Michela Murgia “Splende e splenderà”: l’eredità dell’intellettuale scomoda

Il podcast originale Storytel realizzato da Carolina Capria e Silvia Grasso ripercorre la vita e le opere della scrittrice a un anno dalla scomparsa: “Finché ci siamo, occupiamo uno spazio e parliamo lei è viva”

di MARIANNA GRAZI
24 luglio 2024
Silvia Grasso e Carolina Caprima sono autrici del podcast "Splende e splenderà" su Michela Murgia

Silvia Grasso e Carolina Caprima sono autrici del podcast "Splende e splenderà" su Michela Murgia

Michela Murgia splende e splenderà sempre. Lo ha fatto per tutti gli anni della sua vita fino alla morte (il 10 agosto 2023) e ha continuato a tramandare la sua luce, il suo messaggio, anche dopo, in questo anno di assenza e presenza costante. “A distanza di un anno dalla sua morte – raccontano Carolina Capria e Silvia Grasso – possiamo affermare senza alcun dubbio che l’eredità che Michela Murgia ci ha lasciato continua a fiorire”.

Il podcast Splende e splenderà

Le due autrici hanno deciso di coltivare il ricordo, ripercorrere la vita e le opere dell’intellettuale e prestarle la loro voce perché il suo messaggio continui a brillare.

Lo hanno fatto con un podcast originale Storytel disponibile dal 24 luglio, che si intitola “Splende e Splenderà” e in sei episodi traccia una mappa dell’opera della scrittrice per cercare di conoscere ancora meglio la voce che ha accompagnato tante e tanti di noi sulla strada della consapevolezza e della curiosità.

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Com’è nata l’idea di fare un podcast su Michela Murgia?

C.Capria: “È stata una cosa naturale perché in questo anno abbiamo partecipato entrambe a eventi per ricordare Michela Murgia e ci siamo rese conto di come fosse tangibile l’eredità lasciata. Più passava il tempo più si moltiplicavano le occasioni di ricordarla, è stato naturale quindi dedicarle un pensiero: partendo da lei e provando a fare il punto su quello che c’è adesso”.

S.Grasso: “Dopo il podcast su Elena Ferrante ci tenevamo da una parte a continuare su questo filone: quindi due amiche, due voci che riflettono sul concetto di eredità, punto di partenza e di arrivo, provando ad attraversarlo in toto; dall’altra Michela Murgia era quella più vicina, non solo per la sua recente scomparsa ma per quello che è riuscita a muovere. Murgia ha mosso un sacco di persone sia fisicamente che virtualmente, ci sembrava opportuno riflettere su queste sfumature e sul perché. Non a caso il primo episodio si concentra sulla figura dell’intellettuale, che lei è stata ed è”.

"Splende e splenderà" il podcast Storytel su Michela Murgia
"Splende e splenderà" il podcast Storytel su Michela Murgia

Parlate di Michela Murgia al passato e al presente. Se ne può parlare anche al futuro?

S.G. “Chiara Valerio direbbe sicuramente di sì. Ma in realtà più che parlarne al futuro dovremmo parlare del futuro che Michela Murgia ci permette di costruire. Possiamo mantenere, custodire gli strumenti che ci ha dato: ci diceva di riflettere sul presente in modo specifico, cioè prendendo posizione e non restando silenti. Secondo me questa è una chiave preziosa per approcciarci al futuro”.

C.C. “Per alcune persone gli antenati, le persone che ci lasciano, smettono di esistere quando smettiamo di pronunciare il loro nome. Questa è una cosa che vale anche per Michela Murgia: è così vivo, dentro di noi, quello che lei ha lasciato, che è proprio viva; oggettivamente ha inciso così tanto nella vita delle persone che ci portiamo dentro una specie di cicatrice legata a lei. Finché ci siamo e parliamo lei è viva. Io la sento molto presente”.

Dove si riscontra questa concretezza del suo lascito, che sembra quasi essere un’incisione nella carne delle persone?

