Aborto, dilatare i tempi di scelta delle donne. La proposta del partito socialista portoghese

Portare da 10 a 12 settimane il termine per l’interruzione volontaria di gravidanza; e poi abolire i tre giorni obbligatori di riflessione e la firma del secondo medico

di RICCARDO JANNELLO
20 settembre 2024
Aborto-gravidanza

Aborto, in Portogallo la proposta di aumentare da 10 a 12 settimane i termini

Una proposta di legge per l’allargamento del termine in cui le donne possono abortire “per propria opzione”: l’ha presentata il gruppo di opposizione del Partito socialista portoghese all’assemblea di Sao Bento (il sistema lusitano è monocamerale); dalle scorse elezioni legislative di marzo se è insediato nel Paese un governo di centrodestra. Il primo firmatario della legge, Pedro Nuno Santos che è anche il segretario del Ps, propone di portare da dieci a dodici settimane il termine per l’interruzione volontaria di gravidanza.

Ulteriore aumento da 12 a 14 settimane è contemplato per “evitare il pericolo di morte o di grave e duratura lesione per il corpo o la salute fisica e psichica” della donna; altresì si chiede di mantenere il termine delle 16 settimane per i casi in cui la gravidanza derivi da un reato contro la libertà sessuale e l'autodeterminazione; delle 24 se vi siano “ragioni sicure per anticipare che il nascituro soffrirà, incurabilmente, di una malattia grave o di una malformazione congenita”; e senza alcuna scadenza per le situazioni di feti non vitali, ovvero già morti. Si tratta ovviamente di casi “che non possono essere puniti dalla giustizia”.

Ma la proposta prevede anche l’abbattimento di altre barriere: l’abolizione dei tre giorni di riflessione obbligatori fra la prima visita medica e l’intervento, o ancora l’obbligo di firma da parte di un secondo medico oltre a quello che praticherà l’aborto. A proposito del personale sanitario, la proposta dice che la legge deve avere il diritto all’obiezione, ma sempre garantendo l’interruzione volontaria di gravidanza anche a costo di ricorrere a personale esterno alla struttura dove si vuole praticare l’aborto.

“L’obiezione di coscienza – dice la proposta di legge - non include il rifiuto di assistenza medica o di altro tipo alle donne prima o dopo un’interruzione volontaria di gravidanza”, per evitare casi di rifiuto in situazioni in cui, ad esempio, le donne si rivolgono ai servizi sanitari in seguito a complicazioni successive all’intervento.

Quante possibilità ha la proposta di opposizione di venire accolta? Il Portogallo dal 2 aprile è guidato dal governo di centrodestra di Luis Montenegro – Socialdemocratico – appoggiato dai Popolari nell’Alleanza democratica che però non ha la maggioranza dei voti parlamentari e quindi deve allearsi per far passare le sue leggi ad altri gruppi fra cui quello più folto è Chega, l’estrema destra che si ispira alla nostra Lega, ma che il premier non ha voluto nella formazione dell’esecutivo. Quindi se è scontato che i partiti di sinistra (Blocco di sinistra, Comunisti e verdi, Livre, Animalisti) diranno sì, è quasi certo che le destre (Popolari e Chega) si schierino compatti contro. Mentre la speranza di Nuno Santos è che Montenegro lasci libertà di voto ai suoi deputati Socialdemocratici, mentre Iniziativa Liberale (8 deputati) non si è ancora espressa.

Facendo i conti, i voti certi per il sì sono 92 su 230; Chega ha 50 no sicuri come i 3 di Madeira Primeiro e i 3 dei Cds-Popolari; decidono tutto quindi i 78 onorevoli del Psd: quanti di loro potrebbero esprimere un voto di coscienza? I socialisti ci stanno lavorando. Ma c’è chi come Paulo Nuncio, segretario del Cds e membro dell’assemblea legislativa, prosegue nella sua battaglia che aveva portato avanti in campagna elettorale, vale a dire realizzare un nuovo referendum per cercare di abolire l’aborto, che in Portogallo “ha la legge più restrittiva dell’Unione Europea” sostiene il Ps.

Nuncio in alternativa al referendum e per limitare l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza propone “una tariffa per gli utenti”. L’aborto in Portogallo è legale dal 2007 grazie a una legge approvata in Parlamento dopo la vittoria del “sì” in un referendum. Fino a quella data, ricordano i socialisti nel preambolo del disegno di legge, gli aborti clandestini erano la terza causa di morte per le madri portoghesi.