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Home » Sport » Lara Lugli vince la battaglia #atletaemamma: il Volley Pordenone ritira la citazione e le paga la mensilità dovuta. “Ora deve cambiare il sistema”

Lara Lugli vince la battaglia #atletaemamma: il Volley Pordenone ritira la citazione e le paga la mensilità dovuta. “Ora deve cambiare il sistema”

L'ex società l'aveva citata per danni perché non aveva dichiarato l'intenzione di avere figli al momento dell'ingaggio. Dopo la denuncia della pallavolista è intervenuto persino il mondo politico. "La società mi ripagherà. È un segnale forte, ma sono stati mesi difficili"

Valentina Bertuccio D'Angelo
18 Maggio 2021
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Oggi Lara Lugli era attesa in tribunale, per parlare in un’udienza del suo diritto a diventare madre. Ma oggi per fortuna – anzi, no, la fortuna non c’entra, c’entra il polverone che si è alzato dopo la sua coraggiosa denuncia – Lara è a casa sua, a Carpi, perché ha vinto la sua battaglia. Il Volley Pordenone, infatti, pochi giorni fa ha ritirato la citazione in giudizio per danni nei confronti della sua ex schiacciatrice, “colpevole” nel 2019 di essere rimasta incinta durante la stagione in Serie B1. La vicenda è nota (ne abbiamo parlato anche qui su Luce): dopo l’annuncio della gravidanza il contratto viene rescisso e Lara non chiede null’altro che di essere pagata per l’ultimo mese regolarmente giocato. La società non paga e in risposta, due anni dopo, la cita per i danni causati dalla sua gravidanza alle sorti della squadra e prevede, come risarcimento, la stessa cifra dello stipendio mancante. La notizia diventa pubblica quando proprio Lugli ha postato su Facebook l’atto di citazione. Seguono settimane di fuoco, con prese di posizione di peso, come quella della presidente del Senato Casellati.

E ora la notizia più bella.

 

La richiesta di danni è stata ritirata. Come l’ha saputo?

“Me l’ha comunicato il mio avvocato, ma prima di rendere pubblica la notizia abbiamo aspettato di capire se avrebbero pagato la mensilità mancante, cosa che è avvenuta”.

Come si sente?

“Bene, sono stati mesi molto impegnativi. Spero che ora il sistema cambi, abbiamo fatto un bel po’ di rumore. C’è stato anche l’intervento della politica, ma deve esserci una vera presa di coscienza da parte delle istituzioni dello sport”.

Ha mai più sentito la sua ex società?

“No, mai, però le mie ex compagne sì. E mi hanno sostenuta”.

Quando ha ricevuto l’atto di citazione come ha reagito?

“Sono andata in autocombustione! Avevo capito che avrebbero fatto opposizione alla mia richiesta di ricevere la mensilità mancante. Ma mai mi sarei aspettata di leggere le parole che ho letto nell’atto di citazione. In particolare si parlava dell’articolo 4, quello sulle gravi inadempienze dell’atleta, e veniva inserito tra le gravi inadempienze anche l’essere rimasta incinta”.

La sua reazione è stata di rendere pubblica la sua vicenda con un post su Facebook.

“Ci ho pensato un po’, poi mi sono decisa ed è scoppiato un putiferio che non immaginavo. Però col senno di poi è stato un bene. Non sono stati mesi piacevoli ed è stato molto pesante essere così al centro dell’attenzione, però ci ho messo la faccia perché volevo far sapere cosa può succedere a un’atleta, che può arrivare persino in tribunale in caso di gravidanza”.

Chi le è stato accanto?

“Il mio compagno mi ha dato molto sostegno fin dall’inizio, ed è stato molto importante. Gli amici, la famiglia. E poi c’è stato l’appoggio fondamentale di Assist, l’Associazione nazionale atlete, e l’Aip, l’Associazione italiana pallavolisti. A livello personale molte ragazze e anche molti ragazzi mi hanno scritto messaggi di sostegno e mi ha fatto piacere anche vedere che il mondo del volley si è schierato con me, penso ai pallavolisti con la palla sotto la maglia come segno di solidarietà”.

Il suo caso è una vittoria ma chissà quante altre donne vivono queste situazioni.

“Il vero problema da risolvere è il professionismo sportivo mascherato da dilettantismo. Toglie tutele alle donne e agli uomini. Nello sport lo sanno tutti che funziona così, ma fuori no e molta gente, dopo aver scoperto la mia vicenda, mi ha chiesto se fosse vero che siamo senza contributi né malattia pagata. Ora c’è il fondo per la maternità delle atlete da mille euro per dieci mesi, ma è un palliativo”.

Lei ha fatto parte della squadra di Antonella Bellutti, prima donna candidata alla presidenza del Coni. Ha scelto di scendere in campo, andrà avanti in questa battaglia?

“Con Assist (che sul tema della maternità delle atlete si batte dal 2000, ndr) ho un contatto costante. Mi hanno già proposto delle iniziative, vediamo”.

Cosa fa adesso Lara?

