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Home » Spettacolo » Dopo “Tolo Tolo” e “Immigrato” nuove polemiche per Zalone: colpevole, lo sketch con Amadeus

Dopo “Tolo Tolo” e “Immigrato” nuove polemiche per Zalone: colpevole, lo sketch con Amadeus

La gag trasmessa in tv fa infuriare il direttore di Telelombardia. E il protagonista del videoclip ‘scorretto’ difende Checco: "Nel brano come nel film datati 2020 c'è solo ironia, un’iperbole delle nostre paure. Abbiamo preso in giro i luoghi comuni“

Letizia Cini
9 Gennaio 2022
Amadeus e Checco Zalone nella clip 'incriminata'

Amadeus e Checco Zalone nella clip 'incriminata'

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“Spiace deludere Amadeus, ma una persona che ride così sguaiatamente su colleghi di un’altra tv noi non la manderemmo mai in onda. Questione di stile“. Così il direttore di Telelombardia, Fabio Ravezzani, postando il video su Twitter del siparietto tra Checco Zalone e il conduttore Amadeus, con la firma del contratto per la partecipazione come superospite a Sanremo, andato in onda ieri sera al Tg1. “Checco ci vieni questa volta a Sanremo?”, ha chiesto Amadeus. “E tu hai finito di pagare il mutuo di casa? Hai comprato una casa a tuo figlio? Non lavorerai più, al massimo Telelombardia”, lo ha incalzato fra le risate dell’interlocutore Checco Zalone. Ora la presa di posizione piccata del direttore di Telelombardia.

A un utente che gli scrive: “Ma dai Direttore, era una gag. Non se la prenda!“; Ravezzani replica: “Se in una gag dicessero che lei è stupido non se la prenderebbe? La gag ci sta, la risata sguaiata del collega no. Tutto qui. Capisce?”.

Le accuse a “Tolo Tolo”

Zalone non è nuovo a polemiche: il suo “Tolo Tolo”, nonostante i grandiosi incassi, ha diviso pubblica e critica, partendo proprio dal titolo: uscito nel 2020, poco prima dello scoppio della pandemia, il film ottenne un successo di pubblico incredibile, tanto da piazzarsi al 27° posto, secondo Box office mojo, nella classifica dei film con il maggior incasso del 2020 a livello mondiale. L’uscita venne preceduta dall’uscita del singolo Immigrato. Un brano che si snoda sulle note di “L’italiano” di Toto Cotugno e che si concentra sulle derive dell’italiano medio. Ed era stata proprio la canzone ad attirare immediatamente l’attenzione, spingendo il pubblico a domandarsi di cosa avrebbe parlato Checco Zalone nella sua ultima fatica cinematografica. Questo anche perché l’uscita di “Immigrato“ fece scatutire immediatamente alcune polemiche in rete riguardo i contenuti razzisti del brano.
A queste accuse rispose lo stesso Zalone in un’intervista in cui disse: “L’unica cosa atroce qui è la psicosi del politicamente corretto. C’è sempre qualche comunità, o qualche gruppo di interesse, che si offende”.

Checco Zalone, 44 anni, pseudonimo di Luca Pasquale Medici
Checco Zalone, 44 anni, pseudonimo di Luca Pasquale Medici, alla presentazione del film “Tolo Tolo”

La risposta di Zalone

Il comico continuò poi con alcuni riferimenti al suo passato da comico e punta di diamante del programma Zelig, spiegando: “Se riproponessi certe imitazioni di dieci anni fa, tipo quella di Giuliano dei Negramaro, mi arresterebbero. Oggi non potrei scherzare come facevo, che so, su Tiziano Ferro, o sugli uominisessuali”.

Il protagonista di Immigrati

Decisa anche la risposta del protagonista del video, il ragazzo del trailer di “Tolo Tolo“, proprio quello della canzone “Immigrato”. «All’uscita del supermercato ti ho incontrato, al distributore di benzina monetina, al semaforo sul parabrezza c’è una mano nera con la pezza”, canta Zalone. E dappertutto c’è lui, giovane, sorridente. Se lo ritrova anche in casa: “Ti ritrovo senza permesso nel soggiorno”. E il ragazzo sembra prendersi anche la moglie del ’povero’ Checco costretto a guardare. Il video, con oltre sette milioni di visualizzazioni su YouTube, prima ancora del film ha infiammato le polemiche. Il video gioca coi luoghi comuni dell’italiano medio sull’immigrazione, il razzismo, la diversità. Fino a quell’inquadratura di Zalone in posa mussoliniana da un balcone.

