Ridurre il tetto della quota del genere meno rappresentato da almeno due quinti ad almeno un terzo del totale, nel cda di Cassa depositi e prestiti, per consentire il rinnovo dei consiglieri senza troppe giravolte. Potrebbe essere, stando a quanto scrive La Repubblica, la scorciatoia scelta dall’istituto per facilitare la nomina del nuovo consiglio di amministrazione, dopo che non si riesce a trovare la quadra da un mese e mezzo. E il motivo è molto semplice: i profili indicati e voluti dai partiti sono principalmente maschili (al momento su 9 candidati c’è solo una donna) e questo andrebbe contro gli attuali vincoli di genere, fissati appunto a due quinti (quota non obbligatoria per le società, come Cdp, non quotate).
Quindi cosa si fa? Si modifica lo statuto e si riduce il vincolo a un terzo, che è il minimo indispensabile, e nel frattempo lo si allarga anche al cda della gestione separata di Cdp, che conta altre cinque poltrone. Con il nuovo minimo fissato al 33% e su 14 poltrone complessive, il numero delle donne nei due cda potrà a quel punto fermarsi a 4. Il che faciliterebbe l’uscita dall’attuale impasse o almeno questo è l’intento.
Le reazioni
A poco meno di una settimana dalla nuova assemblea che potrebbe portare alla modifica dello statuto, questo possibile escamotage inizia già a raccogliere malumori.
"Apprendiamo dalla stampa che sta per cambiare lo statuto di Cassa Depositi e Prestiti per ridurre la presenza delle donne nella governance. Si eliminano, alla chetichella, le donne perché i nomi proposti dalla maggioranza di governo sono tutti uomini e così vogliono che sia. E così merito e pari opportunità finiscono nel cestino di partiti che pensano e gestiscono il potere come una cosa tra maschi – è il commento della senatrice Beatrice Lorenzin, vicepresidente del gruppo Pd all’articolo di La Repubblica – Questa è la risposta al dibattito maschilista contro la legge sulle quote rosa: siamo ancora lontanissimi da aver fatto nostra una cultura del merito e delle pari opportunità per le donne. E meno male che la premier è donna. Presento una interrogazione al ministro Giorgetti in commissione Bilancio per avere chiarimenti”.