Grande Fratello, specchio di una società che punisce le bestemmie, ma tollera la violenza verbale

Il rapporto tra Massimiliano Varrese e Beatrice Luzzi è diventato pesante da ascoltare tra offese e parole irrispettose. Il Grande Fratello è uno spaccato della nostra società, ma non è chiaro l'intento: svelarci i nostri difetti o anche correggerli?

di ELEONORA ROSI -
16 dicembre 2023
Il caso di Massimiliano Varrese, concorrente del Grande Fratello 2023, continua a tenere banco nel dibattito pubblico italiano. L'attore e ballerino ha pronunciato frasi offensive e discriminatorie nei confronti di Beatrice Luzzi che hanno destato l’indignazione del pubblico. Più in generale e senza volersi necessariamente schierare, i toni fra i due hanno senza dubbio superato il limite da tempo. La vicenda ha suscitato un forte dibattito e sta diventando sempre più virale sui social - dove invece si schierano eccome - l’hashtag #FuoriVarrese, con cui viene chiesta l’eliminazione dal programma del concorrente.
 
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Il caso Varrese: il pubblico chiede l'espulsione

A parte qualche ramanzina da parte del conduttore Alfonso Signorini, la produzione finora non ha dato ascolto alle richieste del pubblico, suscitando così ulteriore indignazione da parte di chi ritiene che il programma stia in questo modo dando un messaggio sbagliato. Sotto la lente d’ingrandimento alcuni scontri avuti fra i due e soprattutto alcune frasi dette da Varrese, in cui la violenza verbale è più che mai evidente, tra cui: "Beatrice ha il male in corpo", "chiamiamo l'esorcista", "sale sul groppone del maschio e gli vuole mangiare la testa", "fai bene ad abbassare lo sguardo: tienilo basso, presuntuosa", "guardami in faccia quando parli, roscia" e "ci urino sopra" (sopra la Lezzi). Da qui le inevitabili accuse di sessismo e violenza verbale, che si sono trasformate in una esplicita richiesta di eliminazione del concorrente. Le parole di Varrese, pronunciate in diretta televisiva, hanno avuto un forte impatto anche alla luce dell'attenzione e della consapevolezza che oggi c'è su certi temi. Da un lato hanno dimostrato che la sensibilità del pubblico nei confronti dei temi della discriminazione, dell'inclusione è cresciuta e la violenza non desta più morbosa curiosità, ma infastidisce; i telespettatori non sono più disposti a tollerare certi comportamenti, anche all'interno di un reality show. Dall'altro hanno riportato alla luce il problema della violenza verbale e della discriminazione di genere. grande-fratello-varrese-luzzi

La contraddizione: Varrese e Fogli, due pesi e due misure

Tuttavia, il caso Varrese ha anche messo in luce una contraddizione che, prima che al programma, essa appartiene alla società in cui viviamo, di cui il Gf è fondamentalmente uno spaccato, un concentrato (che piaccia o no). E la contraddizione è la seguente: la violenza verbale viene spesso e volentieri tollerata, giustificata, motivata; al contrario della blasfemia, punita severamente con l'espulsione (nel caso della televisione) o con il licenziamento (nel caso della vita reale).  L’anno scorso, nell’edizione Vip, aveva fatto discutere l’eliminazione di Riccardo Fogli, l’ex Pooh che a meno di ventiquattro ore dell’ingresso in casa si era guadagnato il biglietto d’uscita con una bestemmia. In quel caso l’intervento dei produttori fu immediato e radicale, esattamente quello che vorrebbero oggi tanti telespettatori per Varrese. Se si può discutere sul fatto se sia giusto o meno censurare un concorrente di un programma che dovrebbe essere un esperimento sociale trasparente, e non pilotato, ciò che è certo è che viene applicata una doppia morale. Non ci sarebbe cioè nulla di strano nel non intervento della produzione se questa fosse la prassi, ma la prassi del Grande Fratello invece è quella di intervenire in presenza di determinate situazioni (vedi Fogli e altri prima di lui), viene così da pensare che ad alcune sensibilità venga data priorità rispetto ad altre.
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Alfonso Signorini nel corso del photocall del "Grande Fratello VIP" a Roma, 21 settembre 2018.ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

Specchiarsi nel Grande fratello, un riflesso che non a tutti piace

Il caso Varrese pone domande su come dovrebbero essere realizzati i reality show. Se il Grande Fratello vuole provare ad essere, per come era stato ideato, un esperimento sociale, allora deve assumersi la responsabilità di ciò che viene trasmesso. Se il suo intento è solo mostrare l'essere umano nella sua natura, allora la censura non ha senso; ma se invece l'obiettivo è sensibilizzare (educarne pochi, per educare tutti), è giusto che dia l'esempio e non solo in caso di bestemmie. Forse senza volerlo, ha assunto negli anni un ruolo sempre più importante nella cultura popolare, diventando un vero e proprio specchio della società. A tal punto che a volte è quasi difficile capire se è il programma che "imita" la collettività o viceversa. Ad ogni modo capita spesso di trovare similitudini tra l'interno di quelle quattro mura e l'esterno. Anche se molti di noi magari fanno fatica ad accettare il paragone. Chi lo critica è possibile che inconsciamente lo faccia anche per la volontà di sfuggire, ignorare quegli aspetti che possono appartenere a tutti e con cui non si riesce a fare pace. Forse fa male specchiarsi in un uomo di mezza età che esercita il proprio potere su una donna, che parla senza pesare le parole e come se avesse la verità in pugno, come se avesse solo da insegnare, che sminuisce e giudica un'altra persona mettendola automaticamente su un livello inferiore, eppure potrebbe servire a riconoscere alcuni problemi, farci i conti e magari risolverli, piuttosto che nasconderli sotto il tappeto. In tal senso è rilevante, anche se sembra passare in secondo piano, il fatto che mentre gli spettatori a casa esprimono indignazione per la violenza verbale di Varrese, gli altri concorrenti, pur vivendola da vicino, non sono intervenuti a fermarla. Dopotutto si sa che da fuori si ha sempre un quadro più chiaro rispetto a chi è dentro le dinamiche. E anche questo vale sia per la piccola società gieffina, che per quella grande qui fuori.