Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Silvia Salis guida 100 esperte per lo sport: "Più dirigenti donne ad alto livello"

La vicepresidente vicaria del Coni ed ex martellista ha le idee chiare: "Le ragazze non devono aver paura di intraprendere la carriera dirigenziale"

di EDOARDO MARTINI -
28 dicembre 2023
Due grandissime dello sport: la dirigente sportiva ed ex martellista italiana Silvia Salis insieme a Fiona May, un'ex lunghista e triplista

Due grandissime dello sport: la dirigente sportiva ed ex martellista italiana Silvia Salis insieme a Fiona May, un'ex lunghista e triplista

La disparità tra donne e uomini nello sport causa gravi discriminazioni in termini di visibilità, accesso alle posizioni apicali, professionismo, retribuzione salariale, diritti.

Ed è proprio per questo che la campagna 100 esperte per lo sport, promossa da la Fondazione Bracco e presentata a Roma lo scorso 29 novembre alla presenza anche del Ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi, vuole far sentire la loro voce, la voce femminile.

La voce di un progetto concreto, che agisce sul mondo dell'informazione per mettere in luce le competenze delle donne. E per capire meglio la disparità di genere in questo settore basta citare alcuni dati che dovrebbero far riflettere.

silvia-salis-sport-dirigenti-donne

La presentazione della campagna "100esperte per lo sport" al Salone d'Onore del CONI lo scorso 29 novembre

I dati sulla gender gap sportivo

Nonostante lo sport sia il 5° argomento più frequente a livello globale sul fronte della rappresentazione mediale, la porzione di notizie che riguardano le atlete professioniste è soltanto il 14%, percentuale che scende al 3% se consideriamo l'Italia (fonte GMMP).

Secondo il Report Calcio 2023, tra il 2008 e il 2022 le calciatrici tesserate per la FIGC sono quasi raddoppiate (da 18.854 a 36.552), e si stima una crescita esponenziale del valore commerciale del calcio femminile in futuro (da 6,6 milioni di euro nel 2021 a 46,7 nel 2033). Una bellissima notizia direte voi, ma c'è un però.

Se prendiamo in considerazione infatti l'analisi dei maggiori notiziari italiani condotta dall'Osservatorio di Pavia possiamo osservare come solo l'1,7% di notizie sportive sia dedicato al calcio femminile, a fronte di una percentuale complessiva del 44% focalizzata su questo ambito.

Anche l'accesso alle posizioni dirigenziali è ancora fortemente squilibrato, basti pensare che nel calcio le donne sono il 19,8% degli allenatori e solo il 12,4% dei dirigenti federali (rilevazioni Coni).

Non va meglio sui diritti

L'ultimo tema da affrontare è quello dei diritti. Anche qua la situazione non è ottimale. Ad oggi il professionismo sportivo femminile riguarda unicamente il golf e il calcio di serie A (quello maschile si estende anche a basket e ciclismo su strada) con una presenza di appena il 28,2% di atlete professioniste.

In aggiunta a questo, il carattere dilettantistico del mondo sportivo contribuisce a incrementare altre discriminazioni, come il divario di retribuzione, uno dei problemi più evidenti nello sport femminile. Insomma, sembra che la strada per colmare il divario di genere sia ancora molto lunga.

Ma per parlare della campagna, del potere dei media e della differenza di trattamento nello sport tra uomini e donne, abbiamo intervistato la vicepresidente vicaria del Coni nonché ex martellista e vincitrice di dieci titoli italiani, Silvia Salis che oltre a vedere qualche progresso sulla situazione divario di genere ci ha svelato anche il suo sogno.

silvia-salis-sport-dirigenti-donne

"La campagna è nata per valorizzare le competenze delle donne", il messaggio lanciato dall'ex martellista durante la presentazione dell'iniziativa

100 esperte per lo sport

Com'è nata l'idea della campagna "100 esperte per lo sport"?

