Passata piuttosto in sordina, lo scorso 12 dicembre 2024 si è svolta la prima ‘Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico”. Questa data, destinata a diventare ricorrenza, intende sottolineare l’importanza della tutela di docenti e personale scolastico in linea con la promulgazione dalla legge n.25 del 4 marzo 2024. Dati assai preoccupanti confermano l’aumento costante di episodi di violenza nelle scuole, quindi con la recente norma giuridica vengono introdotti sostanziali cambiamenti sulla rilevanza civile e penale di determinati comportamenti aggressivi da parte di genitori e alunni nei confronti di docenti e addetti scolastici.
Il caso di Enrico Morabito rappresenta probabilmente uno degli emblemi più paradigmatici di questo malcostume. Molti infatti ricorderanno come due anni fa il professore partenopeo sia stato picchiato duramente solo per essersi "permesso” di aver scritto una nota disciplinare a carico di alcuni studenti della sua classe. Enrico porta dentro ancora adesso le ferite dovute a una violenza brutale, mentre non si cancella lo sgomento di fronte all’atteggiamento laconico da parte di chi lo avrebbe dovuto palesemente difendere: “Ho avuto tantissimi messaggi di solidarietà da parte di tanti giovani studenti e colleghi provenienti da ogni città italiana, ma nessuno dalla scuola De Curtis di Casavatore dove insegno, né dalle istituzioni locali che si sono limitate a condannare sbrigativamente il gesto solo con un post su Facebook.”
Il professor Morabito, appassionato di teatro fin da bambino per aver iniziato a recitare all'età di 5 anni, è laureato presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II in lettere moderne con specializzazione in musica e spettacolo e un Master di II livello in Drammaturgia e Cinematografia. Ha diretto vari cortometraggi, vincendo diversi premi in concorso a festival italiani e stranieri, mentre attualmente insegna recitazione cinematografica presso l'Accademia Uniarte APS di Pomigliano D'Arco. E’ attivo in ambito sociale soprattutto grazie all’applicazione della ‘clown terapia’ svolta all’interno di vari centri socio sanitari di Napoli, arte di cui è anche docente per numerosi enti nazionali di formazione.
Professore, perché c’è tanta violenza contro gli insegnanti nelle scuole?
“Secondo me il problema nasce dal fatto che i genitori non riescono più a ricoprire il ruolo genitoriale, preoccupati di essere più amici che educatori dei propri figli, quasi fossero presi da una strana sindrome di Peter Pan con rifiuto a crescere e ad assumersi le proprie responsabilità. In questo contesto il rapporto fra scuola e famiglia si deteriora sempre più e fra le parti non vi è collaborazione, perciò credo nella frase espressa con efficacia da qualcuno secondo cui ‘la scuola potrà essere la seconda famiglia quando la famiglia tornerà ad essere la prima scuola’.”
Dopo due anni dalla sua aggressione è cambiato qualcosa?
“Purtroppo non credo. Quest'anno c'è stata l'ultima udienza che ha scagionato uno dei due aggressori che erano stati riconosciuti dalle telecamere dei negozi per mancanza di prove. L'unico condannato ad un anno di carcere è ancora a piede libero e questo mi fa rabbia. Il mio legale ha fatto ricorso, quindi attendiamo riponendo assoluta fiducia nella giustizia italiana.”
Il fatto di essere stato vittima di atti violenti ha suscitato gesti di solidarietà o critiche per i rimproveri da cui tutto è scaturito?
“Ho avuto tantissimi messaggi di solidarietà da parte di tanti giovani studenti e colleghi provenienti da ogni città italiana, ma nessuno dalla scuola De Curtis di Casavatore dove insegno, né dalle istituzioni locali che si sono limitate a condannare sbrigativamente il gesto solo con un post su Facebook. Magari in cuor mio mi sarei aspettato di più: una telefonata o un incontro per dimostrarmi le loro vicinanza. Anche i giornalisti della stampa e della tv mi hanno dato molta forza attraverso il loro supporto in moltissime occasioni.”
Che responsabilità hanno i genitori in tutto questo?
“La responsabilità è a mio giudizio principalmente loro, soprattutto quando lasciano che i propri figli si abbandonino già in età precoce a gesti violenti: mi spiace dirlo, ma questo è il probabile indizio che determinati comportamenti siano un po’ il “pane quotidiano” nelle loro case. Nel corso di altre interviste rilasciate in quel periodo non ho mancato di attribuire la colpa di quanto a me accaduto specialmente ai genitori, che, invece di fare assieme a una buona autocritica un efficace esame di coscienza, si sono perfino sentiti offesi.”
Da docente e da uomo di spettacolo ha approfondito le ragioni del disagio fra i giovani?
“Sì. Spesso tendiamo a dare la colpa al web o a quello che i ragazzi vedono al cinema ed in tv. Sicuramente i mass media hanno il loro demerito ma la maggior parte della responsabilità è dovuta al fatto che mancano solidi valori familiari e validi punti di riferimento, proprio come dicevo all'inizio e per ribadire la mia convinzione. Secondo me andrebbero allora educati in primis i genitori, magari grazie a incontri formativi fra scuola e famiglia, preferibilmente alla presenza di un professionista esperto in dinamiche psicologiche e sociologiche.”
Cosa risponde a chi giudica Napoli una città "difficile", dove la violenza più che altrove sarebbe maggiormente presente?
“Smentisco subito tale affermazione. Tutto il mondo è paese e tanto dalle notizie sul web che dai telegiornali risulta che anche altre città non siano esenti da fenomeni gravi di violenza, scuole comprese. Napoli è una bella città, ricca di cultura e attrattive, una città che ha dato i natali a grandi artisti (possiamo citare Totò, Massimo Troisi, Luciano De Cresceno, Pino Daniele...) ma anche a importanti personaggi di rilievo notevole come Elena Ferrante, Maurizio De Giovanni, Vincenzo Salemme...La lista sarebbe lunghissima. Quindi no: Napoli non è affatto una luogo particolarmente difficile. Napoli è una città come tutte le altre, con lati positivi e negativi allo stesso tempo.”
Ha mai pensato di raccontare sullo schermo la sua vicenda come contributo personale volto a mettere fine alla violenza tra i banchi di scuola?
“Sembrerà strano, ma per volere del caso già nel lontano 2003 ero stato coinvolto, in veste di esperto esterno di cinema presso una scuola media, nella creazione di un medio metraggio assieme ai miei allievi: il tema trattato era proprio il bullismo e la violenza contro i docenti. Avevamo dunque introdotto il discorso sulla delinquenza minorile quando non era stato neppure ancora pubblicato il famoso romanzo ‘Gomorra’ di Saviano. Magari potrei riproporre oggi proprio quel mediometraggio ambientandolo nella quotidianità contemporanea immaginando l’intera questione con un diverso grado di maturità, forte dell’assai amara esperienza personale che però mi ha aiutato a fare chiarezza su tanti aspetti della vita.”