“Abbiamo una figlia nata con Gpa e ne faremo un altro”: commettere un reato universale per amore

Luca Capuano e Salvatore Scarpa sono tra i tanti ‘disobbedienti’ che desiderano mettere su famiglia e lo fanno con l’unico mezzo a disposizione che, dopo la legge Varchi, gli fa rischiare il carcere: “La nostra madre surrogata è cattolica e benestante, l'ha fatto per aiutarci”

di CLAUDIA CANGEMI -
30 ottobre 2024
Luca Capuano e Salvatore Scarpa con la loro figlia

Luca Capuano e Salvatore Scarpa con la loro figlia

“Dare la vita con un atto d'amore collettivo, maturo e consapevole: perché mai dovrebbe essere un 'reato universale' secondo la legge di un Paese che non esita a vendere armi a chi in un anno ha massacrato decine di migliaia di donne e bambini?”.

Luca Capuano e Salvatore Scarpa hanno avuta una bambina tramite la gestazione per altri, e se tutto va bene la loro piccola Paola, 15 mesi, avrà presto un fratellino o una sorellina. L'approvazione in via definitiva della legge Varchi, che rende la gpa “reato universale” è stata per loro un duro colpo, ma non per questo hanno deciso di rinunciare al sogno di avere un secondo figlio. E anzi l'ulteriore giro di vite dà loro ulteriore motivazione per impegnarsi nella battaglia per i diritti delle coppie Lgbtq+ (e in generale per quelle che non possono portare avanti la gravidanza).

“Ieri c'è stata una manifestazione contro la legge Varchi, ma eravamo in pochi: tante persone, sia tra quelle che hanno già figli con gpa che tra quelle che vorrebbero intraprendere il percorso, hanno paura a esporsi. Anche noi sappiamo di rischiare, ma siamo convinti che raccontare la nostra esperienza possa essere un modo per sensibilizzare l'opinione pubblica, e aiutarla a superare pregiudizi cavalcati da una classe politica incoerente e omofoba”.

Luca Capuano e Salvatore Scarpa con la loro figlia
Luca Capuano e Salvatore Scarpa con la loro figlia

Iniziamo dal principio...

“La nostra storia d'amore è iniziata nel 2016 e pochi mesi dopo siamo andati a vivere insieme qui a Ercolano. Nel 2021 ci siamo sposati con una grande festa cui hanno partecipato 200 persone e non molto tempo dopo abbiamo iniziato a parlare di mettere su famiglia. L'adozione è stata la nostra prima idea, ma contrariamente a diversi altri Paesi europei in Italia questa non è consentita alle coppie omosessuali anche se sposate. Per chi vuole una famiglia, l'unica strada (costosa e accidentata) è la gestazione per altri all'estero. Dopo attenta valutazione, ci siamo rivolti a un'agenzia specializzata e molto seria di Los Angeles, che ci ha proposto di incontrare via web alcune candidate. Con Ashley abbiamo avuto il classico colpo di fulmine, reciproco”.

Parlatemi di lei. Le avete mai chiesto qual era la sua motivazione per prestarsi a portare in grembo vostro figlio?

“È stata una delle prime domande che le abbiamo posto. Ci ha risposto: 'Mi si colma il cuore di gioia all'idea di poter aiutare una famiglia a realizzare il suo sogno'. Ashley è una donna cattolica colta e benestante, ha un marito e due figli di 7 e 5 anni che porta ogni domenica in chiesa. Vorrei farla conoscere a quelli che parlano di sfruttamento e di bambini 'comprati'. Era la prima volta che si prestava alla gpa, d'accordo con i suoi. Quando ne ha parlato alla madre lei le ha risposto semplicemente: 'Se è una cosa che ti rende felice fallo’. E anche i suoi figli hanno accolto con gioia l'arrivo di Paola, sono stati tra i primi a prenderla in braccio. Siamo diventati una bellissima famiglia allargata. E questo è tanto vero che Ashley ci darà presto un altro bambino: lo fa perché vede e sa con quanto amore abbiamo accolto Paola. Malgrado le distanze, il legame tra tutti noi è fortissimo”.

Quanto avete pagato per l'intera procedura?

“Circa 150mila dollari. Solo una minima parte è andata ad Ashley, a titolo di compensazione per gli otto mesi in cui non ha potuto lavorare a causa della gravidanza. Il resto è stato pagato per l'assicurazione sanitaria, l'agenzia e soprattutto le strutture mediche che negli Stati Uniti sono carissime: solo per il parto abbiamo pagato 10mila euro, e tremila per 24 ore di degenza dopo la nascita”.

Non c'è mai stato alcun problema o screzio tra voi? Nessuna difficoltà emotiva?

