Ammonimento più semplice, preparazione specifica degli operatori e delle forze dell'ordine, braccialetto elettronico, distanza minima di avvicinamento, arresto in flagranza differita. Sono queste alcune delle novità introdotte dal
ddl Roccella che, dopo essere stato approvato alla Camera, ha avuto
il via libera anche del Senato con 157 voti favorevoli. La legge andrà a rafforzare le norme già presenti nel
Codice Rosso per la tutela delle donne vittime di violenza.
La ministra della Famiglia e delle Pari opportunità Eugenia Roccella
Codice rosso bis, di cosa si tratta
Nel dettaglio, si compone di
19 articoli diretti da un lato a rafforzare la protezione delle vittime attraverso misure di prevenzione, il potenziamento delle misure cautelari e l'anticipazione della soglia della tutela penale; dall'altro ad assicurare la certezza dei tempi dei procedimenti che hanno ad oggetto reati di violenza di genere o domestica. Ad esempio,
l’articolo 9 aumenta la pena prevista relativa alla violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e al divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. In questi casi, secondo l’articolo immediatamente successivo, viene consentito l’arresto in flagranza differita grazie all’introduzione, nel codice di procedura penale, del nuovo articolo 382 bis. Con
l’articolo 11, invece, si amplia la misura pre-cautelare dell'allontanamento d'urgenza dalla casa familiare. Anche se non c'è flagranza di reato, ma timore che il reato sia reiterato e rischio per la vittima, possono essere disposti l'allontanamento urgente dalla casa familiare e il divieto di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa, anche senza aspettare il provvedimento del giudice. Sono stati anche introdotti
termini più brevi per la valutazione delle misure cautelari da parte del pm, che con la nuova legge dovrà decidere se richiederle entro 30 giorni (attualmente non c’erano limiti di tempo) dal momento in cui sono iniziate le indagini nei confronti della persona accusata. Il giudice potrà inoltre imporre all’imputato di non avvicinarsi ai luoghi frequentati abitualmente dalla vittima, con l’obbligo di
mantenere una distanza di almeno 500 metri: l’obbligo potrà essere fatto rispettare anche con l’uso del braccialetto elettronico, la cui procedura di applicazione viene semplificata e rafforzata.
Misure cautelari anche per i reati spia
Tra le principali novità pensate per la prevenzione del fenomeno c’è l’estensione delle misure cautelari anche alle persone accusate dei cosiddetti ‘reati spia’, ovvero quelli che sono indicatori di violenza di genere come ad esempio
percosse, lesione personale, minaccia grave, atti persecutori, diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, violazione di domicilio. Proprio sul tema della prevenzione, non sono mancate le critiche: il testo infatti prevede che il Governo si impegni a "valutare l’opportunità di inserire nei programmi scolastici, con il pieno coinvolgimento dei genitori, a partire dalla scuola secondaria di primo grado,
l’educazione al rispetto, anche attraverso una formazione emotivo sentimentale".
Antonella Veltri, presidente dell'associazione Dire
Dubbi sull'educazione al rispetto
Su questo punto si è espressa la presidente di Dire
(Donne in rete contro la violenza), Antonella Veltri: "Presentare questo ddl come un’azione di prevenzione, come sta facendo il Governo, è fuorviante. Le cosiddette ‘iniziative formative’ non sono chiare e, senza una formazione capillare, costante e adeguatamente finanziata, rischiamo di essere l’ennesima dichiarazione d’intenti senza finalizzazione concreta". Tante quindi, ma non abbastanza, le novità introdotte dal cosiddetto ‘Codice Rosso bis’, diventato legge a pochi giorni dal femminicidio, che ha particolarmente colpito l’opinione pubblica, della ventiduenne
Giulia Cecchettin, brutalmente uccisa con 20 coltellate a testa e collo dall’ex fidanzato Filippo Turetta. La nuova legge rafforza quindi le innovazioni portate in materia di violenza di genere dal Codice Rosso. Quest’ultimo aveva introdotto nuovi reati, inasprito le sanzioni per quelli esistenti e disegnato una procedura su misura per tutelare meglio e prima chi viva situazioni a rischio. Nel corso degli anni, però,
il numero dei femminicidi nel nostro Paese non è purtroppo diminuito. Questo significa che bisogna fare di più, non solo in ambito di repressione del fenomeno, quanto e soprattutto di prevenzione. Cosa che ancora, purtroppo, non sembra trovare spazio.