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Home » Attualità » Brittney Griner: crescono i timori per la stella del basket Usa detenuta in Russia

Brittney Griner: crescono i timori per la stella del basket Usa detenuta in Russia

Sono trascorse oltre tre settimane dal giorno del – presunto – fermo in aeroporto. Della giocatrice non si hanno notizie e nessuno è riuscito a contattarla. Intanto spunta la foto segnaletica, ma non si sa dove sia detenuta

Marianna Grazi
16 Marzo 2022
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Che fine ha fatto Brittney Griner? Della cestista texana della WNBA, vincitrice di due Olimpiadi (Rio 2016 e Tokyo 2020) e arrestata in un aeroporto in Russia con l’accusa di trasporto di droga su larga scala non si hanno notizie da quasi un mese. L’unica novità, ormai di qualche giorno fa, anche sui media internazionali (in primis la Cnn) e sul web inizia a circolare la foto segnaletica che la ritrae in piedi contro un muro con in mano un foglio su cui sembra scritto il suo nome. Ma non si conosce né il luogo né la data in cui la foto è stata scattata e la preoccupazione per le sorti della giocatrice di basket americana crescono.

Russian state TV has released a photo of WNBA star Brittney Griner, who was arrested on drug charges in the country after Russian officials say cannabis oil was found in her luggage. CNN’s @RosaFlores has the story. pic.twitter.com/SzB9MSSQfY

— CNN (@CNN) March 8, 2022

L’arresto in aeroporto

Il momento in cui il cane antidroga annusa la valigia di Griner e la donna viene fermata per possesso di oli per svapatore all’hashish

Griner è stata fermata il 17 febbraio scorso durante i controlli allo scalo moscovita di Sheremetyevo, secondo quanto riportato dalle autorità doganali russe. Una settimana esatta prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Pessimo tempismo, sfortuna, o accanimento del Paese a causa delle tensioni in corso con gli Stati Uniti: non c’è una ragione più valida di un’altra. La cestista era in Russia per giocare con la maglia dell’Ekaterinburg, pratica comune tra le professioniste che durante le pause dal campionato americano ‘arrotondano’ lo stipendio all’estero. L’arresto – visibile in alcuni immagini video diffusi dalla Russia – sarebbe stato causato dalla presenza, nella borsa della giocatrice, di alcune cartucce di oli a base di hashish per lo ‘svapatore’. Dal momento del fermo, che però non è ancora stato accertato quando sia avvenuto, con il timore che l’annuncio sia stato dato a giorni di distanza dall’avvenimento (l’ultimo accesso su Instagram, ad esempio, risale al 5 febbraio), della stella americana del basket femminile non si è saputo più nulla. Il procedimento penale che è stato aperto sul suo caso però, rischia di tenerla in carcere fino a 10 anni.

Contatti interrotti

La foro segnaletica di Brittney Griner detenuta in Russia

Dall’arresto all’aeroporto sono trascorse oltre tre settimane e nessuno, per il momento, è riuscito a mettersi in contatto con la giocatrice o i suoi carcerieri. Il repubblicano Colin Allred, del dipartimento di Stato Usa, ha rivelato che Brittney prima di ‘sparire nel nulla’ sarebbe almeno riuscita a parlare con il suo avvocato, che avrebbe poi informato sia la famiglia che le autorità del Paese. Al momento la custodia della Griner sarebbe finalizzata allo svolgimento del processo penale, dato che l’hashish in Russia è considerato una sostanza illegale. Ma il provvedimento, apparso fin da subito eccessivo, negli Stati Uniti e non solo viene visto come pretestuoso, se non addirittura premeditato: la texana, insomma, sarebbe il capro espiatorio dei russi per rivalersi contro i nemici storici dopo le sanzioni che hanno colpito Mosca nelle ultime settimane a causa dell’invasione in Ucraina. Una sorta di nuova Guerra Fredda a suon di ripicche, in cui però di mezzo c’è la vita di una persona.

