“Arabia Saudita? No grazie”: la risposta di un’ostetrica alla fuga dei medici

Rosa De Luca ha scelto di vivere in Germania e ci spiega come mai non andrebbe a lavorare in Arabia Saudita, ma soprattutto perché "Non tornerei in Italia"

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
29 novembre 2023
Ostetriche

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Paese che vai, medici - e non solo - italiani che trovi. Il principe ereditario dell'Arabia Saudita si rassegni: i nostri connazionali hanno tutta l’aria di non essere disposti a rinunciare alla propria cultura e ai diritti che il sistema democratico in cui sono inseriti e si sono formati garantisce loro.  D’altronde, la situazione anche in Occidente non sembra essere messa troppo male sul fronte delle opportunità. Se, da una parte, il Belpaese è alle prese con un mercato delle professioni sanitarie sempre più vivace, l’Europa sta facendo incetta di professionisti della sanità - anche alla prima esperienza - disposti a trasferirsi per trovare la loro strada.

La storia di Rosa

L’ostetrica Rosa De Luca fa parte di questo silenzioso ma assai numeroso esercito di donne e uomini che, per mettere a frutto anni di studio, hanno deciso di varcare il confine italico.
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Dopo la laurea per molti professionisti della sanità italiani le opportunità sembrano essere poche e molti scelgono di andare all'estero

Neo-laureata, dopo aver trascorso il periodo del servizio civile in un centro anti-violenza di San Miniato (Pi), ha deciso di guardarsi intorno. Le opportunità parevano poche, i concorsi strade in salita e talvolta sbarrate. In una giornata di orientamento, apprese la possibilità di andare a cercare fortuna all’estero. Il pensiero era rivolto alla Gran Bretagna, conoscendo la lingua inglese, ma l’offerta più completa arrivò dalla Germania. Senza conoscere una parola di tedesco, disse sì. Da quel giorno di sette anni fa, è iniziata una storia di gioie - e sacrifici - di cui, solo a sentirla parlare, si percepisce l’orgoglio. 

Un'ostetrica italiana in Germania

“Nonostante il grigiore, non tornerei in Italia”. Su questo Rosa non tentenna. Pur riconoscendo un differente approccio alla medicina - e, in generale, alla vita - dei tedeschi, tornare a casa non è nei suoi piani. La qualità della vita, il welfare e gli stipendi sono nettamente migliori. E poi ha la possibilità di svolgere, oltre al lavoro in ospedale, anche la libera professione. Un sogno che si avvera. “Qui le cose sono molto diverse rispetto all’Italia. Il modo di ragionare è totalmente differente. Qua si applica quello che si studia, senza appello.
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Rosa De Luca ha deciso di trasferirsi per avere opportunità di lavoro, qualità della vita, welfare e stipendi nettamente migliori

  Noi italiani siamo molto più abituati a ragionare, a lasciare spazio alla logica. Questo è un aspetto della Germania con cui, ancora oggi, faccio molta fatica a convivere. Per il resto, tutto è stato molto più semplice di quanto potessi immaginare. Dopo aver partecipato a un corso intensivo di tedesco, mi sono trasferita - racconta De Luca -. Avevo a disposizione un alloggio (piccolo ma vicino all’ospedale di Luneburgo, dove avevo preso servizio) e tutto era a misura di esordiente straniera. Lo staff era sempre pronto ad aiutarmi e, giorno dopo giorno, ho acquisito sicurezza". Che i non tedeschi fossero posizionati mezzo gradino sotto i 'purosangue' germanici è una nota che Rosa lascia trasparire senza neanche troppa amarezza. I congedi paritari, gli stipendi più che dignitosi, il pieno riconoscimento del ruolo delle ostetriche sono benefit troppo grandi a cui rinunciare per qualche occhiataccia da parte dei nativi. 

La fiducia nella medicina e i " pazienti/clienti"

Oggi mamma di due bambini, Rosa pone l’accento sul fatto che i professionisti sanitari nello Stato tedesco sentono molto meno il peso della loro attività. “Leggo che in Italia - ha spiegato - sono sempre di più i medici e i professionisti ad avere paura a svolgere il proprio lavoro. Le denunce crescono esponenzialmente e il rischio di finire in tribunale è dietro l’angolo. Qua le cose sono diverse: i pazienti assai difficilmente vanno per vie legali. La fiducia nei confronti della medicina continua a essere un valore assoluto.
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Nello Stato c'è molta fiducia nei professionisti sanitari. Il paziente, inoltre, è considerato un cliente a tutti gli effetti

Molto spesso, arrivano reclami scritti, è vero, ma si tratta di una pratica tutta tedesca - aggiunge - legata principalmente al servizio usufruito più che alla prestazione sanitaria in sé, è molto più probabile che un paziente reclami per il caffè freddo della macchinetta automatica che per una diagnosi a suo giudizio errata”. D’altronde, come più volte ha sottolineato Rosa durante l’intervista, “i pazienti qua sono considerati clienti”. Sì, perché il Sistema Sanitario Nazionale tanto criticato in Italia, in molti Paesi del mondo - e d’Europa - è un sogno. Anche in Germania per essere curati serve avere un’assicurazione.

L'assicurazione e i benefit

“Se hai un contratto regolare - ha spiegato Rosa - hai risolto. Automaticamente, ti verrà attribuita un’assicurazione pagata per metà dal datore di lavoro e l’altra metà attraverso il meccanismo delle trattenute". Un sistema all’americana, che molto ha da imparare dall’Italia ma che, tutto sommato, dimostra di funzionare, complice anche il numero elevato di occupati. “Un altro aspetto importante riguarda la maternità. Avere due figli in Italia - ha aggiunto Rosa - è una corsa a ostacoli, soprattutto se non si può contare sull’aiuto delle famiglie d’origine.
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A differenza che in Italia e invece come negli Stati Uniti, per essere curati serve avere un’assicurazione

In Germania, tutto è molto più semplice e si può fare affidamento addirittura a un assegno di 250 euro a figlio fino al raggiungimento della maggiore età o fino a 21 anni, se deciderà di proseguire negli studi. Un aiuto niente affatto indifferente".

L'ipotesi del Canada e il no all'Arabia Saudita

Nonostante ciò, lei e suo marito stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di trasferirsi di nuovo. Il dito sul mappamondo si è fermato sul Canada. Cultura occidentale, strutture all’avanguardia e un nuovo angolo di mondo da conoscere. Sulla chiamata alle armi dell’Arabia Saudita e sui cinquemila euro di retribuzione mensile, al di là di qualche tentennamento iniziale legato alla sua indomabile voglia di girare il globo, De Luca è stata perentoria: “Non accetterei. Significherebbe privare me e i miei figli di una libertà a cui non voglio rinunciare e farli crescere in un contesto culturale chiuso, escludente e diametralmente opposto al nostro modo di interpretare il presente". Anche questa volta, una sconfitta per il principe ereditario: Arabia Saudita 0 - Occidente 2.