Dagli abusi verbali alle condotte offensive fino a vere e proprie intimidazioni o aggressioni: oltre
7 dipendenti su 10 (il 75%) negli Stati Uniti dichiarano di essere stati bersaglio o di aver assistito ad
atti di bullismo sul posto di lavoro, per un totale che va oltre i 79 milioni di collaboratori coinvolti. Stiamo parlando del
“workplace bullying”, ovvero di una forma di comportamento sociale di tipo violento e ripetuto nel tempo, attuato nei confronti di colleghi e collaboratori sul posto di lavoro. Un fenomeno ormai talmente diffuso che HR Executive lo definisce una vera e propria “
epidemia fuori controllo”. I dati sono stati diffusi oggi nell'ambito della
Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo, grazie all’approfondimento condotto sulle principali testate del settore da Espresso Communication per Great Place to Work Italia.
Workplace bullying, che cos'è
Il “workplace bullying” è tutt’altro che qualcosa da prendere sottogamba: i professionisti coinvolti nel fenomeno hanno maggiori probabilità di avvertire
problemi di salute mentale come ansia e depressione, può causare sia
danni fisici sia un crescente stato di
angoscia, nonché un alto tasso di
assenteismo e rotazione dei dipendenti. Altri effetti sono la bassa produttività e, di conseguenza, danni alla reputazione di un’azienda. Ovviamente, anche se i dati statunitensi sono i più completi, il
workplace bullying non è un fenomeno che riguarda solo gli USA. Secondo il portale britannico People Management, più di un quarto dei collaboratori coinvolti in un recente sondaggio afferma di essere stato vittima di
vessazioni all’interno del proprio luogo di lavoro. E secondo l’Irish Times il 9% dei lavoratori irlandesi ha subito atti di bullismo. Mentre l’hashtag
#workplacebullying conta oltre
19mila contenuti pubblicati su Instagram per raccontare la problematica attraverso il web.
Bullismo e pandemia, come sono cambiati i luoghi di lavoro
“La pandemia ha ulteriormente rafforzato una
problematica già esistente - sottolinea Beniamino Bedusa, presidente di
Great Place to Work Italia, azienda di consulenza leader nell’analisi del clima aziendale, nell’employer branding e nel change management -. All’interno di ogni workplace è fondamentale avere, anzi percepire, un
clima aziendale ed organizzativo
produttivo e stimolante. I collaboratori necessitano di
essere ascoltati: solo così è possibile trovare soluzioni mirate, tempestive ed efficaci per contrastare un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio in buona parte dell’universo professionale e lavorativo”. Per fortuna non esistono solo esempi negativi. Anzi. “Sono numerosi gli esempi di
aziende virtuose che si impegnano quotidianamente per contrastare la problematica” sottolinea Bedusa. Che conclude: “Queste imprese, oltre ad ascoltare le singole persone, le supportano all’interno degli ambienti di lavoro e creano iniziative, policy e benefit per occuparsi del loro
benessere psicofisico. E noi, come Great Place to Work, ne abbiamo la prova grazie alle nostre survey e, allo stesso tempo, alle testimonianze delle Certified Companies e dei Best Workplaces”.