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Eddie Redmayne nei panni di Lili Elbe nel film The Danish Girl
The Danish Girl
Siamo nella Danimarca dei primi del Novecento quando Einar Wegener e Gerda Gottileb, entrambi pittori di successo, si conoscono e innamorano. La loro felicità è assoluta e presto decidono di sposarsi: i due si amano moltissimo e sono complici nelle loro fantasie più nascoste, come accade per ogni coppia davvero affiatata. Un giorno Gerda suggerisce al marito di posare per lei in abiti femminili: un gioco nato per caso, solo perché l'abituale modella sua amica quel giorno non si è presentata. Einar, all'inizio, avverte tutto il comprensibile imbarazzo dell'inconsueta situazione, ma presto scopre di essere irresistibilmente attratto da quel sorprendente mutamento di cui si invaghisce così tanto da iniziare a pensare a sé stesso soltanto come donna. Si fa chiamare Lili e ogni giorno che passa comprende quanto la sua autentica personalità sia stata da sempre quella di una femmina, imprigionata solo per capriccio della natura nel corpo di un uomo.
Nel film Einar posa in abiti femminili per la moglie: quel gesto fa scattare in lui la molla che lo porterà alla transizione di genere

Lili Elbe, protagonista del film, è stata la seconda persona nella storia a essere identificata come transessuale e a essersi sottoposta a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale
Le ragazze danesi nella realtà
La ragazza danese è il simbolo per eccellenza del dramma delle tante persone amaramente consapevoli di essere intrappolate in un involucro fisico che non riescono a sentire affatto loro, perché estraneo, e che anzi arrivano a vivere alla stregua di un ingombro fastidioso. Uomini che hanno la netta percezione di sentirsi donne e viceversa, drammi psicologici ed esistenziali che spesso non trovano soluzione ma portano impressi tutti i segni dell'esclusione, del peso di una vita difficile e senza sbocco se non nel nascondersi, nella vergogna o peggio nell'autoannientamento.
In The Danish Girl la moglie di Einar non lo abbandonerà quando questi diventerà Lili
Oltre le sbarre
È di pochi mesi fa la notizia di un numero rilevante di detenuti rinchiusi in una prigione della California che, invocando il proprio diritto all'identità di genere, chiedono il trasferimento nella sezione carceraria femminile. Le domande dello spostamento in questione sono quasi trecento e questo da quando è entrata in vigore, nel gennaio di due anni, fa una legge specifica tesa a regolamentare il diritto di poter scegliere la propria identità di genere percepita, indipendentemente dalla struttura anatomico-biologica. Purtroppo se da un lato questa norma è stato sancita proprio a difesa di transgender e intersessuali, dall'altro ci sono le donne prigioniere che, non a torto, temono una invasione nelle loro celle di uomini che potrebbero usare quale pretesto della percezione di genere esclusivamente al fine di ottenere un trasferimento. Che potrebbe essere potenzialmente pericoloso per le detenute.
Circa 300 detenuti di un carcere della California chiedono il trasferimento nella sezione carceraria femminile invocando il proprio diritto all'identità di genere
Diritto o pretesto?
I tentativi di stupro e le gravidanze che si sono verificati negli istituti di pena canadesi, dove una simile normativa transgender è da tempo in atto, hanno creato allarme e pongono i presupposti per un nodo gordiano, sul piano etico e legale, difficile da sciogliere. Alle donne va garantita tutta la incolumità possibile, ma allo stesso tempo non possono essere ignorate le esigenze di uomini che si sentono in tutto e per tutto realmente appartenenti al sesso femminile. Una donna transgender ha raccontato l'inferno della sua vita quotidiana all'interno di una cella riservata ai maschi, dove solo andare in giro in reggiseno e mutandine per lavarsi significava essere oggetto di abusi di ogni tipo. Kelly, questo il nome della detenuta, è diventata donna dopo vent'anni di terapia ormonale e spera di terminare presto nella sezione femminile la propria reclusione: "Non ne posso più: quando ho reagito di fronte all'ennesima richiesta di prestazioni di sesso orale, per tutta risposta sono stata pesantemente redarguita dallo stesso personale della prigione. Non mi piace affatto condividere gli spazi con gente convinta che noi trans siamo soltanto oggetti fatti apposta per il loro divertimento. Io esigo il massimo rispetto per me e per tutte quelle come me."
Il problema per le carceri Usa è distinguere le autentiche necessità delle persone transgender da fale autocertificazioni che portano ad abusi e violenze sulle detenute