“Gioco in serie C in una squadra vicino casa ma per divertimento. Dopo aver lasciato la serie B, ho lavorato un po’ in una palestra e ora ho trovato un impiego in una cooperativa, ci occupiamo di assicurazioni. Ho appena iniziato a lavorare, ho 41 anni e sono come una ragazza appena diplomata. Non ho contributi versati, con quello che ho messo da parte negli anni in cui ho giocato a pallavolo ho acceso il mutuo della casa”.

Ecco cosa vuol dire essere uno sportivo ‘dilettante’, oggi, in Italia.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia

Oggi Lara Lugli era attesa in tribunale, per parlare in un'udienza del suo diritto a diventare madre. Ma oggi per fortuna – anzi, no, la fortuna non c'entra, c'entra il polverone che si è alzato dopo la sua coraggiosa denuncia – Lara è a casa sua, a Carpi, perché ha vinto la sua battaglia. Il Volley Pordenone, infatti, pochi giorni fa ha ritirato la citazione in giudizio per danni nei confronti della sua ex schiacciatrice, "colpevole" nel 2019 di essere rimasta incinta durante la stagione in Serie B1. La vicenda è nota (ne abbiamo parlato anche qui su Luce): dopo l’annuncio della gravidanza il contratto viene rescisso e Lara non chiede null'altro che di essere pagata per l’ultimo mese regolarmente giocato. La società non paga e in risposta, due anni dopo, la cita per i danni causati dalla sua gravidanza alle sorti della squadra e prevede, come risarcimento, la stessa cifra dello stipendio mancante. La notizia diventa pubblica quando proprio Lugli ha postato su Facebook l’atto di citazione. Seguono settimane di fuoco, con prese di posizione di peso, come quella della presidente del Senato Casellati.

E ora la notizia più bella.

 

La richiesta di danni è stata ritirata. Come l’ha saputo?

"Me l’ha comunicato il mio avvocato, ma prima di rendere pubblica la notizia abbiamo aspettato di capire se avrebbero pagato la mensilità mancante, cosa che è avvenuta".

Come si sente?

"Bene, sono stati mesi molto impegnativi. Spero che ora il sistema cambi, abbiamo fatto un bel po' di rumore. C’è stato anche l’intervento della politica, ma deve esserci una vera presa di coscienza da parte delle istituzioni dello sport".

Ha mai più sentito la sua ex società?

"No, mai, però le mie ex compagne sì. E mi hanno sostenuta".

Quando ha ricevuto l’atto di citazione come ha reagito?

"Sono andata in autocombustione! Avevo capito che avrebbero fatto opposizione alla mia richiesta di ricevere la mensilità mancante. Ma mai mi sarei aspettata di leggere le parole che ho letto nell’atto di citazione. In particolare si parlava dell’articolo 4, quello sulle gravi inadempienze dell’atleta, e veniva inserito tra le gravi inadempienze anche l’essere rimasta incinta".

La sua reazione è stata di rendere pubblica la sua vicenda con un post su Facebook.

"Ci ho pensato un po’, poi mi sono decisa ed è scoppiato un putiferio che non immaginavo. Però col senno di poi è stato un bene. Non sono stati mesi piacevoli ed è stato molto pesante essere così al centro dell’attenzione, però ci ho messo la faccia perché volevo far sapere cosa può succedere a un'atleta, che può arrivare persino in tribunale in caso di gravidanza".

Chi le è stato accanto?

"Il mio compagno mi ha dato molto sostegno fin dall’inizio, ed è stato molto importante. Gli amici, la famiglia. E poi c’è stato l’appoggio fondamentale di Assist, l’Associazione nazionale atlete, e l’Aip, l’Associazione italiana pallavolisti. A livello personale molte ragazze e anche molti ragazzi mi hanno scritto messaggi di sostegno e mi ha fatto piacere anche vedere che il mondo del volley si è schierato con me, penso ai pallavolisti con la palla sotto la maglia come segno di solidarietà".

Il suo caso è una vittoria ma chissà quante altre donne vivono queste situazioni.

"Il vero problema da risolvere è il professionismo sportivo mascherato da dilettantismo. Toglie tutele alle donne e agli uomini. Nello sport lo sanno tutti che funziona così, ma fuori no e molta gente, dopo aver scoperto la mia vicenda, mi ha chiesto se fosse vero che siamo senza contributi né malattia pagata. Ora c’è il fondo per la maternità delle atlete da mille euro per dieci mesi, ma è un palliativo".

Lei ha fatto parte della squadra di Antonella Bellutti, prima donna candidata alla presidenza del Coni. Ha scelto di scendere in campo, andrà avanti in questa battaglia?

"Con Assist (che sul tema della maternità delle atlete si batte dal 2000, ndr) ho un contatto costante. Mi hanno già proposto delle iniziative, vediamo".

Cosa fa adesso Lara?

"Gioco in serie C in una squadra vicino casa ma per divertimento. Dopo aver lasciato la serie B, ho lavorato un po' in una palestra e ora ho trovato un impiego in una cooperativa, ci occupiamo di assicurazioni. Ho appena iniziato a lavorare, ho 41 anni e sono come una ragazza appena diplomata. Non ho contributi versati, con quello che ho messo da parte negli anni in cui ho giocato a pallavolo ho acceso il mutuo della casa".

Ecco cosa vuol dire essere uno sportivo 'dilettante', oggi, in Italia.

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