
Un momento della protesta fuori dal Parlamento Ungherese
Il 14 aprile 2025 il Parlamento ungherese ha approvato una nuova modifica costituzionale che limita ulteriormente i diritti della comunità LGBTQ+. La riforma, proposta dal partito di governo Fidesz - guidato dal premier Viktor Orbán -, vieta legalmente qualsiasi espressione pubblica legata alla diversità sessuale, comprese le marce Pride. La giustificazione? La protezione dello sviluppo infantile: emendamento dichiara infatti che i diritti dei bambini allo sviluppo morale, fisico e spirituale prevalgono su qualsiasi altro diritto diverso dal diritto alla vita, compreso il diritto di riunirsi pacificamente.
Un’escalation iniziata nel 2020
La stretta sui diritti LGBT+ in Ungheria non è nuova: è il risultato di un percorso sistematico iniziato diversi anni fa, sotto il governo del primo ministro Viktor Orbán. Nel maggio 2020, il Parlamento ungherese ha approvato una legge che vieta il riconoscimento legale del cambio di genere: le persone transgender e intersessuali non hanno più potuto aggiornare i propri documenti ufficiali per riflettere la loro identità di genere e sono state quindi obbligate a vivere con documenti che non corrispondono alla loro identità. Una misura che ha avuto un impatto profondo sulla vita quotidiana di molte persone, esponendole a discriminazioni e umiliazioni in ambito lavorativo, sanitario e sociale.
Giugno 2021: vietata la “promozione dell’omosessualità”
Nel giugno 2021 è stata poi approvata una controversa legge che vieta la “promozione” dell’omosessualità o dei percorsi di transizione di genere tra i minori. Questa norma - fortemente ispirata alla cosiddetta “legge anti-propaganda gay” russa - proibisce di fatto qualsiasi contenuto educativo o mediatico che parli positivamente della comunità LGBTQ+ destinato ai giovani.
Le scuole, i programmi televisivi e persino i libri per bambini sono stati soggetti a censura. E così sono state duramente colpite l’educazione inclusiva e la libertà di espressione. La legge ha provocato una forte reazione da parte dell’Unione Europea, che ha avviato una procedura d'infrazione contro l’Ungheria per violazione dei diritti fondamentali.
Vietato il Budapest Pride

Solo un mese fa il Parlamento ungherese ha compiuto un ulteriore passo nella limitazione della libertà di espressione approvando una legge che, di fatto, vieta il Budapest Pride e qualsiasi altra manifestazione pubblica a sostegno dei diritti LGBTQ+. La nuova normativa si basa sull’espansione della precedente legge del 2021 sulla “protezione dei minori”, che vieta la diffusione di contenuti sull’omosessualità ai minori di 18 anni. Tuttavia, con questa nuova misura, si arriva a una vera e propria criminalizzazione della visibilità LGBT+ negli spazi pubblici, poiché qualsiasi manifestazione che includa simboli, discorsi o bandiere arcobaleno può essere interpretata come una “violazione della legge”.
Le pene previste
Le pene previste sono severe: i partecipanti rischiano sanzioni pecuniarie che vanno da 6.500 a 200.000 fiorini (circa 16-500 euro), mentre per gli organizzatori si prevedono fino a dodici mesi di detenzione. Inoltre, la legge autorizza il controverso uso della tecnologia di riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine per identificare i partecipanti alle manifestazioni, alimentando forti preoccupazioni sul rispetto della privacy e dei diritti civili. Questa misura ha provocato un’ondata di paura e autocensura tra gli attivisti, molti dei quali temono ritorsioni o conseguenze legali semplicemente per aver preso parte a eventi pacifici. E ora, con una votazione di 140 voti a favore e 21 contrari, il parlamento ungherese ha codificato all’interno della Costituzione le legge approvata a marzo.

La reazione della comunità
Nonostante la repressione crescente, la comunità LGBT+ ungherese continua a mobilitarsi, con il sostegno di associazioni internazionali per i diritti umani. Il divieto del Pride non ha fermato completamente le proteste: in varie città ungheresi e in capitali europee come Vienna e Berlino, migliaia di persone sono scese in piazza per dimostrare solidarietà e chiedere il rispetto dei diritti fondamentali. Le immagini di queste manifestazioni, in cui sventolano bandiere arcobaleno accanto a cartelli con messaggi come “L’amore non si censura”, sono diventate simbolo della resistenza pacifica contro l’autoritarismo e la discriminazione.
L'escalation delle restrizioni sui diritti LGBT+ in Ungheria rappresenta una preoccupante deriva autoritaria che limita le libertà fondamentali. La comunità internazionale osserva con crescente attenzione, mentre all'interno del paese si moltiplicano le voci di dissenso e le proteste contro queste misure discriminatorie.