Ramin Rezaeian, difensore dell’Esteghlal e della nazionale di calcio dell’Iran, in squadra sia per i Mondiali del 2018 che per quelli del 2022, è stato convocato dal comitato etico e a breve verrà sicuramente squalificato. Il perché? Durante la partita di giovedì scorso contro il Chadormalu avrebbe abbracciato una tifosa della sua squadra. Un gesto normalissimo, ma che in un Paese come quello mediorientale non è consentito.
Così facendo, infatti, il difensore ha violato una legge in vigore nella Repubblica islamica dopo la rivoluzione del 1979, ovvero il divieto di toccare una donna al di fuori della propria cerchia familiare.
Il precedente
Un episodio, quest’ultimo, che aveva già visto coinvolto un altro calciatore ad aprile scorso, il portiere 31enne Hossein Hosseini. In quell’occasione, la tifosa era scesa sul rettangolo verde per abbracciare il suo idolo. Nel giro di pochi minuti, sul terreno di gioco si era generato il caos con gli addetti alla sicurezza che inseguivano la donna nel tentativo di bloccarla.
Il portiere aveva comunque deciso di andare incontro alla ragazza e abbracciarla, scambiando con lei qualche parola. Ma nel giro di pochi istanti era stato prima spintonato e poi accompagnato negli spogliatoi dagli agenti di polizia. Un gesto che aveva suscitato la reazione indignata dei tifosi, che dagli spalti hanno iniziato a gridare a gran voce “vergogna” per quanto stava succedendo in campo. Un comportamento violento da parte degli addetti alla sicurezza anche in relazione al fatto che alla ragazza, durante la corsa verso il suo idolo, era caduto l’hijab. Quel gesto era costato al portiere una giornata di squalifica e il pagamento di una multa pari a 4.500 euro.
Le donne allo stadio
In Iran le donne sono tornate negli stadi del calcio, dopo oltre 40 anni di divieti, per assistere a partite inizialmente solo della nazionale, poi anche altre. Il tutto grazie alle pressioni della Fifa sulla federcalcio locale. Portato in tribunale, il portiere trentunenne aveva provato a motivare il suo gesto: “Non ho agito per sfidare le autorità – le sue parole – tantomeno per ribellarmi alla legge in vigore. Pensavo fosse solo il modo migliore per calmare l’atmosfera e salvaguardare la ragazza dal caos che si è creato”. Nonostante avesse provato a chiarire la sua posizione, Hosseini era stato comunque sanzionato con la motivazione di aver messo in atto un “comportamento non professionale che va oltre i suoi doveri legali da calciatore”.