Cassa depositi e prestiti con meno donne nel cda, Lorenzin: “Il ministro chiarisca”

I candidati dei partiti al nuovo consiglio di amministrazione sono principalmente uomini. Per accontentarli, quindi, si potrebbe optare per la modifica allo statuto: quindi ridurre di un terzo il vincolo della parità di genere

di Redazione Luce!
9 luglio 2024
Senatrice Beatrice Lorenzin

Senatrice Beatrice Lorenzin

Ridurre il tetto della quota del genere meno rappresentato da almeno due quinti ad almeno un terzo del totale, nel cda di Cassa depositi e prestiti, per consentire il rinnovo dei consiglieri senza troppe giravolte. Potrebbe essere, stando a quanto scrive La Repubblica, la scorciatoia scelta dall’istituto per facilitare la nomina del nuovo consiglio di amministrazione, dopo che non si riesce a trovare la quadra da un mese e mezzo. E il motivo è molto semplice: i profili indicati e voluti dai partiti sono principalmente maschili (al momento su 9 candidati c’è solo una donna) e questo andrebbe contro gli attuali vincoli di genere, fissati appunto a due quinti (quota non obbligatoria per le società, come Cdp, non quotate).

Quindi cosa si fa? Si modifica lo statuto e si riduce il vincolo a un terzo, che è il minimo indispensabile, e nel frattempo lo si allarga anche al cda della gestione separata di Cdp, che conta altre cinque poltrone. Con il nuovo minimo fissato al 33% e su 14 poltrone complessive, il numero delle donne nei due cda potrà a quel punto fermarsi a 4. Il che faciliterebbe l’uscita dall’attuale impasse o almeno questo è l’intento. 

Le reazioni

A poco meno di una settimana dalla nuova assemblea che potrebbe portare alla modifica dello statuto, questo possibile escamotage inizia già a raccogliere malumori. 

"Apprendiamo dalla stampa che sta per cambiare lo statuto di Cassa Depositi e Prestiti per ridurre la presenza delle donne nella governance. Si eliminano, alla chetichella, le donne perché i nomi proposti dalla maggioranza di governo sono tutti uomini e così vogliono che sia. E così merito e pari opportunità finiscono nel cestino di partiti che pensano e gestiscono il potere come una cosa tra maschi – è il commento della senatrice Beatrice Lorenzin, vicepresidente del gruppo Pd all’articolo di La Repubblica – Questa è la risposta al dibattito maschilista contro la legge sulle quote rosa: siamo ancora lontanissimi da aver fatto nostra una cultura del merito e delle pari opportunità per le donne. E meno male che la premier è donna. Presento una interrogazione al ministro Giorgetti in commissione Bilancio per avere chiarimenti”.