“Quel video era una presa in giro dei luoghi comuni”, la replica del suo protagonista, Maurizio Bousso alla stampa. Ha 27 anni e già un bel po’ di teatro alle spalle. Non è arrivato in Italia con un barcone, con una nave delle Ong, in una delle mille odissee che anche il film di Zalone, in chiave comica, racconta. Lui in Italia c’è nato, a Roma, quartiere di Primavalle. I genitori sono africani, ma lui è uno dei molti italiani “afrodiscendenti”. Tifa Roma, da sempre. E anche nel film ‘Tolo Tolo’, nel quale non è il protagonista, ma ha alcune scene con Zalone, sfoggia una maglia del Capitano. No, non quello. Francesco Totti.

“È chiaro come il sole che né la canzone né il film siano razzisti – il suo commento – . Si tratta di una iperbole delle paure dell’italiano medio, un video ironico sulla percezione dell’immigrato oggi in Italia. Se fosse stato un video razzista, non lo avrei mai fatto. Non mi sarei mai prestato a una presa in giro dell’immigrato, con la mia famiglia che viene dall’Africa“.
“Si è trattato di recitare uno straniero stereotipato: ho interpretato un ruolo, come a teatro – sottolinea – . Certo, ero molto teso per dare vita a questo ruolo. Sapevo che su un tema come questo, come tocchi l’argomento tutti ti attaccano. E un po’ di timore ce l’avevo. Ne ho parlato con alcuni amici, afrodiscendenti anche loro, e mi hanno rassicurato. Poi mi sono fidato di Luca, ovvero di Checco Zalone. Mi ha chiarito come il video fosse ironico”.

Checco Zalone e Maurizio Bousso nel video del brano "Immigrato"
Checco Zalone e Maurizio Bousso nel video del brano “Immigrato”

Aveva già avuto l’esperienza del set, con lui, aveva partecipato a “Tolo Tolo” in alcune scene girate in Marocco e a Malta… “Sono un ragazzo che Checco incontra durante il viaggio. Doveva essere una piccola scena, ma Checco-Luca ha voluto girare ancora con me. Ci siamo fidati reciprocamente l’uno dell’altro. Ho visto in Checco una persona molto sensibile, molto umana. Mi dispiace come a volte sia superficiale l’etichetta che gli affibbiano – riprende il racconto . – Problemi con il colore della pelle? Gli sguardi ci sono, è inutile negarlo. Da bambino certi sguardi non li capisci, ma crescendo ti torna in mente un po’ tutto. Alcuni luoghi comuni sono difficili da togliere, sia per ignoranza, sia per la poca voglia di conoscere ciò che è diverso da te”.
C’è una soluzione? “La voglia di conoscere ciò che è diverso da noi”.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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“Spiace deludere Amadeus, ma una persona che ride così sguaiatamente su colleghi di un’altra tv noi non la manderemmo mai in onda. Questione di stile“. Così il direttore di Telelombardia, Fabio Ravezzani, postando il video su Twitter del siparietto tra Checco Zalone e il conduttore Amadeus, con la firma del contratto per la partecipazione come superospite a Sanremo, andato in onda ieri sera al Tg1. “Checco ci vieni questa volta a Sanremo?", ha chiesto Amadeus. “E tu hai finito di pagare il mutuo di casa? Hai comprato una casa a tuo figlio? Non lavorerai più, al massimo Telelombardia", lo ha incalzato fra le risate dell’interlocutore Checco Zalone. Ora la presa di posizione piccata del direttore di Telelombardia. A un utente che gli scrive: “Ma dai Direttore, era una gag. Non se la prenda!“; Ravezzani replica: “Se in una gag dicessero che lei è stupido non se la prenderebbe? La gag ci sta, la risata sguaiata del collega no. Tutto qui. Capisce?".

Le accuse a "Tolo Tolo"

Zalone non è nuovo a polemiche: il suo “Tolo Tolo", nonostante i grandiosi incassi, ha diviso pubblica e critica, partendo proprio dal titolo: uscito nel 2020, poco prima dello scoppio della pandemia, il film ottenne un successo di pubblico incredibile, tanto da piazzarsi al 27° posto, secondo Box office mojo, nella classifica dei film con il maggior incasso del 2020 a livello mondiale. L’uscita venne preceduta dall’uscita del singolo Immigrato. Un brano che si snoda sulle note di "L’italiano" di Toto Cotugno e che si concentra sulle derive dell’italiano medio. Ed era stata proprio la canzone ad attirare immediatamente l’attenzione, spingendo il pubblico a domandarsi di cosa avrebbe parlato Checco Zalone nella sua ultima fatica cinematografica. Questo anche perché l’uscita di “Immigrato“ fece scatutire immediatamente alcune polemiche in rete riguardo i contenuti razzisti del brano. A queste accuse rispose lo stesso Zalone in un’intervista in cui disse: “L’unica cosa atroce qui è la psicosi del politicamente corretto. C’è sempre qualche comunità, o qualche gruppo di interesse, che si offende”.
Checco Zalone, 44 anni, pseudonimo di Luca Pasquale Medici
Checco Zalone, 44 anni, pseudonimo di Luca Pasquale Medici, alla presentazione del film "Tolo Tolo"

