“La vita che volevi”, su Netflix la serie di Ivan Cotroneo con Vittoria Schisano: “Una donna trans è una donna come tante altre”

Sei puntate che scardinano stereotipi e pregiudizi. Cotroneo: “Volevamo che la transizione non fosse al centro, ma raccontare una storia sulla genitorialità”. Schisano: “Ho rifiutato tanti ruoli e ho pensato anche di smettere di fronte a proposte che fanno pensare: io sono anche altro”

di TERESA SCARCELLA -
28 maggio 2024
Ivan Cotroneo e Vittoria Schisano

Ivan Cotroneo e Vittoria Schisano

E tu che vita volevi? Da domani uscirà su Netflix una nuova serie in sei puntate (prodotta da Banijay Studios Italy) creata e diretta da Ivan Cotroneo , scritta insieme a Monica Rametta , con Vittoria Schisano , nel ruolo della protagonista Gloria.

“La vita che volevi” o, meglio, quella che credeva di volere, è quella di Gloria, donna amab, convinta di aver trovato un equilibrio tra lavoro e amore, fino a quando la sua quotidianità non viene sconvolta da Marina, amica ai temi dell'università, prima che iniziasse il suo percorso di transizione. Il suo arrivo, sconvolgente come un uragano, porta con sé altre persone e tutta una serie di colpi di scena che spingeranno Gloria a rivedere le sue priorità e ad aprirsi a possibilità che si era preclusa. 

La vita, però, è anche quella degli altri personaggi, complessi ea loro volta portatori di spaccati sociali: Pina Turco (ovvero Marina),  Giuseppe Zeno (Sergio), Alessio Lapice (Pietro) e Nicola Bello (Andrea), oltre Bianca Nappi , Francesco Pellegrino e Bellarch .

Ivan Cotroneo e Monica Rametta con il cast de "La vita che volevi"
Ivan Cotroneo e Monica Rametta con il cast de "La vita che volevi"

L'importanza di una corretta narrazione

“Questa serie nasce da un desiderio condiviso, che era quello di raccontare una donna che aveva fatto un percorso di transizione – spiega Cotroneo – sfruttare che sfatasse i luoghi comuni,  gli stereotipi che ci sono su una persona transgender e che la transizione non fosse al centro della storia, ma che fosse una storia sulla genitorialità.  C'è un momento in cui viene fuori, con un racconto emotivo che Gloria fa a suo figlio. Poi c'è un altro personaggio al quale sono legato ed è quello di Eva, che ci porta a riflettere sul fatto che l'identità di genere di una persona prescinde dal percorso di transizione. Ed è certificato in questo momento da 18 paesi europei come diritto fondamentale, tranne il nostro. Come sapete siamo uno dei 9 paesi, insieme all'Ungheria alla quale ci avviciniamo pericolosamente, a non aver firmato questo documento importante per la protezione dei diritti Lgbtqi+. Tornando alla serie, desiderava che Gloria fosse per Vittoria un personaggio in cui sentirsi a proprio agio, senza mai riferimenti alla sua biografia”.

E così evidentemente è stato. Vittoria Schisano, infatti, ha ammesso di essersi innamorata di Gloria a tal punto da aver fatto fatica a staccarsene. Dopo le riprese della serie fatte a Lecce, l'attrice è rimasta lì per un altro mese ancora, fino addirittura a comprare casa in Salento. 

Gloria in "La vita che volevi"
Gloria in "La vita che volevi"

"Il mio legame con Gloria”

“Gloria è un personaggio vero, reale, che mi ha messo davanti a verità che non mi aspettavo – aggiunge Vittoria – una donna che a sua insaputa si ritrova ad essere genitore. Io non sono genitore e trovarsi ad esserlo di un adolescente comporta ancora più domande, non sei preparata. Questo la fa scontrare con un passato con cui pensava di aver già fatto i conti, ma soprattutto le fa capire che forse la vita che voleva era un'altra, anche una famiglia , quella che  non pensava di meritare . Gloria è una donna forte, risoluta, che si nasconde anche dietro questa corazza e poi invece fa i conti con le sue paure e fragilità”. 

La persona e l'attrice oltre l'identità

“Mentre giravamo, sentivamo che non era solo lavoro. Eravamo tutti certi che quello che stavamo facendo era molto importante. Spero che questa serie possa far riflettere le persone e che arrivano lì dove un certo tipo di politica e di cultura vuole ancora creare distanze – ancora Vittoria – i diritti se non sono di tutti sono privilegi . Da donna Amab sono molto grata perché finalmente vediamo una donna trans non con gli occhi del pregiudizio, ma come guardiamo tutti, al di là delle nostre scelte personali, ma per le azioni che facciamo.  Una donna trans è una donna come tante altre, che fa una vita come tante altre. Io ho rifiutato tanti ruoli e ad un certo punto ho pensato anche di non voler più fare questo mestiere – confessa Vittoria con una certa commozione –quando ti arrivano ruoli che non ti fanno essere felice e ti fanno pensare: io sono anche altro . Dovrei avere la possibilità di interpretare una suora, una santa, una madre, una puttana, e non importa se sono una donna cis o trans, sono una professionista e vorrei essere valutata per quello che faccio, che dico e non per le mie scelte” .

Marina (Pina Turco) con Gloria
Marina (Pina Turco) con Gloria

Il rapporto con la fede

Mentre scrivevamo siamo venuti a conoscenza di questa storia di cronaca, a Roma un gruppo di donne trans, sexworkers, hanno chiesto aiuto al Papa durante il lockdown, e il Papa dopo il lockdown le ha ricevute in Vaticano. 

Io mi riconosco perché nasco in una famiglia credente. Nel mio libro autobiografico parlo tra l'altro di un prete, che ha avuto un ruolo importante nella mia vita: quando mia madre era vittima dei pregiudizi, è stato lui a ricordarle chi fossi, ovvero sua figlia. Era un prete illuminato, come vorrei incontrarne di più. Io credo, da un certo momento in poi non mi confesso più perché un certo tipo di Chiesa non mi ritiene all'altezza, nel dubbio quindi non mi siedo ad una tavola alla quale non sono stata invitata”.