È un personaggio particolare Francesco Motta. Il cantautore, polistrumentista e compositore di colonne sonore nato nel 1986 a Pisa da genitori livornesi è uno dei principali artefici dello storytelling indie in Italia. Tre album belli all’attivo ('La Fine dei vent’anni’, 'Vivere o morire’ e 'Semplice’), oltre alla produzione con la sua vecchia band i Criminal Jokers, fotografano un’anima inquieta, ma sincera, un trentenne che vive la musica come un’esigenza espressiva da vivere con slancio. Lo incontriamo alla fine del tour primaverile (che si è concluso al Viper di Firenze il 28 aprile) per parlare del suo presente e del suo futuro. “Sono felice di come è andato questo tour: Ci siamo tolti lo sfizio di fare un concerto come non facevamo da tanto tempo, ritrovando quella dimensione che a me piace di più – dice Motta -. La tournée dell’estate scorsa è stata emozionante, ci ha fatto stringere i denti, ma stavolta sembra che siamo ripartiti davvero. Suonando nei posti che ho sempre vissuto come casa mia".
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