Non solo lavoratori e lavoratrici, ma anche studenti e studentesse. Il
congedo parentale potrebbe allargarsi anche agli universitari grazie alla
Statale di Milano, dove è in corso un iter che potrebbe portare a una vera e propria rivoluzione all’interno dell’Ateneo.
Congedo parentale per studenti e studentesse
In un’intervista a Repubblica, il rettore
Elio Franzini ha spiegato la sua posizione in merito: "Oramai un’università deve rendersi conto che vive in un contesto complesso, dove devono essere garantiti servizi di qualità, ancor più per gli studenti che, per un motivo o per l’altro, risultano svantaggiati negli studi". Il congedo parentale darebbe la possibilità ai neogenitori che frequentano
l’ateneo milanese di
seguire le lezioni da remoto – sono inclusi anche quei corsi che prevedono la frequenza obbligatoria – nei due mesi prima del parto e nei sei successivi dall’arrivo del bambino. Non più, quindi, solo le studentesse di dottorato o chi è iscritto alla scuola di specializzazione di area medica come previsto fino a questo momento, ma anche tutti coloro che – neomamme o neopadri, ma
anche genitori adottivi e affidatari senza alcuna differenza – non hanno la possibilità di seguire i corsi nei mesi precedenti e successivi alla nascita del bambino.
Facoltà di Medicina fra tutte
A richiedere per prime di poter seguire le lezioni da remoto, sono state le studentesse della facoltà di Medicina, che hanno fatto da apripista per tutti gli altri. "Fermo restando – continua il rettore nell’intervista – che la maternità non è una patologia, io credo che le neomamme vivano davvero un periodo molto complicato della vita. I bambini vanno curati, allattati, seguiti. I primi mesi sono difficili. E io credo sia doveroso per un’istituzione, ancor più in un momento di calo demografico, dare tutte le garanzie possibili e immaginabili perché siano serene. E questo qualora volessero portare avanti gli studi anche nei mesi vicini alla nascita di un bambino".
La rivoluzione dell'Ateneo milanese
Ora il testo deve essere approvato dalla commissione didattica e successivamente dal senato accademico, anche se
entro la fine di febbraio il congedo parentale per gli universitari della Statale, potrebbe già essere realtà. L’Ateneo milanese sarebbe così
il primo a compiere un passo simile, fondamentale per tutte quelle coppie che decidono di avere figli quando ancora stanno intraprendendo un percorso universitario. Un passo importantissimo, che porterebbe grandi benefici alle neo mamme e ai neo papà, dando loro la possibilità di conciliare l’essere genitori con lo studio.
Novità per i lavoratori
Per quanto riguarda i lavoratori, invece, la nuova
legge di Bilancio ha introdotto
l'innalzamento per il secondo mese di congedo parentale che si può chiedere fino ai sei anni di età del figlio o dall'entrata del minore in famiglia
dal 30% al 60% della retribuzione, ma che sarà all'80% per il solo 2024.
Non c'è ancora parità
Ma ciò che manca ancora in Italia è il
congedo paritario tra mamma e papà. Una misura che altri Paesi – come ad esempio la Finlandia dell’ex premier Sanna Marin dove da agosto 2022
una nuova legge ha stabilito che entrambi i genitori potranno prendersi 160 giorni di ferie e trasferirne 63 al partner, se lo desiderano – è già attiva e che andrebbe a incidere su quello che in
Italia è un problema grave: le donne che, impossibilitate a conciliare casa e lavoro, decidono di licenziarsi. Nell’ultimo anno sono state oltre 40mila. Basti pensare che nel nostro Paese il
congedo parentale per il padre ha una durata di 10 giorni non obbligatoriamente continuativi che diventano 20 in caso di parto gemellare. Numeri bassissimi se pensiamo che in Spagna, ad esempio, i giorni dedicati ai papà sono arrivano fino alle sedici settimane.
C’è bisogno di una svolta, urgente, in questo senso. Di leggi che si allontanino dall’idea che è solo la donna a dover rinunciare al lavoro per stare a casa con i figli. Non può e non deve esserci differenza tra la mamma e il papà. Ma la strada per capirlo, purtroppo, è ancora molto lunga.