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Home » Attualità » Perché la bandiera italiana è verde, bianca e rossa?

Perché la bandiera italiana è verde, bianca e rossa?

In occasione della Festa della Repubblica, il significato dei colori del Tricolore assume una rilevanza ancora più importante (e da non dimenticare)

Remy Morandi
2 Giugno 2022
bandiera italiana tricolore

bandiera italiana tricolore

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Ce ne sono tante in giro, soprattutto oggi in occasione della Festa della Repubblica. Appese alle finestre, disegnate sulle magliette, esposte all’ingresso dei palazzi istituzionali, degli edifici pubblici, degli hotel. La bandiera italiana sventola ovunque. E per molti è diventata un simbolo di orgoglio, di appartenenza, di identità. E no, non è vero che viene ritirata fuori solo durante le partite della Nazionale di calcio. E anche se così fosse, quale problema ci sarebbe nel piacere di sentirsi italiani? Comunuque, soprattutto oggi, è bene ricordarsi che anche la bandiera italiana ha una storia, un significato. I colori del Tricolore non sono stati scelti a caso e raccontano, ognuno di essi, frammenti di storia che hanno portato a quella che oggi è l’Italia. E allora è giusto chiedersi: perché la bandiera italiana è verde, bianca e rossa? 

La bandiera italiana appesa sul balcone di una casa

Perché la bandiera italiana è verde, bianca e rossa?

Il tricolore italiano quale bandiera nazionale nasce il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia. A quell’epoca l’Italia era travolta da un’onda di rivolgimenti in seguito all’invasione francese. E quel giorno di inizio gennaio, il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni (considerato “il padre del Tricolore”), decretò “che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti”. Così si legge nel decreto di adozione del tricolore italiano da parte della Repubblica Cispadana, emanato il 7 gennaio 1797 durante la XIV sessione del congresso cispadano.

La bandiera della Repubblica Cispadana

Ma perché proprio il verde, il bianco e il rosso? Come ricorda il Quirinale, nell’Italia del 1796 attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche di ispirazione giacobina che avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti adottarono (quasi tutte), con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, ispirate al modello francese del 1790. Ma non solo le varie repubbliche. Anche i vari reparti militari “italiani” costituiti a quel tempo per affiancare l’esercito di Napoleone Bonaparte, ebbero stendardi che riproponevano la medesima struttura in tre fasce di uguali dimensioni. In particolare, i vessilli reggimentali della Legione Lombarda presentavano appunto i colori bianco, rosso e verde. Quei colori erano fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione: il bianco e il rosso in particolare comparivano nell’antico stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano fin dal 1782 le uniformi della Guardia civica milanese. Quei tre colori vennero poi adottati anche negli stendardi della Legione Italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell’Emilia e della Romagna, e fu probabilmente questo il motivo che spinse la Repubblica Cispadana a confermarli nella propria bandiera.

Un ufficiale della gendarmerie nationale ai tempi della rivoluzione con indosso un cappello sul quale è appuntata una coccarda tricolore

Bandiera italiana, il significato dei colori

Il tricolore italiano deriva dunque da quello transalpino che nacque durante la rivoluzione francese dall’unione del bianco – il colore della monarchia – con il rosso e il blu – i colori simbolo di Parigi. Nelle prime coccarde tricolori italiane il verde simboleggiava l’uguaglianza e la libertà. Durante il periodo napoleonico invece i tre colori, il verde, il bianco e il rosso, acquisirono per la popolazione un significato più idealistico: il verde la speranza, il bianco la fede e il rosso l’amore.

Non ha basi storiche invece il luogo comune secondo il quale il verde sarebbe legato al colore dei prati e della macchia mediterranea, il bianco a quello delle nevi delle Alpi e delle montagne italiane e il rosso al sangue versato dai soldati italiani in guerra. Secondo altre congetture non fondate, il verde sarebbe un tributo che Napoleone Bonaparte avrebbe voluto fare alla Corsica, dove nacque.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Ce ne sono tante in giro, soprattutto oggi in occasione della Festa della Repubblica. Appese alle finestre, disegnate sulle magliette, esposte all'ingresso dei palazzi istituzionali, degli edifici pubblici, degli hotel. La bandiera italiana sventola ovunque. E per molti è diventata un simbolo di orgoglio, di appartenenza, di identità. E no, non è vero che viene ritirata fuori solo durante le partite della Nazionale di calcio. E anche se così fosse, quale problema ci sarebbe nel piacere di sentirsi italiani? Comunuque, soprattutto oggi, è bene ricordarsi che anche la bandiera italiana ha una storia, un significato. I colori del Tricolore non sono stati scelti a caso e raccontano, ognuno di essi, frammenti di storia che hanno portato a quella che oggi è l'Italia. E allora è giusto chiedersi: perché la bandiera italiana è verde, bianca e rossa? 
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La bandiera della Repubblica Cispadana
Ma perché proprio il verde, il bianco e il rosso? Come ricorda il Quirinale, nell'Italia del 1796 attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche di ispirazione giacobina che avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti adottarono (quasi tutte), con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, ispirate al modello francese del 1790. Ma non solo le varie repubbliche. Anche i vari reparti militari "italiani" costituiti a quel tempo per affiancare l'esercito di Napoleone Bonaparte, ebbero stendardi che riproponevano la medesima struttura in tre fasce di uguali dimensioni. In particolare, i vessilli reggimentali della Legione Lombarda presentavano appunto i colori bianco, rosso e verde. Quei colori erano fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione: il bianco e il rosso in particolare comparivano nell'antico stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano fin dal 1782 le uniformi della Guardia civica milanese. Quei tre colori vennero poi adottati anche negli stendardi della Legione Italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell'Emilia e della Romagna, e fu probabilmente questo il motivo che spinse la Repubblica Cispadana a confermarli nella propria bandiera.
Un ufficiale della gendarmerie nationale ai tempi della rivoluzione con indosso un cappello sul quale è appuntata una coccarda tricolore

Bandiera italiana, il significato dei colori

Il tricolore italiano deriva dunque da quello transalpino che nacque durante la rivoluzione francese dall'unione del bianco - il colore della monarchia - con il rosso e il blu - i colori simbolo di Parigi. Nelle prime coccarde tricolori italiane il verde simboleggiava l'uguaglianza e la libertà. Durante il periodo napoleonico invece i tre colori, il verde, il bianco e il rosso, acquisirono per la popolazione un significato più idealistico: il verde la speranza, il bianco la fede e il rosso l'amore. Non ha basi storiche invece il luogo comune secondo il quale il verde sarebbe legato al colore dei prati e della macchia mediterranea, il bianco a quello delle nevi delle Alpi e delle montagne italiane e il rosso al sangue versato dai soldati italiani in guerra. Secondo altre congetture non fondate, il verde sarebbe un tributo che Napoleone Bonaparte avrebbe voluto fare alla Corsica, dove nacque.
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