“Mai. Serenità e armonia sono state una costante. Ashley non ha neppure voluto il supporto psicologico che la clinica proponeva. Pensiamo non ci sia dimostrazione migliore del fatto che l'esperienza sarà ripetuta: quando abbiamo accennato al desiderio di avere un secondo figlio, Ashley ci ha detto: non cercate altrove, lo farò io”.

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Chi di voi ha donato il seme?

“Tutti e due. Abbiamo voluto mescolarlo per sottolineare il fatto che entrambi siamo genitori di Paola. E lo stesso avverrà per il secondo bambino, perché verrà usato un altro dei blastocisti creati a inizio 2022 e congelati. Nei prossimi giorni avverrà l'impianto, siamo molto emozionati”.

Non temete le conseguenze di andare contro la nuova legge?

“Se sarà necessario andremo a vivere in un altro Paese, meno oscurantista”.

Con Paola qual è la situazione?

“Siamo rientrati in Italia con il suo passaporto e un certificato di nascita che ci indicava entrambi come genitori, ma a causa della sentenza della Cassazione del 2022 pur bussando alla porta di molti Comuni non abbiamo ottenuto la trascrizione. Paola per la legge è ancora una 'turista americana' orfana. Non ha diritto ad andare né all'asilo né a scuola, è iscritta a un nido privato. Per poter ottenere almeno una trascrizione parziale, 'obtorto collo' abbiamo dovuto rassegnarci a farle fare un test del Dna per stabilire chi di noi è il padre biologico, l'altro dovrà intraprendere la costosa procedura dell'adozione in casi speciali. Questo comporta altre spese per avvocati, trafile burocratiche, una lunga attesa. E dovremo sottoporci alle visite degli assistenti sociali per dimostrare di essere genitori 'adeguati'. Non è una forma di violenza psicologica? Migliaia di bambini non voluti e non amati nascono ogni giorno nelle cosiddette 'famiglie regolari' e a meno di clamorose evidenze di abusi o trascuratezza nessuno va a verificare come vengono cresciuti. Chi fa una scelta come la nostra, difficile e tortuosa com'è, ha un grande desiderio di condividere affetto, cura e dedizione, eppure il nostro gesto d'amore (che coinvolge anche Ashley, portatrice per scelta consapevole e non certo per costrizione) è considerato nientemeno che un 'reato universale'. Noi non giudichiamo gli altri né pensiamo che tutti dovrebbero fare come noi, ma non vogliamo essere criminalizzati in base ai pregiudizi di persone che non sanno niente di niente”.

Cosa rispondete a chi dice che la gestazione per altri è una forma di mercificazione del corpo della donna?

“Se il problema è lo sfruttamento di donne in condizioni economiche precarie, si agisca in quel senso, regolamentando la gpa in modo che sia consentita solo in forma gratuita. In diversi Paesi già oggi è così: dall'Australia alla Danimarca, passando per Regno Unito, Belgio e Paesi Bassi. Perché a una donna deve essere proibito dalla legge un gesto che non solo non fa male a nessuno, ma crea la vita e completa una famiglia dove regna l'amore? Anche in questo caso la donna è considerata un'incapace da tenere sotto tutela, priva del diritto di autodeterminazione, non in grado di compiere scelte che riguardano il suo stesso corpo. Se non è sessismo questo...”.

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E i diritti dei bambini?

“Noi pensiamo che sia da augurare a qualsiasi bambino la fortuna di crescere in una famiglia che l'ha desiderato tanto da essere disposta a rischiare la prigione per farlo nascere. Tutela forse i neonati una legge che prevede di far finire i genitori in carcere con pene fino a 2 anni, rendendoli orfani, o li manda sul lastrico con ammende da un milione di euro? E come li fa sentire sapere che metterli al mondo è un reato talmente grave da dover essere perseguito in tutto il mondo? Crediamo che le conseguenze psicologiche di questa consapevolezza siano molto più pesanti del fatto di essere stati portati in grembo da una donna che non è poi la persona che si prende cura di loro. E se si vuole offrire un'alternativa a chi desidera avere un figlio, allora si permetta anche alle coppie omosessuali di adottare. E quei politici che si riempiono la bocca parlando della superiorità della 'famiglia tradizionale', si guardino un po' in casa: quanti di loro hanno avuto figli solo nell'ambito del matrimonio e con lo stesso partner con cui ancora vivono?”.

Siete entrambi cattolici, ma la Chiesa non è certo comprensiva con le coppie omosessuali, tantomeno con quelle che vogliono figli.

“Purtroppo è vero, infatti noi siamo credenti ma poco praticanti. Però abbiamo fatto battezzare Paola, perché vogliamo crescerla nella fede”.

E come avete fatto?

“Non è stato facile, ma alla fine abbiamo trovato un sacerdote disponibile, che ha avuto il coraggio di disobbedire perché ha compreso la sincerità e la profondità della nostra fede e del nostro amore per Paola, una convinzione certo molto superiore a quella di tanti genitori che fanno battezzare i figlio solo per ipocrita conformismo”.