
Teatro degli Orrori
“Avremmo voluto chiamarci Teatro della Crudeltà. Poi, anche se abbiamo rinunciato per pudore di chiamarci Théâtre de la Cruauté, abbiamo scelto, già nel nome, un riferimento più che esplicito alla lezione del grande drammaturgo francese Antonin Artaud. Lui immaginava la rappresentazione teatrale come un emozione più vera della vita reale. Ed è quello che cerchiamo di riprodurre nei nostri show”.
Si chiama Mai dire mai il tour che il Teatro degli Orrori ha intrapreso nel 2025. Dopo la cessazione dell’attività nel 2015 e l’annuncio di scioglimento nel 2020, l’alternative band del vocalist Piepaolo Capovilla, con Gionata Mirai alle chitarre, Giulio “Ragno” Favero al basso e Francesco Valente alla batteria, è tornata finalmente a suonare insieme dal vivo. C’è grande attenzione per il ritorno alla ribalta di questa, che storicamente è una formazione ideale per dare risalto a un sound dai grandi stridori, in cui furore sonico, iperrealismo e passioni letterarie si esaltano in una contemporaneità fuori dal coro. La band veneziana propone da sempre una canzone d’autore post rock dei nostri giorni. E lo fa unendo contenuti intellettuali a una musica potente, capace di incendiare di intensità l’immaginario dei suoi fan, passando con naturalezza dal grunge al teatro canzone, dal rock più intransigente al cantautorato. Il risultato è un live adrenalinico e ricercato che esalta un sound ad alto voltaggio applicato a uno storytelling ricco di inconsueto romanticismo e passione sociale. Il gruppo non fa politica militante, ma propone poesia lucida e assolutamente contemporanea, inducendo con la sua intensità riflessioni, dubbi e voglia il pubblico a interrogarsi su un presente che spesso non corrisponde alle aspettative dei più. Ma lasciamo la parola ai protagonisti.
Come mai ci sono voluti 10 anni per rivedervi insieme? Pierpaolo Capovilla: “Bella domanda …”. Giulio Ragno Favero: “Nonostante la relatività del tempo che scorre, evidentemente ne servivano 10 di anni per farci ritrovare”. Francesco “Franz” Valente: “Dopo più di 15 anni passati a suonare insieme, dedicandoci quasi esclusivamente alla band e sacrificando molto, sentivamo il bisogno di fermarci. Avevamo lasciato indietro una parte della nostra vita che andava vissuta lontano dall’idea stessa della band. Ognuno di noi ha avuto bisogno di tempo per esplorare nuovi percorsi, evolversi e ritrovare la propria identità musicale e personale. Ora siamo tornati con una nuova consapevolezza e una voglia rinnovata di condividere questa esperienza”. Gionata Mirai: “Sarebbe stato peggio se fossero stati venti, non trovate?!"
Siete di nuovo belli carichi e agguerriti dal vivo? Pierpaolo Capovilla: “Ogni volta che mi chiedono se sono ‘carico’, rispondo sempre che non sono un revolver, anche se è vero, le sparo grosse, e spesso … “. Giulio Ragno Favero: “Beh lo siamo sempre stati direi. Oggi sicuramente sentiamo il peso degli anni e delle abbuffate, ma non demordiamo!”. Francesco “Franz” Valente: “Tornare a suonare le nostre canzoni mi ha dato una bella botta di adrenalina. Il sound che ne deriva è sicuramente vivo ed energico. Il concerto lo faremo assieme al nostro pubblico, sarà una vera condivisione. Non vediamo l’ora di sentirvi sotto al palco!”. Gionata Mirai: “Direi proprio di sì”.
Che tipo di concerto proponete in questo tour 2025? Pierpaolo Capovilla: “Sono concerti di rock radicale, massimalista, senza compromessi”. Giulio Ragno Favero:” Il concerto ricalca la nostra storia prendendo episodi dai vari dischi, e non sarà molto diverso dai concerti del passato. Siamo in quattro a differenza degli ultimi tour che abbiamo fatto. Probabilmente il suono oggi è più radicale, con meno arrangiamenti”. Francesco “Franz” Valente: “Ogni concerto, anche se seguiremo più o meno la stessa scaletta, sarà unico e irripetibile. L’energia del pubblico, l’acustica del luogo e il nostro stato d’animo influenzano le performance, rendendole sempre diversa. Dal vivo portiamo tutta l’intensità e la visceralità del nostro suono, senza compromessi”. Gionata Mirai: “Ripercorriamo i passi più significativi dei nostri quattro album, con un’attenzione particolare ai primi due “Dell’impero delle tenebre” e “A sangue freddo”.
Anche in questo tour, i vostri concerti creeranno il teatro delle emozioni? Pierpaolo Capovilla: “Ci potete scommettere”. Giulio Ragno Favero: “Da interpreti, cerchiamo di fare del nostro meglio affinché questo accada. Forse non sempre ci si riesce, ma quando succede, ce ne accorgiamo, e ci gratifica molto”. Francesco “Franz” Valente: “Questo è sicuramente l’obiettivo principale: creare emozioni nei nostri ascoltatori. Se così non fosse, a cosa servirebbe la musica?”.
