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Alessio Cragno e la parata più bella: “Non bisogna vergognarsi delle balbuzie”

Il 28enne toscano, neo acquisto del Monza di Silvio Berlusconi, è diventato un esempio per molti che come lui hanno difficoltà nel parlare

Una semplice lettera, dal titolo “Sì, balbetto“, inviata a Cronache di Spogliatoio. Così Alessio Cragno, nuovo portiere del Monza torna a parlare di un problema che lo affligge da quando è bambino e che lo ha reso protagonista di importanti battaglie, in primis con se stesso. Il 28enne toscano, dacché ha iniziato a parlare, ha incontrato una difficoltà che ancora oggi si porta dietro: la balbuzie.
“Tutta colpa del diaframma. Del mio stato emotivo. Ho provato a curarle, e lo faccio ancora adesso. Vado dalla logopedista, ogni tanto faccio un ciclo di terapie – racconta l’estremo difensore della neo promossa società lombarda –. Da adulto è molto più facile”.

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Alessio Cragno, 28 anni, è il nuovo portiere del Monza. In una lettera aperta racconta la sua lotta contro le balbuzie e contro il pregiudizio

Da gioco di bambino a incubo da professionista: “Da grande impari ad ascoltarti, a gestirti”

Balbettare, non riuscire ad esprimersi come si vuole, impuntare in quelle tante parole che affollano la mente ma che non riescono a uscire, è un problema che già per i bambini è complicato affrontare. Anche se, “Quando hai 6 anni, prendi tutto come un gioco: leggi, fai le pause, impari a respirare nel modo corretto. Lo fai divertendoti”, spiega nella lettera Cragno. Insomma un gioco, un po’ diverso, ma che a quell’età si affronta con la sfrontatezza e l’incoscienza tipica dei bimbi. “Da grande impari ad ascoltarti, a gestirti, a renderti conto di cosa serva davvero per migliorare. Ora ho maggiore consapevolezza di quello che faccio“. E quello che fa è portare avanti una battaglia contro quell’incubo che ha condizionato, e parecchio, l’esordio nel mondo adulto, dei professionisti: “A 16 anni ho approcciato alle prime interviste nella Prima Squadra del Brescia. Sei in piazza, alla presentazione della squadra, e qualcosa devi dire. Sei il più piccolo, ed è la prima volta che parli davanti a tanta gente. Lì si è palesato il mio incubo: il microfono. Il microfono è bastardo perché, mentre parli, non senti direttamente la tua voce, ma la ascolti dalle casse. Tremendo”.

L’episodio durante Empoli-Cagliari e la battaglia per rompere il silenzio

Accetto il giudizio esterno su quello che dico, ma su come lo dico non mi tocca e non mi deve toccare – continua il 28enne toscano, vittima, lo scorso anno, di un’aggressione ingiustificata durante un match di Serie B da parte dell’attaccante dell’Empoli Patrick Cutrone, che durante la partita con Cagliari, dalla panchina, lo aveva insultato proprio per le balbuzie. Dopo le polemiche e le scuse, la questione si era sgonfiata. Mentre la battaglia di Cragno va avanti con coraggio ma soprattutto con al voglia di diventare un punto di riferimento per chi, come lui, ne soffre e per tanto tempo è stato condizionato dal giudizio degli altri. Perché sbagliare, avere difficoltà, è umano: “Meglio trovare le parole giuste che non trovarle. Questo non significa evitare di migliorare, ma se nel percorso inciampo, pazienza. Sono questo: parlo, balbetto, vado in diretta tv e faccio le interviste balbettando“, prosegue il portiere. A cui spesso “Capita che, una volta rientrato negli spogliatoi, trovi qualche messaggio su Instagram: ‘Ciao, ti ho visto, ma come fai? Io soffro del tuo stesso problema e mi vergogno nell’approcciare alle persone‘. Ne patiscono, come me, oppure sono i genitori di quei ragazzi che hanno la mia stessa caratteristica. Mi dicono ‘grazie’ perché mi vedono sereno e prendono coraggio”.

Insomma con la sua forza di volontà, il suo coraggio di mostrarsi nei suoi pregi e nei difetti, nella bravura di portiere ma anche nella difficoltà di uomo, Alessio Cragno è riuscito a diventare un esempio. “Quando mi vedete balbettare in tv, pensate: ‘Ma se ce la fa lui, perché non posso farcela io?‘. Sono un padre – spiega – e l’istinto è quello di proteggere i figli sempre e comunque. Tutelarli, evitargli i disagi. I miei mi hanno lasciato libero di fare quello che volevo, accompagnandomi e supportandomi nel farlo. Non è che se ci metti due secondi in più a pronunciare una frase, allora devi limitare la tua vita. Il rischio è quello. Frenarsi nelle situazioni per paura di essere giudicati è la fine. Io ho sempre fatto quello che volevo”. E i risultati si vedono: come un portiere che para il rigore decisivo per la vittoria, il giovane è riuscito a parare la palla dei giudizi, e lo fa a viso aperto: “Sono Alessio Cragno. Balbetto. Pazienza”.

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