Dal dramma alla nuova vita insieme: rischia di morire e sposa la compagna in ospedale

Il matrimonio tra Roberto e Simona si era celebrato in terapia intensiva con un rito civile perché lui era ‘in imminente pericolo di vita’. Ora la coppia è tornata finalmente a casa

di EMANUELE CUTSODONTIS
8 dicembre 2024
Il matrimonio in terapia intensiva

Il matrimonio in terapia intensiva

Pescia, 8 dicembre 2024 – Un mese dopo il dramma è ormai alle spalle. Roberto Biagioni è finalmente tornato a casa. Un brutto aneurisma lo aveva costretto al ricovero nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Cosma e Damiano.

Abbiamo raccontato la sua storia, una commovente storia di amore e voglia di vivere, di cui il 61enne è stato protagonista insieme alla compagna di tutta la vita, Simona Riccomi, 55 anni, operatrice sanitaria nel pronto soccorso dell’ospedale pesciatino. I due hanno preso la decisione di sposarsi proprio nel reparto di terapia intensiva, scelta possibile dalla situazione di ‘imminente pericolo di vita’ dal Codice Civile.

Quella di Roberto e Simona è una coppia consolidata: alle spalle dei due, una convivenza decennale. Il loro sogno era quello di una lunga vita in comune, all’insegna della serenità. Da tempo progettavano un matrimonio tradizionale in una bella chiesa addobbata, nel segno della gioia e della musica, circondati dall’affetto degli amici e delle famiglie. Poi è arrivata la malattia, che ha costretto Roberto al ricovero. Un lungo periodo, quasi due mesi, trascorso fra terapia intensiva e chirurgia, costellato da una serie di interventi, cinque difficili operazioni, non esenti da gravi rischi.

La coppia ha chiesto e ottenuto l’avallo per celebrare il matrimonio, necessario per garantire i diritti giuridici previsti dal codice per prendere decisioni legali o amministrative. Una unione che Simona e Roberto sono determinati a celebrare nel modo migliore, con una grande festa, appena sarà reso possibile dalle condizioni di salute del neo sposo.

Il ritorno a casa è stato felice – ci dice Roberto, con voce stanca –. Mi servono tempi per riprendermi, sono molto debilitato. Ora la prossima barriera da superare sarà la ricollocazione al lavoro e il riconoscimento della pensione. Dovrò sicuramente affrontare un’altra lotta. L’Italia è un paese strano. Ho paura che mi sarà fatto ostruzionismo. Quando ero in ospedale mi è stata mandata la visita fiscale. A me, adesso, si prospetta l’inidoneità al lavoro. Dovrò rivolgermi a medico legale e a un avvocato del lavoro”. Intanto però Roberto si è ripreso la propria vita a casa. Con la moglie Simona al suo fianco.