Ora che vi siete ritrovati dite mai dire mai, anche a un nuovo album? Pierpaolo Capovilla: "E perché no!” Giulio Ragno Favero: “Vale per tutte le discipline, e non solo”. Francesco “Franz” Valente: “Potrebbe essere, perché no? Mai dire mai, appunto!” Gionata Mirai: “E chi lo sa…?!”
Vi piace ancora andare controcorrente creando musica per chi ha voglia di riflettere? Pierpaolo Capovilla: “Non potrebbe essere altrimenti”. Giulio Ragno Favero: “Non abbiamo alternative: nessuno di noi è mai stato capace di esser “leggero”, e mi vien da dire “per fortuna”, visti i tempi correnti…”. Francesco “Franz” Valente: “La nostra musica non è pensata per intrattenere in modo superficiale, ma per lasciare un segno, per arricchire chi l’ascolta di emozioni e riflessioni. Andare controcorrente è sempre stato naturale per noi, non per una questione di opposizione fine a se stessa, ma perché crediamo che l’arte debba scuotere, porre domande, lasciare qualcosa di profondo. Se oggi molte persone cercano leggerezza per paura di pensare troppo, noi vogliamo dimostrare che il pensiero è una ricchezza, non un peso”.
In quello che fate, continuate a citare Majakovskij e Carmelo Bene? Pierpaolo Capovilla: “Majakovskij certamente. Carmelo Bene, per come la vedo io, è sempre presente quale fonte di ispirazione e alterità intellettuale”.
Rock e impegno politico possono andare di nuovo d’accordo? Pierpaolo Capovilla: “Beh… Io direi che devono andare d’accordo. Senza impegno politico la canzone popolare serve a ben poco”.
Che ne pensate della prospettiva ristretta che spesso è alla base dei testi dell’urban e della trap? Pierpaolo Capovilla: “Esprimo il mio punto di vista: urban e trap sono manifestazioni del decadimento culturale che contraddistingue l’attuale periodo storico. Musica falsa fin dalle intenzioni, diseducativa, e anche un po’ fascista, mi si passi l’espressione. Sul tema della violenza di genere, poi … non so se ridere o piangere. La famiglia, la scuola, l’assistenza psicologica possono mettere in gioco tutte le migliori intenzioni, tanto poi arrivano questi analfabeti con le loro fantasie narrative a vanificare ogni sforzo”. Giulio Ragno Favero: “Musica con testi vuoti o facili c’è sempre stata e probabilmente sempre ci sarà; personalmente credo che il problema sia la mancanza di un’alternativa, soprattutto tra i giovani: ai nostri tempi, frase da boomer, c’era di tutto, dalla merda all’oro colato, e anche nel mainstream si potevano trovare autori che hanno scritto la storia della letteratura musicale. Oggi mi par di capire che siano veramente pochi quelli che danno la possibilità ai “diversi” di esprimersi …”. Francesco “Franz” Valente: “Non voglio generalizzare, ma credo che molta della musica urban e trap si basi su una prospettiva ristretta, senza una vera ricerca musicale. Spesso è un prodotto fine a se stesso, creato da persone che non hanno approfondito realmente lo studio della musica. Questo non significa che non possa avere valore o impatto culturale, ma rispetto ad altri generi – come il punk, che pur nella sua apparente semplicità esprimeva ideali forti ed era portato avanti da persone molto intelligenti – trovo che manchi di una vera spinta innovativa o concettuale”. Gionata Mirai: “Mediocrità banalizzante. Vorrei trovarci affinità con il punk’77, ma non ci riesco”.
C’è ancora spazio per la canzone popolare? Pierpaolo Capovilla: “Me lo auguro con tutto il cuore. Vivo per la canzone popolare, e non mi dispiace, anzi, ne vado fiero”. Giulio Ragno Favero: “La musica popolare non morirà mai, esiste da sempre, e continuerà a farlo. Forse muta, nella sua esistenza, e certe volte è meno presente. Ma, comunque esiste oltre il tempo che la società impone”. Francesco “Franz” Valente: “Certamente!”! Gionata Mirai: “Finché ci sarà popolo, ci sarà canzone popolare. È inevitabile”.
Che futuro ha il Teatro degli Orrori? Pierpaolo Capovilla: “Non ne ho idea… Ma qualcosa mi sussurra che potrebbe riservare delle sorprese, anche a noi stessi”. Giulio Ragno Favero: “Il migliore possibile, come lo sono stati il suo passato e lo sono il presente”. Francesco “Franz” Valente: “Dipende da cosa intendete! Se parlate di nuovi progetti dopo la tournée di reunion, al momento non ci sono piani definiti. Ma il Teatro degli Orrori ha lasciato un segno indelebile e continua a essere rilevante, quindi il futuro potrebbe riservare sorprese. Mai dire mai”. Gionata Mirai: “Ci auguro il meglio!”!