Dalla Cina una sentenza storica per le coppie omogenitoriali

Una donna ha ottenuto la custodia condivisa della figlia nata dalla relazione con l’ex compagna. La bambina avrà così due madri: un’apertura importante per un Paese dove le coppie omogenitoriali non sono riconosciute

28 agosto 2024
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Maternità condivisa, in Cina la sentenza storica (foto di repertorio)

Una vittoria per lei, un passo avanti per il suo Paese. Una donna cinese ha visto riconosciuti i propri diritti in qualità madre di una coppia omogenitoriale. La Corte Popolare di Pechino ha stabilito che la donna, separata dalla compagna da anni, può ottenere la custodia condivisa della figlia nata da quella relazione. Una sentenza storica in una Cina che fondamentalmente ignora le relazioni omosessuali, non le contempla a livello giuridico. Un segnale, seppur timido, di apertura.

La storia

Le due donne si sono sposate negli Stati Uniti nel 2016. Nello stesso anno e sempre lì, si sono sottoposte a un trattamento di fecondazione assistita, con embrioni ottenuti dagli ovuli di una delle due (l’ex moglie della protagonista) e lo sperma di un donatore impiantati in entrambe le donne. Nel 2017 nascono due bambini, un maschio e una femmina, entrambi geneticamente legati solo ad una delle due. Tornati in Cina, però, la relazione si è interrotta e nel 2019 la coppia si è separata (negli Stati Uniti sono ancora legalmente sposati). L’ex moglie della donna ha portato i due figli a vivere con lei nella capitale, interrompendo con la compagna ogni contatto.

Nel marzo 2020, la protagonista della storia ha fatto causa per la custodia condivisa dei bambini, dando il via a quella che è stata la prima disputa di custodia tra persone dello stesso sesso in Cina. Quattro anni dopo è arrivata per lei la vittoria.

Il tribunale di Pechino ha stabilito che alla donna devono essere consentite delle visite mensili con la bambina che ha partorito nel 2017, ma non con l'altro figlio.

La legge cinese ha un ''approccio di evitamento'' alle relazioni gay, ha detto Gao Mingyue, l'avvocato difensore della donna, come riporta il The Guardian: ''Non definisce chiaramente i diritti delle coppie dello stesso sesso''. Il codice civile e la legge cinese sul matrimonio impongono che un bambino abbia un padre e una madre, regolarmente sposati. Non esistono disposizioni, quindi, per gestire la cosiddetta ''maternità condivisa'': una pratica piuttosto comune all’interno delle coppie lesbiche e che consiste nell’impiantare un embrione creato con l’ovulo di una donna, nell’utero dell’altra. Ma per la legge cinese è colei che partorisce ad essere riconosciuta come madre biologica, ecco perché la donna in questione è riuscita a ottenere la custodia condivisa della bimba che ha messo al mondo, ma non del fratello, di cui ha pochissime possibilità di essere riconosciuta come tutrice. 

Questa apertura da parte del tribunale di Pechino, sempre secondo l'avvocato, sarebbe legata al calo delle nascite con cui la Cina deve fare i conti, per cui si cerca di tutelare sempre di più i diritti dei bambini nati fuori dal matrimonio, da famiglie Lgbtqi+ o da genitori single.