Le tre vite di Toni Milano, il Guerriero delle Paralimpiadi: “La vera disabilità è nella testa di chi non sa guardare oltre”

Toni Milano, “Il Guerriero”, ha trasformato la sua malattia in una sfida da vincere: “Voglio annullare ogni limite possibile, per essere da sprone e aiuto nei confronti di chi si trova in simili condizioni”. Dalla passione per la bici al wheelchair racing, ora corre verso le Paralimpiadi di Los Angeles 2028

di GUIDO GUIDI GUERRERA
15 marzo 2025
Toni Milano, soprannominato "Il Guerriero"

Toni Milano, soprannominato "Il Guerriero"

Lo hanno soprannominato “Il Guerriero”, e non a caso. Lui è Toni Milano, un atleta paralimpico poco più che quarantenne nato in Italia ma cresciuto in Svizzera, affetto da sempre da una forma congenita di distrofia muscolare degenerativa.

Toni definisce, questa attuale, la terza parte della sua vita, sinonimo di rivalsa sul male che lo affligge dalla nascita e di cui fin da piccolo era stato vagamente consapevole pur mancando una diagnosi conclusiva da parte dei medici.

Con addosso un amore assoluto per le corse in bicicletta, afferma scherzando di aver imparato prima a correre in bici e solo dopo a camminare. I ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza rappresentano la prima fase della sua esistenza, quella dello sgomento, del sentirsi “strano” senza che nessuno riuscisse a capire di cosa si trattasse.

Ma lui era un ragazzo dotato di grande energia, non solo così tanta da farlo sembrare in perfetta salute, ma tale da consentirgli perfino di conquistare notevoli traguardi sportivi.

La seconda fase è quella terribile del sopravvento della patologia con sintomi ormai evidenti e inequivocabili che finalmente vengono riconosciuti e portano a una diagnosi certa. La sua è una condizione di non ritorno perché si tratta di una malattia degenerativa che non dà scampo: qualcuno arriva a predire addirittura la sua fine precoce.

Ma ecco “Il Guerriero” prendere forza dalla sua stessa straordinaria natura e come l’araba fenice rinascere incredibilmente dalle sue stesse ceneri: un Toni nuovo, certamente limitato fisicamente, ma dotato di una forza di volontà e di resilienza portentosa.

Inizia in una clinica svizzera la sua riabilitazione e al contempo scopre per sé la possibilità di una intrigante avventura, di una sfida che sembra fatta apposta per sollecitare il carattere di un vero sportivo: la corsa su sedia a rotelle realizzata con fibre ultraleggere chiamata wheelchair racing. Adesso Toni si sta preparando alle Paralimpiadi di Los Angeles 2028, lo fa con la stessa tenacia di quando, bambino, voleva essere un vincente e questo a dispetto di quel “qualcosa” che non andava esattamente bene. Si allena tutti i giorni e lo fa mettendosi in gioco con entusiasmo e con la gioia negli occhi perché è un lottatore nato, perché vuole la vittoria, perché vuole essere per tutti un esempio vivente di forza di volontà. Toni, Il Guerriero, ha già vinto, Toni Il Guerriero può mostrare al mondo il suo più alto trofeo: il trionfo assoluto dell’essere umano su ogni suo possibile limite.

La sua sedia a rotelle è realizzata con fibre ultraleggere, sul modello delle wheelchair racing
La sua sedia a rotelle è realizzata con fibre ultraleggere, sul modello delle wheelchair racing

Toni, chi è un guerriero? Perché ama definirsi così?

“Questo appellativo mi è stato dato da una persona che mi ha conosciuto bene e ha voluto mettere in risalto le mie doti di forte resilienza. Personalmente sono convinto che la vita sia sempre e comunque una battaglia, così penso che nel chiamarmi a quel modo si sia colto nel segno. So bene che ogni giorno dovrò confrontarmi con qualcosa di diverso e speciale, quindi non mi abbatto mai e forte della mie risorse interiori vado avanti senza remore e timori. Io la vita la sfido guardandola in faccia senza avere mai paura”.

Un guerriero è anche un eroe?

“Sì, in qualche misura mi sento un eroe e questo dal momento stesso in cui sono riuscito a mettere sotto controllo la malattia. A bordo della mia carrozzina da corsa mi sembra di essere una specie di alieno dotato di una forza di volontà straordinaria, utile a farmi comprendere quanto grandi siano dentro ognuno di noi le energie alle quali attingere. A volte mi sembra di somigliare a uno di quei super eroi della Marvel: il mio intento è annullare ogni limite possibile, per essere soprattutto da sprone e aiuto nei confronti di chi come me si trova in simili condizioni. Sono convinto che ciascuno di noi dispone di quei ‘super poteri’: l’ essenziale è compiere un profondo lavoro di ricerca interiore per tirarli fuori e farli funzionare”.

Come ha avuto inizio tutto questo?

“Il problema è sempre esistito, sin da piccolissimo ho avvertito che qualcosa non andava esattamente bene. Eppure già a 6 anni correvo in bicicletta: potrei perciò dire che ho imparato prima a pedalare e poi a camminare, ma i problemi ho cominciato ad avvertirli circa tre anni dopo. Purtroppo i dottori si trovavano di fronte a un bambino vivace e apparentemente sano così continuavano ad affermare che in me non c’era niente di anomalo. Per arrivare a formulare una diagnosi precisa sono dovuto arrivare a 23 anni e questo in occasione di una biopsia muscolare di routine. Un intero ventennio di attese e incertezze per poter finalmente sapere di cosa si trattava. Eppure la mia vita continuava a scorrere quasi normalmente, finché nel 2012 le mie funzioni si sono spente una dopo l’altra come le luci di un albero di natale, con la triste prospettiva di poter perdere presto anche la vita”.

Toni Milano si sta preparando alle Paralimpiadi di Los Angeles 2028
Toni Milano si sta preparando alle Paralimpiadi di Los Angeles 2028

Si è mai sentito limitato in qualche misura?

“Dal punto di vista mentale, mai. Quelli sono limiti che ci creiamo da soli. Se non avessi creduto in questo assunto sarei già spacciato e non riuscirei a pormi traguardi e obiettivi da raggiungere efficacemente. Sul piano fisico i limiti li ho, eccome. Però uso la mia energia per reagire, per mettermi in gioco ogni giorno, fare di me un uomo sempre migliore e un atleta capace di imprese notevoli. Toni, Il Guerriero, vuol dimostrare sempre di essere molti passi avanti rispetto ai presunti limiti imposti dalla sua condizione”.

Ha mai avuto la sensazione di essere socialmente escluso o discriminato?

“Siamo nel 2025, eppure vedo molta ignoranza e mancanza di sensibilità in giro. Spesso mi vedo additare come ‘quello in carrozzina’, un essere strano da evitare e considerare come un prodotto abnorme di un mondo abituato a concepire solo modelli di ipotetica perfezione. La cosa strana è che se incontriamo per strada qualcuno senza un braccio o una gamba fa meno impressione di una persona a bordo di una carrozzina, considerata per antonomasia simbolo detestabile di menomazione. In realtà sono convinto che la vera disabilità si annida nel cervello di tante persone, e nonostante oggi si parli tanto di inclusione reputo quel termine molto abusato, spesso adoperato con leggerezza semplicemente per raggiungere scopi utilitaristici e per nulla trasparenti”.

La sua esistenza sembra appartenere a una persona che ha vissuto più vite in una...

“Questo è fuori di ogni dubbio. Io sono assolutamente sicuro che sin dalla nascita ci viene assegnata una missione su questa terra con un compito ben preciso da portare a termine al meglio e a qualunque costo, nonostante le difficoltà e gli eventuali ostacoli. Più vite, più esperienze da mettere insieme per farne dono specialmente a chi vede in noi un modello, un esempio da seguire e forse da imitare”.