La risposta di Zalone

Il comico continuò poi con alcuni riferimenti al suo passato da comico e punta di diamante del programma Zelig, spiegando: “Se riproponessi certe imitazioni di dieci anni fa, tipo quella di Giuliano dei Negramaro, mi arresterebbero. Oggi non potrei scherzare come facevo, che so, su Tiziano Ferro, o sugli uominisessuali”.

Il protagonista di Immigrati

Decisa anche la risposta del protagonista del video, il ragazzo del trailer di “Tolo Tolo“, proprio quello della canzone "Immigrato". «All’uscita del supermercato ti ho incontrato, al distributore di benzina monetina, al semaforo sul parabrezza c’è una mano nera con la pezza", canta Zalone. E dappertutto c’è lui, giovane, sorridente. Se lo ritrova anche in casa: “Ti ritrovo senza permesso nel soggiorno". E il ragazzo sembra prendersi anche la moglie del ’povero’ Checco costretto a guardare. Il video, con oltre sette milioni di visualizzazioni su YouTube, prima ancora del film ha infiammato le polemiche. Il video gioca coi luoghi comuni dell’italiano medio sull’immigrazione, il razzismo, la diversità. Fino a quell’inquadratura di Zalone in posa mussoliniana da un balcone. “Quel video era una presa in giro dei luoghi comuni", la replica del suo protagonista, Maurizio Bousso alla stampa. Ha 27 anni e già un bel po’ di teatro alle spalle. Non è arrivato in Italia con un barcone, con una nave delle Ong, in una delle mille odissee che anche il film di Zalone, in chiave comica, racconta. Lui in Italia c’è nato, a Roma, quartiere di Primavalle. I genitori sono africani, ma lui è uno dei molti italiani “afrodiscendenti". Tifa Roma, da sempre. E anche nel film 'Tolo Tolo’, nel quale non è il protagonista, ma ha alcune scene con Zalone, sfoggia una maglia del Capitano. No, non quello. Francesco Totti. “È chiaro come il sole che né la canzone né il film siano razzisti - il suo commento - . Si tratta di una iperbole delle paure dell’italiano medio, un video ironico sulla percezione dell’immigrato oggi in Italia. Se fosse stato un video razzista, non lo avrei mai fatto. Non mi sarei mai prestato a una presa in giro dell’immigrato, con la mia famiglia che viene dall’Africa“. “Si è trattato di recitare uno straniero stereotipato: ho interpretato un ruolo, come a teatro - sottolinea - . Certo, ero molto teso per dare vita a questo ruolo. Sapevo che su un tema come questo, come tocchi l’argomento tutti ti attaccano. E un po’ di timore ce l’avevo. Ne ho parlato con alcuni amici, afrodiscendenti anche loro, e mi hanno rassicurato. Poi mi sono fidato di Luca, ovvero di Checco Zalone. Mi ha chiarito come il video fosse ironico".
Checco Zalone e Maurizio Bousso nel video del brano "Immigrato"
Checco Zalone e Maurizio Bousso nel video del brano "Immigrato"
Aveva già avuto l’esperienza del set, con lui, aveva partecipato a "Tolo Tolo" in alcune scene girate in Marocco e a Malta… “Sono un ragazzo che Checco incontra durante il viaggio. Doveva essere una piccola scena, ma Checco-Luca ha voluto girare ancora con me. Ci siamo fidati reciprocamente l’uno dell’altro. Ho visto in Checco una persona molto sensibile, molto umana. Mi dispiace come a volte sia superficiale l’etichetta che gli affibbiano - riprende il racconto . - Problemi con il colore della pelle? Gli sguardi ci sono, è inutile negarlo. Da bambino certi sguardi non li capisci, ma crescendo ti torna in mente un po’ tutto. Alcuni luoghi comuni sono difficili da togliere, sia per ignoranza, sia per la poca voglia di conoscere ciò che è diverso da te". C’è una soluzione? “La voglia di conoscere ciò che è diverso da noi".
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