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Un gancio al Parkinson: l’allenamento dei ’boxer’ speciali
Sembra strano, eppure uno sport “maschio“ come la boxe riesca a limitare i danni provocati da una malattia degenerativa subdola e invalidante, con la quale si trovano a fare i conti in Italia qualcosa come 300 mila persone: il Parkinson. Una patologia in crescita, che negli anni ha colpito personaggi famosi come Papa Giovanni Paolo II e l’ex campione dei pesi massimi, Muhammad Alì. "Oggi abbiamo un alleato in più per contrastare gli effetti del morbo responsabile di sintomi che vanno dal progressivo irrigidimento dei muscoli a perdita dell’equilibrio e tremori: gli allenamenti di pugilato", spiega Maurizio Bertoni, ortopedico, fiorentino e presidente dell’associazione Un gancio al Parkinson (www.ungancioalparkinson.org) che opera all’interno del Training Lab di Firenze.
Dottore, sacco e guantoni in un centro di riabilitazione? “Esattamente, prendendo esempio da una palestra di New York, dove questa sinergia è utilizzata da tempo, abbiamo deciso di aprire il primo centro medico italiano nel quale si pratichi la boxe contro il Parkinson. Per questo, nel novembre 2018, è nata la nostra Associazione che conta sulla generosità di imprenditori privati". In cosa consiste l’allenamento dei vostri 'boxer’ speciali? “Esercizi di riscaldamento, colpi al sacco, salti con la corda. I pazienti sono seguiti gratuitamente, due volte a settimana da istruttori laureati in scienza motorie con il diploma di istruttore di pugilato". Uno strano abbinamento... “La boxe è uno degli sport più completi, capace di sviluppare coordinazione dei movimenti, equilibrio, riflessi, ed elasticità dei muscoli. Allenare queste qualità, che si perdono in occasione di patologie neurodegenerative, migliora la qualità di vita dei pazienti, anche in fase avanzata della malattia". Qualche conferma? “Molte. Avallate dai risultati di uno studio, il primo in Italia con questa metodica, basato su sui nostri pazienti e realizzato grazie al contributo del comitato scientifico dell’Associazione, composto da medici esperti del settore, italiani e statunitensi. I primi effetti positivi erano già ben visibili dopo i primi 3 mesi di allenamento. Dopo le ricerche e gli studi effettuati in collaborazione con il Musculoskeletal and Neurological Institute dell’Università dell’Ohio, ci stanno già chiedendo lumi da molti centri d’Italia". Fra gli effetti positivi? “I test effettuati prima e al termine del periodo di trattamento, hanno evidenziato un miglioramento di equilibrio, stabilità, coordinazione, reattività occhio-mano. Un altro aspetto è importante: anche dal punto di vista dell’umore c’è stato un sensibile miglioramento. È cresciuta l’autostima e contemporaneamente si è attenuato l’atteggiamento depressivo che molti pazienti sviluppano proprio a causa della loro condizione". Alla luce dei risultati, cosa c’è oggi di nuovo? “In questi mesi l’Associazione è cresciuta, arrivando ad ottenere un successo sorprendente - conferma il presidente dell’associazione ‘Un gancio al Parkinson’ . - Abbiamo iniziato l’attività al Training Lab di Firenze con pochi pazienti, poi piano piano siamo arrivati a seguirne 35 e adesso siamo a 80. Tuttavia, la cosa più importante è che in questi mesi sono arrivate numerose richieste di affiliazione, per esportare il nostro modello anche in altri centri d’Italia". Qualche esempio, dottore? “La prima che abbiamo fatto è stata con l’Upmc di Chianciano Terme, in provincia di Siena, e nei prossimi due mesi speriamo di poterne inaugurare un’altra presso l’ospedale di proprietà dell’Università di Pittsburgh, Salvator Mundi di Roma, che ci ha chiesto di poter aprire un centro per il trattamento del Parkinson all’interno della struttura". E in futuro? “Altre richieste sono al momento in fase di valutazione e confidiamo di poter estendere il nostro approccio scientifico anche ad altre realtà. Questo aspetto ci rende particolarmente orgogliosi, perché testimonia quanto è efficace la pratica del pugilato sulle persone affette da morbo di Parkinson. A Firenze stiamo anche introducendo nuovi strumenti tecnologici, che aiuteranno i pazienti negli allenamenti". Ci spieghi meglio. “Si tratta di speciali visori Oculus Quest 2 a realtà virtuale che simulano un incontro di boxe, nel quale il paziente deve schivare e parare i colpi, oppure rispondere con un gancio o un dritto, esattamente come se fosse sul ring. Determinati movimenti e un allenamento mirato riescono a migliorare le capacità cognitive e reattive del paziente. Il tutto amplificato dalla voglia di dare ’un gancio al Parkinson’. Anche in questo caso sarà fatto uno studio, sponsorizzato dalla Fondazione CR Firenze, per valutare l’efficacia di questa strumentazione sul miglioramento di alcune capacità fisiche e visiomotorie dei pazienti". Ma cos’è il Parkinson? Uno studio su questa patologia neurodegenerativa, la più frequente nell’età adulta dopo la malattia di Alzheimer pubblicato sulla rivista ‘Nature Partner Journal - Parkinson’s Disease’, nato dalla collaborazione tra l’Istituto di biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’ospedale universitario di Würzburg in Germania, svela come la mancanza di coordinazione nei movimenti dipenda dall’incapacità di un’area del cervello (i gangli della base) di regolare le varie fasi del movimento a causa della perdita di un neurotrasmettitore, la dopamina.
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Maurizio Bertoni, ortopedico, fiorentino e presidente dell’associazione 'Un gancio al Parkinson'
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Il Parkinson ha colpito personaggi famosi come Papa Giovanni Paolo II