La notizia è di quelle che fanno restare a bocca aperta: negli Stati Uniti ci sono stati più aborti dal rovesciamento della Roe v. Wade. Le interruzioni volontarie di gravidanza sono diventate più diffuse di quanto lo siano state nei mesi successivi alla decisione della Corte Suprema di abolire il diritto a livello federale.
Il dato emerge dalla ricerca di Society of Family Planning, una noprofit internazionale che riunisce il personale sanitario: la sentenza della Corte Suprema, emessa due anni e mezzo fa, non ha avuto un impatto sul numero dei ricorsi all'aborto, ma solo – si fa presto a dire “solo” – nel modo in cui le donne ricorrono a questo intervento. La media nazionale è anzi aumentata, nonostante negli Stati a guida Repubblicana che hanno vietato l'aborto il numero degli interventi e' crollato quasi a zero.
I dati sugli aborti
Secondo il grafico della noprofit, a giugno 2024 in tutti gli Stati Uniti sono state praticate 91.510 interruzioni di gravidanza, mentre nel luglio del 2022, un mese dopo la decisione dei giudici supremi di Washington, erano state 80.400. Il picco di interventi si è registrato a gennaio di quest'anno, con 102.590 interventi, mentre il dato più basso risale a novembre 2022 con 75.420 aborti. L'andamento dei dati indica che il ricorso all'interruzione da parte delle donne è cresciuto con il passare dei mesi, mantenendosi sempre più alto rispetto al 2022.
Per coloro che vivono negli Stati conservatori ci sono più ostacoli, ma sono migliaia le donne che hanno deciso – ovviamente potendoselo permettere, perché quello economico non è un dato da sottovalutare – di affrontare un viaggio, in aereo o in macchina, per sottoporsi a intervento in uno Stato dove l'aborto è ancora legale, oppure ha fatto ricorso alla pillola abortiva, facendosela spedire per posta da medici che si trovano fuori da questi stati a guida repubblicana.
L’uso della pillola abortiva
Secondo un altro report, fornito dal Guttmacher Institute, l’uso della pillola ha superato quello di chi ha scelto di sottoporsi a intervento. Rispetto a 24 anni fa, il ricorso all’operazione chirurgica è gradualmente diminuito del 63% e, ovviamente, l'uso dei farmaci è aumentato. C’è stato un vero e proprio boom di prescrizioni online nell'ultimo anno: solo nell'estate del 2024 un aborto su dieci è avvenuto attraverso pillole prescritte online a pazienti che si trovavano in Stati dove l'aborto è vietato o sottoposto a forti limitazioni. Proprio la diffusione del farmaco è al centro della battaglia che i movimenti pro-vita vogliono portare avanti, puntando sulla posizione antiabortista sostenuta dai Repubblicani e, anche se non in maniera decisa, dallo stesso Donald Trump.
Gli effetti negli stati repubblicani
Intanto i primi segnali di scontro cominciano ad affiorare. Questo mese il Texas ha fatto causa a una dottoressa che lavora nello Stato di New York per aver prescritto a una donna la pillola abortiva. Idaho, Kansas e Missouri, tutti a guida Repubblicana, stanno cercando di far passare leggi che classifichino le pillole come “sostanze pericolose” e spingono per vietare a livello federale la possibilità di spedire il farmaco per posta. Nel frattempo le cliniche specialistiche che operavano negli Stati conservatori hanno chiuso, ma questo non ha fermato il ricorso agli interventi. Secondo il Guttmacher Institute, le donne texane che hanno abortito in New Mexico, uno Stato che non ha vietato il ricorso all'interruzione di gravidanza, sono risultate più del doppio delle stesse residenti nello Stato del sud.