C'è anche una
persona nera tra i
5 tifosi identificati quali autori degli
insulti razzisti a Maignan. Dopo che il primo era stato individuato già lunedì, alla lista delle forze dell'ordine se ne sono aggiunti altri quattro. Tra di loro anche una donna. Ma è non di quest'ultima che ci si meraviglia nelle ultime ore, visto che il mondo del calcio ha moltissime protagoniste, sia sul campo che sugli spalti, bensì dell'uomo che con il portiere del Milan, originario della Guyana francese, a cui ha rivolto complice gli insulti
"ne*ro di mer*a" e "scimmia", condivide il colore della pelle. Un vero e proprio paradosso, visto che è stato proprio quell'elemento ha far scattare la scintilla razzista.
L'uscita dal campo del portiere durante Udinese-Milan (Instagram)
Tifoso nero tra i cinque individuati nel caso Maignan
Se il primo tifoso era stato 'beccato' in 48 ore grazie al video diventato virale sui social, in cui lo si sentiva urlare per più di dieci volte
"neg*o di me*da" al giocatore 28enne dopo il gol di Samardzic del momentaneo pareggio per l'Udinese, per gli altri quattro ci è voluto appena qualche giorno in più. Le cinque persone individuate sono di età compresa tra i 32 e 46 anni. Tutti adulti e vaccinati, si fa per dire. Quello che è più clamoroso e che deve far riflettere è che all'interno di questo gruppo c'è una persona di pelle nera. Sarebbe curioso capire quale sia stato il motivo di quei beceri insulti da parte di quest'uomo, che - paradossalmente - si è auto offeso. Forse anche lui sarà 'affetto' da quella mentalità ultras - non tutte sono così ci mancherebbe - che molto spesso non risparmia nessuno. Quello che è sicuro è che il Questore Alfredo D'Agostino ha emesso nei loro confronti un
Daspo di 5 anni, la misura massima prevista trattandosi di soggetti non recidivi. E che la società friulana ha annunciato che
li bandirà a vita dallo stadio, esattamente come fatto con il primo tifoso razzista individuato nei giorni scorsi.
Il ricorso del club "storicamente multietnico"
"Come accaduto fin dal primo momento, il club ha proseguito e prosegue il proprio lavoro al fianco della Questura confermando assoluta fermezza a riprova dell'
impegno concreto contro ogni discriminazione", ha scritto in un comunicato la società friulana, che però è stata comunque punita con una partita a porte chiuse, quella di sabato 3 febbraio col Monza. La sentenza del Giudice sportivo, motivata col fatto che "non sono state riportate chiare manifestazioni di dissociazione da parte dei restanti sostenitori", ha scatenato enormi polemiche. A Udine e non solo. Infatti la società ieri
ha presentato ricorso "per salvaguardare la reputazione del nostro club,
storicamente multietnico".
Nel 2005 durante Messina-Inter, Marco André Zoro, difensore ivoriano della squadra giallorossa, prese il pallone ed uscì dal campo per i continui "buu" razzisti da parte dei tifosi nerazzurri (Instagram)
Gli ultimi episodi di insulti razzisti nel calcio
Gli
insulti razzisti al numero 16 del Milan sono solo gli ultimi di questa piaga che da anni investe il mondo del calcio. Se prendiamo in considerazione infatti gli ultimi 20 anni, e ci bastano questi, notiamo come il razzismo sia un fenomeno difficile da sconfiggere. Partiamo dal 2005 quando durante Messina-Inter, al 66esimo minuto di gioco,
Marco André Zoro, difensore ivoriano della squadra giallorossa, prese il pallone ed uscì dal campo per i continui "buu" razzisti da parte dei tifosi nerazzurri. 8 anni dopo, nel 2013, durante un'amichevole a Busto Arsizio tra il Milan e la Pro Patria, il centrocampista ghanese,
Kevin Prince Boateng, scagliò il pallone verso i tifosi di quest'ultima che stavano bersagliando lui e altri giocatori con cori e ululati razzisti.
Koulibaly fu bersagliato di insulti durante Inter-Napoli del 2018. In quell'occasione la gara fu sospesa, ma i cori non cessarono (Instagram)
Storia più recente quella di
Koulibaly, quando nel 2018, durante il match a Milano tra Inter e Napoli, il difensore
venne di nuovo bersagliato con insulti razzisti
. La gara fu sospesa, ma i cori non cessarono. Ma nel calcio non si insulta solo per il colore della pelle, ma anche per la nazionalità. È il caso di
Filip Kostic, quando l'anno scorso il centrocampista serbo della Juventus uscì dal campo dalla parte opposta rispetto alla panchina e, per raggiungerla, passò sotto la curva dello Spezia, da cui ricevette offese e insulti. Stessa sorte toccata a
Dusan Vlahovic, attaccante serbo della Juve, quando nel 2023 fu insultato dai tifosi bergamaschi durante un Atalanta-Juventus per lo stesso motivo del suo compagno di squadra. Quindi che si fa? Ci sarà un motivo per sconfiggere questo male? Al momento non è dato saperlo. Perlomeno questi cinque tifosi, anche se facciamo fatica a chiamarli così, per un bel po' staranno fuori dagli stadi.
Un piccolo gesto, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare.