Dà il nome femminile ai carabinieri, rivelando di essere trans: 30enne assolta al processo

di CAMILLA PRATO
1 giugno 2021

transgender symbol

La protagonista della vicenda, una transessuale 30enne del Paraguay che attualmente vive a Milano, era uscita per comprare dei medicinali. Quando i militari le hanno chiesto i suoi dati, il 24 marzo del 2020, durante controlli per le limitazioni anti covid, ha indicato il nome femminile Pamela, con il quale si fa chiamare da circa 15 anni, omettendo pertanto il suo nome all'anagrafe, Luis Miguel Alvarez Lezcano. Ma ha subito rivelato di essere una ragazza trans, in attesa dell'operazione di riassegnazione di genere. Ciononostante la ragazza ha dovuto rispondere a processo di falsa attestazione ad un pubblico ufficiale sulla propria identità. Oggi però, il magistrato del Tribunale di Milano, Paolo Salvatore, l'ha assolta dall'accusa. Tra le motivazioni: "Ha indicato le generalità nelle quali si riconosce ed è riconosciuto nell'ambiente sociale di riferimento" e, di conseguenza, "perché il fatto non sussiste". Secondo il giudice "è da ritenere che, nel declinare le false generalità, è mancata anche la coscienza e volontà di mentire, dal momento che aveva in tal modo inteso indicare le generalità nelle quali (per ragioni di identità di genere) si riconosce ed è riconosciuto nell'ambiente sociale di riferimento. Assenza di dolo ancora più evidente se si pensa alla pressoché immediata messa a parte degli operanti del fatto di essere transessuale". "Durante l'udienza – spiega Debora Piazza, legale di Pamela – il giudice ha mostrato grande sensibilità dicendo alla mia assistita che, se le faceva piacere, le avrebbe posto le domande come se fosse stata una donna e lei si è sentita subito a suo agio spiegando di sentirsi da sempre, fin da piccola, imprigionata in un corpo che non è il suo. Sta aspettando il permesso di soggiorno per poi finalmente operarsi e concludere il percorso di transizione".