Denuncia la violenza con un'emoji: il compagno la picchia davanti alla figlia

A Ischia una donna di circa 50 anni ha lanciato un messaggio in codice ad un'amica che ha chiamato i Carabinieri. E la figlia li avverte del tentativo di fuga

di MARIANNA GRAZI -
26 giugno 2023
violenza assistita

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Un messaggio in codice per chiedere aiuto. Rita (nome di fantasia), una donna di circa 50 anni, di Casamicciola Terme sull'isola d'Ischia, ha usato un segno convenzionale, l'emoji del pollice all'insù, per segnalare ad un'amica che il compagno la stava nuovamente picchiando.

La violenza domestica denunciata con l'emoji

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Una donna 50enne di Ischia con un messaggio in codice ha avvertito un'amica che il compagno la stava picchiando

La vittima, attraverso questo simbolo conosciuto da tutti e molto usato (così da non destare sospetti) ha lanciato un sos all'amica che, riconoscendo il codice utilizzato, a sua volta ha chiamato subito i Carabinieri per avvertire che la donna era in pericolo. I militari della compagnia di Ischia hanno raggiunto l'appartamento segnalato, dove hanno trovato la donna in stato di shock, in lacrime e con un grosso livido sull'occhio destro. Quando se li è trovata davanti ha provato a dire, con un filo di voce, che andava tutto bene, che in casa non c'era nessun oltre a lei e la figlia. Una bugia detta forse per spavento, forse per vergogna. Non riusciva a smettere di tremare.

La denuncia della figlia: "Papà picchia la mamma"

E così la sua bambina, di soli 12 anni, proprio non ce l'ha fatta. Aveva assistito alle botte, pochi minuti prima, provando anche invano a dividere i genitori. Dall'altra stanza, quando ha capito che la storia rischiava di restare sepolta dal silenzio della paura, ha gridato ai militari: "Arrestate papà perché picchia la mamma".
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Le donna ha subito per anni i maltrattamenti dell'uomo tra le mura di casa, sotto gli occhi della loro figlia

È stata quindi proprio la figlia della coppia ad avvertire i Carabinieri che il padre stava provando a scappare. Un militare è subito corso sul retro dell'abitazione, dove ha sorpreso l'uomo mentre era intento a riempire una borsa per la fuga. L'aggressore era armato, aveva con sè un coltello a lama sottile lungo 18 centimetri e uno multifunzione lungo 14 centimetri. I militari lo hanno quindi bloccato e portato in caserma.

I maltrattamenti durati anni

Quello che i Carabinieri hanno scoperto era un copione letto e riletto: le minacce, gli abusi scattavano sempre più frequenti, senza motivo. E poco importa che ad assistere ci fosse un minore, la loro bambina. Dai successivi accertamenti sono emersi anni di violenza e maltrattamenti nei confronti della compagna, culminati nell'ultimo episodio.
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Quando sono entrati nell'abitazione i Carabinieri hanno trovato la donna con un livido sull'occhio, visibilmente sotto shock

L'ennesimo di una lunga serie. La vittima aveva anche presentato diverse denunce per le violenze del suo compagno, poi sempre ritirate. Per paura di ritorsioni? Probabilmente. La donna lo sapeva che ogni giorno che trascorreva in quella casa, dove il marito teneva anche dei coltelli, rischiava la vita. E così, invece che ricorrere ancora una volta alle forze dell'ordine, ne aveva parlato con la sua amica e insieme avevano individuato un codice, un segnale che avrebbe fatto capire quando era in pericolo: lo stratagemma dell'sos tramite emoji.

La richiesta d'aiuto

Un modo semplice ma efficace per chiedere aiuto, che si è rivelato risolutivo. Le due avevano deciso che se Rita avesse inviato un messaggio whatsapp contenente solo un pollice all'insù, la sua amica avrebbe dovuto avvertire le forze dell'ordine. Per questo, all'ennesima aggressione, quando si è presa due pugni alle tempie e uno sull'occhio, nonostante la paura di essere scoperta, il senso di vergogna che l'ha portata persino a negare l'evidenza delle botte, ha scelto di mettere la parola fine alle violenze subite. Quel messaggio lo ha inviato.
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Tra Napoli e provincia, da gennaio a novembre 2022, sono state arrestate o denunciate 1937 persone per violenza sessuale, atti persecutori o femminicidi, di cui la maggioranza compiuti in famiglia

Nonostante le iniziali resistenze ad aprire La 12enne figlia della coppia, che è anche intervenuta al momento dell'aggressione cercando di tenere il padre lontano dalla mamma, sta bene, mentre l'uomo è stato arrestato e portato nel carcere di Poggioreale a Napoli, a disposizione dell'autorità giudiziaria. Le accuse nei suoi confronti sono quelle di maltrattamenti contro familiari o conviventi commessi in presenza di persona minore con disabilità e lesioni personali.

La lunga scia della violenza a Napoli e provincia

Si allunga così il lungo, lunghissimo elenco di storie di donne segnate dalla violenza. Dal primo gennaio alla prima settimana di novembre 2022, tra Napoli e provincia sono state arrestate e denunciate in flagranza di reato e su disposizione dell'autorità giudiziaria ben 593 persone per atti persecutori, 70 persone per violenza sessuale e 3 persone per femminicidio. Sono 1271, invece, le persone arrestate e denunciate per maltrattamenti in famiglia, per un totale di 1937 persone. Un fenomeno che registra la triste media, per difetto, di sei persone arrestate o denunciate al giorno.