"Credo che sia nata per valorizzare le competenze delle donne nel senso che c'è, ad esempio, sempre una concezione errata quando si parla delle quote rosa perché vengono intese come un "contentino".

In realtà sono uno strumento incredibile per dare spazio alle competenze femminili nel mondo del lavoro e per far crescere il numero delle donne occupate a tutti i livelli. Quindi principalmente l'idea è quella di far vedere quanta competenza c'è realmente. Ed è tanta".

Si è dedicata e si sta tutt'ora dedicando alla dirigenza sportiva, dove con impegno e conoscenza è riuscita a superare tutti i pregiudizi. Quale messaggio vuole mandare alle ragazze che vogliano intraprendere questo tipo di carriera ma che magari rinunciano per paura?

"Innanzitutto spero che parte delle donne che fanno il lavoro che faccio io e quelle che mi hanno preceduto, servano proprio ad ispirare tutte le giovani a intraprendere questo percorso.

Poi naturalmente bisogna essere anche oneste con le ragazze: i tempi cambieranno, probabilmente le cose andranno meglio, ma la resistenza c'è ancora. Quindi sicuramente dovranno fare fatica, ma è una fatica che vale la pena di fare perché saranno le apripista.

È il momento che questa succeda a partire dalle società del territorio perché è l'unico modo per vedere le donne rappresentate ai vertici."

I media avrebbero un grande potere nel diffondere gli ottimi risultati raggiunti dalle atlete femminili, ma quasi sempre si concentrano sulla loro apparenza (es. 'belle e brave', 'fisico da urlo'). Anche questo è uno stereotipo da combattere?

"Le parole che si usano nel giornalismo sportivo devono cominciare ad essere selezionate in un altro modo. Penso al fatto di quando si parla delle prestazione delle atlete sul campo: si mette sempre in evidenza come sono vestite, come sono truccate, com'è il loro fisico e se hanno figli. Cosa che per un atleta maschio non accade".
silvia-salis-esperte-sport-dirigente

La 38enne durante i Mondiali coreani del 2011

L'esperienza di Silvia Salis

Ha cominciato nel 1997 a praticare il lancio del martello, uno sport molto maschile e che all'inizio della sua scelta era previsto solo per gli uomini. Oggi 26 anni dopo comincia a vedere qualche progresso?

"Sì cominciamo a vedere qualche progresso, basti pensare alle Olimpiadi di Tokyo dove l'Italia ha vinto in tanti sport (sollevamento pesi, karatè, pugilato femminile, canottaggio, judo) che storicamente non sono mai stati associati alle donne".

Rimanendo sempre sulla sua carriera sportiva, le è mai capitato di doversi 'accontentare' e piegare alla priorità data ai colleghi maschi?

"Questo no perché l'atletica essendo uno sport singolo non ti mette di fronte a questo tipo di discriminazione. Discriminazioni che però sono esiste e purtroppo esistono ancora adesso".

Siete riuscite a influenzare molto il mondo dello sport soprattutto nel dare maggiore spazio alle donne in tutti i ruoli. Visto che il focus sarà sul 2024 e alle Olimpiadi di Parigi, siete soddisfatte o manca ancora qualcosa?

"Non posso parlare per quanto riguarda lo sport praticato perché ai vertici in Italia c'è un'equa distribuzione di atleti ad alto livello. Il problema inizia ad esserci ed è molto forte per i tecnici e ancora di più per i dirigenti. Quello che vorrei vedere quest'anno, o nei prossimi, sono più allenatrici donne, più dirigenti donne ad alto livello. Tra l'altro è la direzione nella quale sta andando tutto il mondo. In una società che funziona infatti c'è una ricerca dell'emancipazione femminile in tutti gli ambiti della vita. Per cui la fotografia dello sport in Italia è una fotografia ancora drammaticamente indietro rispetto a quello che sta succedendo nel resto del mondo".