Mentre l’Italia chiede garanzie sulle condizioni di detenzione di Cecilia Sala, da Teheran non arrivano notizie rassicuranti. La cosa ci stupisce? No. Dopo le nostre chiacchierate con chi conosce da vicino l’Iran, tra cui Pegah Moshir Pour e Alessia Piperno, ci eravamo fatti un’idea di cosa significhi la reclusione in una cella di Evin (definirlo carcere sarebbe un eufemismo, quindi evitiamo).
Nelle telefonate che le sono state concesse dopo giorni e giorni senza poter sentire nessuno, la giornalista – stando a quando riportato da Repubblica e Corriere della Sera – avrebbe raccontato alla famiglia le sue condizioni di detenzione, sbugiardando di fatto le promesse che erano arrivate da Teheran. Sulla scia delle altre testimonianze, Cecilia Sala viene trattata esattamente al pari delle altre persone detenute: dorme per terra, con solo una misera coperta, quindi al freddo, in una cella singola. Non vede nessuno, neppure chi le porta il cibo. Il suo ultimo contatto umano è stato il 27 dicembre, quando ha incontrato l’ambasciatrice Paola Amedei. Il pacco con i beni di prima necessità inviatole dalla famiglia? Mai consegnato, figuriamoci. Anzi, le avrebbero tolto anche gli occhiali da vista. “Fate presto” avrebbe chiesto Sala ai parenti.
E “fate presto” è quello che chiedono in tanti qui in Italia. Ieri, in una nota verbale ufficiale consegnata ieri al governo iraniano, la Farnesina ha chiesto la "liberazione immediata".
Cecilia Sala, giornalista de Il Foglio e Chora media, voce del podcast Stories, era tornata in Iran per fare il suo lavoro: raccontare. In uno dei suoi ultimi video, nonché nell’ultima puntata da lei registrata del podcast, descrive un paese che ama “questo è il posto che più mi è mancato”, trovato cambiato: “Centinaia di migliaia di donne non indossano più il velo – racconta la sua voce – e se ne fregano se qualcuno le fotografa o le telecamere installate per la città le riprendono”. Osserva le nuove generazioni iraniane, le loro abitudini, frequenta i loro posti, parla con loro. Nella stessa puntata intervista una ragazza di 21 anni, Diba, scappata di casa due anni fa per conquistare la sua autonomia, indossa il volo solo al lavoro, dopodiché mostra con orgoglio i suoi capelli corti color del fuoco.
Cecilia Sala è stata arrestata lo scorso 19 dicembre nel suo hotel a Teheran con l’accusa di aver violato le leggi islamiche del Paese. Cosa significhi esattamente non è dato saperlo, dopotutto a un regime non interessa dare spiegazioni.