C.C. “Se parli con una persona che ha seguito Michela Murgia, che l’ha apprezzata, ti verrà a dire che ha cambiato il suo modo di pensare o che ha iniziato a vedere le cose in un altro modo grazie a lei. Questo significa entrare nella vita persone e plasmarle. Rientra nella consapevolezza che molte donne hanno acquisito: per molte il merito è di Michela”.

S.G. “Io mi occupo di storia e filosofia dei femminismi, in particolare della filosofia delle donne del ‘900 e c’è questa immagine che secondo me si può abbinare a Michela Murgia, ovvero che il pensiero è movimento. Il suo pensiero era movimento perché lei si muoveva tra linguaggi molto diversi e perché ha provocato movimento, anche fisico. Le persone che seguivano, leggevano e leggono Michela Murgia fisicamente si muovono, si riuniscono, fanno dei reading letterari che hanno lei come tema, e questa cosa è bellissima e non ha mai riguardato nessun altro intellettuale ‘classico’. Michela Murgia riscrive completamente il modo di pensare e manifestare il pensiero”.

Qualche giorno fa è stato inaugurato a Roma un murale dedicato a Murgia: i suoi detrattori, per l’occasione, l’hanno definita un'intellettuale di estrema sinistra, divisiva. Quello che ha fatto è stato politico?

S.G. “Sì. Ogni cosa, ogni scelta, ogni parola e ogni sua manifestazione. L’indignazione che ha scatenato in una minoranza rumorosa lo dimostra. Lei era un’intellettuale scomoda perché prendeva posizione. Lei ci ha dato una strada precisa da percorrere, anche e soprattutto in relazione alla nostra storia di donne: le donne sono sempre state al di fuori del dibattito politico, non sono mai state prese in considerazione. Murgia ci insegna non solo che siamo soggetti politici ma che dobbiamo pretendere quello spazio. Era tutto politico e lei lo rivendicava, ha sempre parlato anche della sua scrittura come attività politica. Ha rivendicato il prendere posizione anche accollandosi momenti estremamente difficili, perché ha subito tantissime cattiverie negli anni, eppure ha continuato a dire la sua senza tirarsi indietro”.

Silvia Grasso (Instagram)
Silvia Grasso (Instagram)

La scrittrice ha raccontato nei suoi libri, negli articoli e in varie occasioni l’odio subito.

C.C. “Era odio a livello di commenti fisici, di non gradire il suo aspetto, di offenderla… Una roba che neanche alle elementari, ma che sappiamo ha dovuto subire”.

Al centro del suo pensiero c’era spesso il corpo delle donne, perché diventasse soggetto, perché le donne potessero rivendicare la libertà di farne quello che vogliono. A che punto siamo su questo tema?

S.G. “Siamo in un brutto momento, di stallo, per tante ragioni. Si inseriscono piani diversi della rappresentazione e non voglio dire che facciamo passi indietro ma siamo ferme, nonostante il movimento femminista continui ad andare avanti”.

C.C. “Ma andare avanti a volte significa proprio stare ferme, perché è già una conquista rispetto alle forze che ti spingono indietro. La resistenza per il diritto all’aborto, per esempio. Il sogno è andare avanti ma al momento quello che possiamo fare è stare ferme e resistere”.

È questa capacità di resistenza che ci lascia in eredità?

C.C. “Michela Murgia il corpo ce lo metteva sempre. È stata una donna che ha occupato uno spazio, preso una posizione politica entrando nei salotti di cui di solito fanno parte solo uomini; e lo ha preso portando anche in giro un corpo che sapeva essere ciò su cui l’avrebbero attaccata e colpita. Nonostante ciò lei non ha mai abbassato la testa, con fierezza, e mi sembra un gran modo di essere soggetti e non oggetti”.

