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Con "Sei nel l’anima", Gianna Nannini torna e scardina stereotipi e imposizioni sociali

Aggiungendo uno spazio tra la preposizione e l’articolo, Nannini utilizza il titolo di uno dei suoi pezzi più amati per dimostrare che tutto è “facoltativo”, compresa l’età

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
15 aprile 2024
Gianna Nannini

Gianna Nannini

Tra le proposte musicali che il 2024 ha portato con sé c’è il nuovo album di inediti di lei, l’unica e inimitabile Gianna Nannini. Un progetto che va molto oltre la musica: Gianna ha donato al suo pubblico anche un libro, un film e pure un tour internazionale.

Con “Sei nel l’anima”, parafrasando il titolo di uno dei suoi pezzi più amati, la rocker ha deciso di tornare sulle scene, dimostrando che l’età è solo un numero e che l’arte è in grado di sfondare qualsiasi tipo di barriera.

Gianna Nannini a Firenze (foto Gianluca Moggi/New Press Photo)
Gianna Nannini a Firenze (foto Gianluca Moggi/New Press Photo)

Quello che sembra un errore ortografico nel titolo (lo spazio tra la preposizione e l’articolo) non è altro che un modo per accendere i riflettori sulla parola anima, quella che la Nannini non stenta mai a tirare fuori con tutta la forza che serve. Gli undici pezzi inediti del disco sono legati tra loro da un sottile filo rosso che, attraverso la storia personale dell’artista, racconta un mondo in cui al centro c’è - con una meravigliosa prepotenza - l’essere umano con tutte le sue fragilità, tra emozioni, passioni, scelte e strade da percorrere. Una storia che prende il via dal 1983, anno in cui la cantante pubblica “Fotoromanza” e sostiene di essere (ri)nata “senza genere”.

In quell’anno, Gianna dichiara di aver perso la vecchia sé e di aver abbracciato una persona nuova. Una rinascita che Nannini ha preso sul serio, rendendo noto di sentirsi anagraficamente 41 anni. Una provocazione in piena regola, che va di pari passo con un anticonformismo che l’ha sempre caratterizzata e che ha come obiettivo la lotta senza quartiere all’ageismo e alla stereotipizzazione anagrafica delle persone.

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La maternità e le polemiche

Una battaglia, quella sulla presa di distanza dal numero sulla carta di identità, che fa il paio con una maternità cercata e voluta all’età di cinquantasei anni. L’artista non fa mistero, infatti, della violenza che ha dovuto subire a seguito della notizia della sua gravidanza. Un vero e proprio assalto mediatico che, dal suo punto di vista, ha invaso la libertà di una persona che deve essere libera di essere e fare ciò che vuole.

La battaglia per sfuggire alle categorie

Nelle parole e nella musica di Gianna Nannini non ci sono ipocrisie né pensieri artificiosi. La sua è la pura e semplice lettura di un mondo da vivere a prescindere dalle architetture sociali imposte. Lo spiega bene quando canta "sono nata senza genere" in "1983", chiarendo di non appartenere a categorie imposte che non fanno altro che, a suo giudizio, creare divari. Una chiave che, a giudicare da quanto racconta, sarà facilmente rintracciabile anche nel film in uscita il prossimo 2 maggio. Dal canto loro, le undici tracce dell’album narrano un punto di vista a tratti intimista. Uno sguardo sul mondo a partire dall’osservazione chiara di sé in rapporto con gli altri, tra amori, affetti, perdite, fede.

Gianna Nannini, da sempre impegnata in moltissime battaglie sociali e civili, ha avuto ancora una volta la capacità di farsi specchio del mondo e, raccontandosi, è riuscita a raccontarlo (in positivo), regalando serenità e pace, quella che si raggiunge solo con la consapevolezza, a prescindere dalla carta di identità. “Io voglio te” è il singolo in rotazione musicale in queste ore in radio. Se vi capita, ascoltatelo, poi provate a darle torto quando dice che “la morte è obbligatoria, ma l’età è facoltativa”.