Il Congresso di Città del Messico ha approvato la Legge 'Paola Buenrostro’, che classifica come reato il transfemminicidio (l'omicidio di donne transgender a causa della loro identità di genere) punendolo con condanne da 35 a 70 anni di carcere. Si tratta del secondo dei 32 Stati messicani ad avere una legislazione specifica, dopo Nayarit, che aveva dato il suo via libera il 1 marzo. La nuova normativa prende il nome da una lavoratrice sessuale transgender assassinata nel 2016, da un uomo che confessò di averla uccisa dopo aver sentito la sua voce e sapendo che era una donna trans.
Un passo importante per Città del Messico, uno degli stati messicani con il più alto numero di crimini di odio. Nel 2024 sta vivendo un'ondata di violenza contro le donne trans: da gennaio sono stati registrati almeno 10 transfemminicidi nella capitale. Quest'anno ne sono stati segnalati oltre 30 in tutto il Paese, e la capitale è la regione con il maggior numero di vittime. Secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica e geografia del 2021, il tasso (13,6 ogni 100.000 abitanti) è più del doppio di quello delle donne cisgender (6 ogni 100.000 abitanti).
“Questa sentenza risponde all'urgenza sociale che le donne trans hanno portato in quest'aula”, ha dichiarato la deputata Ana Francis López, portavoce della commissione che ha approvato la legge.
La votazione è stata molto partecipata e seguita dal palco dagli attivisti della comunità, tra cui persone vicine a Buenrostro, che hanno srotolato una grande bandiera trans nell'aula.
Chi era Paola Buenrostro
E’ nel suo nome che l'attivista Kenya Cuevas ha dato vita a un importante movimento per rendere giustizia alla sua amica e che ha portato per la prima volta al riconoscimento del primo transfemminicidio come tale.
Originaria di Campeche, Paola Buenrostro lavorava come sex worker nella capitale del Paese, una situazione tristemente comune a causa della limitata possibilità di trovare lavoro proprio per la sua identità di genere. Il 30 settembre 2016, all'età di 25 anni, Buenrostro è salita a bordo dell'auto del suo assassino. Pochi metri dopo, l’uomo, quando si è accorto che Paola era una donna trans, le ha sparato a bruciapelo. Tutto davanti agli amici e amiche di Paola che da quel momento non hanno mai smesso di combattere per lei, per renderle giustizia.
Hanno dovuto aspettare tre anni per averla. Nel settembre 2019, l'allora procuratrice generale di Città del Messico Ernestina Godoy si è scusata pubblicamente e ha riconosciuto la sua morte come il primo caso di transfemminicidio.
Una triste storia che ha ispirato anche la nascita dell'associazione Casa de las Muñecas Tiresias, che offre rifugio a tutte le persone trans che lo richiedono, con alloggio, servizi sanitari, terapia e riabilitazione.