S.G. “Questo ci dice tantissimo della potenza delle sue idee. Se hai idee molto forti nessuno entra nel merito o le discute. E nessuno lo ha fatto con quelle di Michela Murgia, mai ci sono state persone che sono entrate nel merito, i primi attacchi si muovevano sempre sul piano superficiale, sulla parte estetica, sul corpo”.

Voi vi sentite delle Morgane, come quelle raccontate nel podcast di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri?

C.C. “Di sicuro posso apparirlo, ne possiedo alcune caratteristiche. Credo sia un’attitudine, essere Morgana è un impegno costante. È sempre il fatto della resistenza contro una società che ti dice che esserlo è sbagliato. Io cerco sempre di fare le cose per come le vedo io e non per come piacciono al mondo”.

S. G. “Penso che nella storia le donne che hanno fatto, pesato, che si sono battute per raggiungere delle conquiste sono sempre state emarginate, le streghe perseguitate. La definizione Morgana è uno dei tanti nomi che ha avuto il movimento femminista, per voce in questo caso di Murgia e Tagliaferri. Oggi non credo ci sia una volontà di essere Morgana ma c’è una volontà comune di andare dalla stessa parte, nella stessa direzione, di impegnarsi quotidianamente. Agli occhi di qualcuno sì, possiamo essere Morgane”.

Carolina Capria (Instagram)
Carolina Capria (Instagram)

Cosa vuol dire oggi essere femministe?

C.C. “Sono convinta che significhi adottare un metodo quotidiano di vita. Comportarsi e compiere scelte che vadano nella direzione dell’uguaglianza, della lotta alla discriminazione. Sono piccole scelte che si compiono quotidianamente in moltissimi campi, che però fanno il metodo; questo è il modo di comportarsi che riguarda anche la scelta di non infierire, di immaginare come utilizzare il potere in maniera diversa. Ed è una cosa che avviene prima nelle case, poi diventa qualcosa di politico”.

S.G. “Per me il femminismo ha a che fare con la conoscenza, non quella astratta e teorica, per questo sono allergica alle divisioni tra correnti femministe, una divisione culturale e patriarcale che fa solo male. Dobbiamo cercare quello che ci unisce nonostante le differenze. Combattere per tutte le istanze, anche molto diverse, anche quelle che non ci riguardano, questo è femminismo. È un impegno, una prospettiva, è una lente per guardare il mondo”.

Il podcast si intitola “Splende e splenderà”. Come splende in voi Michela Murgia?

C.C. “Scrivere questo podcast è stato più emozionante che scrivere quello su Elena Ferrante, perché abbiamo sentito più forte la mancanza di Michela. Penso che la voglia di ricordarla è quello che splende in noi: lei sentiva forte il bisogno di ridare luce alle donne, di farsi carico del loro pensiero e lo ha fatto in tanti modi. Il nostro modo di far splendere Michela Murgia penso sia proprio l’attitudine a ricordare e a portarci dietro per sempre le donne che ci hanno lasciato un’eredità”.

S.G. “Quando abbiamo iniziato a scriverlo ci eravamo dette che non volevamo puntate strappalacrime o troppo emotive, il nostro intento era ricordare lei e quello che ci ha lasciato. Quello che mi commuove e risplende in me è che Michela Murgia ha unito tante donne di generazioni molto diverse, sempre alla luce del fatto che il femminismo non deve essere divisione ma unione delle differenze”.

Vi ritrovate nel suo invito/lascito “Fate casino”?

C.C. “Nel mio piccolo ci provo. Ognuna ha il proprio modo e la propria cifra, io credo di fare casino da quando sono nata, anche se in silenzio”.

S.G. “Per fare casino basta parlare: per una donna fare casino vuol dire dire una cosa scomoda per la società. Già il fatto di alzare il dito e parlare e dire ‘non sono d’accordo’. Il casino di Michela Murgia non era per forza un ‘fare rumore’ ma avere un tono costante, come un brusio che attraversa la storia che dia fastidio”.