del grande schermo.

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In un anno i temi della diversità, dell'inclusione, della solidarietà e dell'eguaglianza sociale sono entrati ancor più nel dibattito pubblico, la Maison ha scelto di alzare calici e riflettori su questi argomenti, inaugurando una collaborazione con una delle realtà no-profit più attive in materia di sensibilizzazione ed educazione. Moët & Chandon sbarca alla 78^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica insieme a Diversity, no profit presieduta da Francesca Vecchioni, impegnata nel diffondere la cultura dell’inclusione e nel promuovere una rappresentazione valorizzante delle persone per genere, identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, età, etnia e disabilità, favorendo una visione del mondo che consideri la molteplicità e le differenze come valori e risorse preziose per le persone e le aziende.

Francesca Vecchioni

Dopo aver inaugurato la partnership ai Diversity Media Awards di quest'anno (qui i premiati), le due realtà presentano al Lido un'iniziativa a sostegno del progetto di ricerca di Diversity dedicato alla rappresentazione valorizzante e inclusiva delle persone nel cinema.

Da quest’anno, infatti, la no-profit si occuperà di integrare il prezioso lavoro di ricerca, già in corso da più di dieci anni sul fronte della rappresentazione inclusiva nei prodotti mediali, con un ulteriore approfondimento di analisi qualitativa sul linguaggio inclusivo nelle traduzioni e negli adattamenti da altri idiomi e sulla rappresentazione di voci diverse nel doppiaggio italiano.

Questo importante progetto verrà sviluppato proprio grazie al sostegno di Moët & Chandon e rappresenta il presupposto essenziale per porre le basi di un lavoro di valorizzazione del doppiaggio inclusivo, che rispetti  soprattutto le differenze di genere e identità di genere, orientamento, età, etnia e disabilità. Lo studio prevede un’analisi dei processi che determinano questa rappresentazione nei prodotti cinematografici, nella convinzione che il cinema sia un veicolo culturale fondamentale per costruire un immaginario collettivo davvero inclusivo, in cui tutte le persone siano protagoniste.

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