Gli appelli per il rilascio

Brittney Griner è detenuta in Russia da oltre tre settimane

Non sapendo dov’è detenuta, né come stia, quello che si teme è che nei confronti di Griner non sarà seguito un trattamento legale equo. “La stanno facendo sembrare un boss della droga – ha detto alla Cnn Jonathan Franks –. Nessuno in Russia ottiene un giusto processo, è tutto truccato, in questa fase storica più che mai”. Il funzionario, che per anni si è occupato di cittadini americani che si sono trovati ad affrontare una situazione simile, ritiene che l’arresto sia eccessivo e che sia stato “seguito da una detenzione illecita e arbitraria“. Gli appelli per la liberazione della cestista, intanto, si fanno più insistenti. Dalla moglie, Cherelle, che chiede comunque che sul caso si garantita la massima privacy per proteggere la compagna, ai politici: la deputata democratica americana Sheila Jackson Lee ha chiesto il suo immediato rilascio, mentre un altro esponente del partito, John Garamendi, ha ammesso che in questo periodo sarà molto difficile negoziare la libertà di Brittney.

“Un simile provvedimento da parte delle autorità russe sarebbe stato preso anche senza pretesti”, commenta il giornalista Jason Rezaian, del Washington Post, che tra 2014 e 2016 è stato prigioniero in Iran. “Il caso di Griner non può infatti essere considerato un episodio a sé, rispetto a quanto stia accadendo in Ucraina, oltre alle sanzioni che hanno colpito Mosca negli ultimi giorni. La cautela in questi casi può essere nell’interesse della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ma non agevolerà certamente la liberazione della giocatrice” conclude. Le speranze dunque, sono appese ad un filo.

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Instagram

  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Che fine ha fatto Brittney Griner? Della cestista texana della WNBA, vincitrice di due Olimpiadi (Rio 2016 e Tokyo 2020) e arrestata in un aeroporto in Russia con l'accusa di trasporto di droga su larga scala non si hanno notizie da quasi un mese. L'unica novità, ormai di qualche giorno fa, anche sui media internazionali (in primis la Cnn) e sul web inizia a circolare la foto segnaletica che la ritrae in piedi contro un muro con in mano un foglio su cui sembra scritto il suo nome. Ma non si conosce né il luogo né la data in cui la foto è stata scattata e la preoccupazione per le sorti della giocatrice di basket americana crescono.

Russian state TV has released a photo of WNBA star Brittney Griner, who was arrested on drug charges in the country after Russian officials say cannabis oil was found in her luggage. CNN's @RosaFlores has the story. pic.twitter.com/SzB9MSSQfY

— CNN (@CNN) March 8, 2022

L'arresto in aeroporto

Il momento in cui il cane antidroga annusa la valigia di Griner e la donna viene fermata per possesso di oli per svapatore all'hashish
Griner è stata fermata il 17 febbraio scorso durante i controlli allo scalo moscovita di Sheremetyevo, secondo quanto riportato dalle autorità doganali russe. Una settimana esatta prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Pessimo tempismo, sfortuna, o accanimento del Paese a causa delle tensioni in corso con gli Stati Uniti: non c'è una ragione più valida di un'altra. La cestista era in Russia per giocare con la maglia dell’Ekaterinburg, pratica comune tra le professioniste che durante le pause dal campionato americano 'arrotondano' lo stipendio all'estero. L'arresto – visibile in alcuni immagini video diffusi dalla Russia – sarebbe stato causato dalla presenza, nella borsa della giocatrice, di alcune cartucce di oli a base di hashish per lo 'svapatore'. Dal momento del fermo, che però non è ancora stato accertato quando sia avvenuto, con il timore che l'annuncio sia stato dato a giorni di distanza dall'avvenimento (l'ultimo accesso su Instagram, ad esempio, risale al 5 febbraio), della stella americana del basket femminile non si è saputo più nulla. Il procedimento penale che è stato aperto sul suo caso però, rischia di tenerla in carcere fino a 10 anni.

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Brittney Griner è detenuta in Russia da oltre tre settimane

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"Un simile provvedimento da parte delle autorità russe sarebbe stato preso anche senza pretesti", commenta il giornalista Jason Rezaian, del Washington Post, che tra 2014 e 2016 è stato prigioniero in Iran. "Il caso di Griner non può infatti essere considerato un episodio a sé, rispetto a quanto stia accadendo in Ucraina, oltre alle sanzioni che hanno colpito Mosca negli ultimi giorni. La cautela in questi casi può essere nell’interesse della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ma non agevolerà certamente la liberazione della giocatrice" conclude. Le speranze dunque, sono appese ad un filo.

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