“Diciannove, l’età dell’incertezza”: tra grande schermo, realtà e affitti alle stelle

Con la sua opera prima, a Venezia 81 Giovanni Tortorici ha raccontato il passaggio verso l’età adulta, mettendo in scena un viaggio interiore e non solo alla ricerca di sé. La realtà, però, è un’altra storia.

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
7 settembre 2024
"Diciannove, l'età dell'incertezza"

"Diciannove, l'età dell'incertezza" (Filmitalia)

A diciannove anni si è – letteralmente – in bilico. Si è abbastanza giovani da credere ancora nei sogni, ma già abbastanza adulti da iniziare a comprendere quanto sia difficile realizzarli. È un’età di passaggio, un momento cruciale in cui si lascia alle spalle la spensieratezza della scuola per affacciarsi alle incertezze del mondo universitario o addirittura del lavoro. L’attesa dei vent’anni è il tempo in cui si dovrebbe essere liberi di esplorare, sbagliare, scoprire chi si è veramente, ma in cui spesso la realtà bussa alla porta con forza, ponendo limiti che appaiono insormontabili.

L’opera prima di Tortici alla Mostra del Cinema di Venezia

Lo racconta bene Giovanni Tortorici in “Diciannove, l’età dell’incertezza”, la sua opera prima prodotta da Luca Guadagnino e presentata con grande successo alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione “Orizzonti”. Ambientato nella Palermo di una decina di anni fa, il film racconta la storia del giovane Leonardo, interpretato da un intenso Manfredi Marini, nel suo viaggio – interiore e non solo – alla ricerca di una strada che lo rappresenti. Leonardo è un 19enne brillante, appassionato di letteratura italiana antica, che si ritrova a dover scegliere tra un futuro sicuro e il sentirsi vivo. Da Londra a Siena, il giovane rimbalza da un luogo all’altro, cercando il proprio posto nel mondo, tra delusioni e forzature tipiche dell’età adulta.

Tortorici mette in scena questo vortice esistenziale con una regia audace e innovativa, che, abbattendo i canoni tradizionali della narrazione cinematografica per restituire la confusione e l’instabilità che si provano a quell’età, riflette sapientemente il tumulto del protagonista. La storia che racconta è fresca e contemporanea, fatta di riflessioni libere su cosa significhi vivere quel momento della vita, sulla scoperta della propria identità, sui limiti e le morali che la società impone. Una leggerezza frutto di un lavoro attento e consapevole, capace di catturare lo spirito di un’intera generazione senza mai scadere nel moralismo figlio del tempo che passa. Spettatrici e spettatori vengono trascinati in un viaggio costellato di dubbi e insicurezze, che non può non risuonare a tratti familiare. Un viaggio che, però, non può evitare di mettere in luce un’amara verità: per molti giovani, la realtà è ben diversa.

L’età dell’incertezza: spietata e piena di ostacoli

Al di là della magia del cinema, della possibilità di sognare e sperimentare, esiste un mondo che per molti è spietato. Notizia recente riguarda il fatto che nelle grandi città del Nord, il costo per affittare una stanza è schizzato alle stelle. Ragazze e ragazzi si trovano dunque a dover fare i conti con la difficoltà di poter anche solo permettersi di inseguire i propri sogni. Il problema non è la pigrizia o la mancanza di volontà, come spesso si tende a credere. Il vero problema è la povertà. Una povertà che non è solo economica, ma anche di opportunità, prospettive, possibilità di costruire un futuro che non sia fatto solo di sacrifici e compromessi. E allora viene da chiedersi: cosa resta di quell’età magica, di quel momento in cui si dovrebbe essere liberi di scegliere chi essere, quando la realtà ti stringe in una morsa così feroce? Forse la risposta è semplice, seppur amara: i sogni sono belli, sì, ma – di questi tempi –sono troppo costosi. E così i giovani, più che inseguire se stessi, si ritrovano a dover fare i conti con la paura di non farcela, con l’ansia di dover diventare adulti prima del tempo, in un mondo che sembra avere sempre meno spazio per loro, in un’età dell’incertezza, per dirla alla Tortorici, che non può essere per tutte e tutti tale.