Un successo, ottenuto 'alla faccia' del Parlamento.
Cinquecentomila firme già raggiunte sul
referendum per l’eutanasia, promosso dall’
Associazione Luca Coscioni e dai Radicali. Nessuno, però, si aspettava un tale successo, in quest’estate 2021, per un referendum così speciale e 'settoriale', come pure quello sulla giustizia. Le firme, dunque, ci sono. Ora si tratterà di superare il
controllo di forma della Corte di Cassazione, sulla validità delle firme, e poi quello della
Corte costituzionale, sull’ammissibilità dei quesiti. Una volta espletati questi due passaggi, nella prossima primavera il governo dovrà stabilire
la data in cui celebrare i due referendum. A meno che, certo, dopo l’elezione del Capo dello Stato (febbraio 2021), non vengano sciolte le Camere in via anticipata e non si corra verso elezioni politiche. In quel caso, entrambi i referendum slitterebbero.
Il referendum sull’eutanasia: un successo inaspettato
Sono più di 500.000 le persone che hanno firmato il referendum per la legalizzazione dell'eutanasia. Lo annunciano
Filomena Gallo e Marco Cappato, a nome del comitato promotore del referendum "Eutanasia legale" e dell'associazione Luca Coscioni, chiarendo che la cifra è stata comunicata al Comitato promotore da parte dei
gruppi di raccolta firme ai tavoli (430.000 firme), alle quali si aggiungono
oltre 70.000 raccolte online e un numero ancora imprecisato di firme nei
Comuni. In soli
46 giorni, sono davvero tante. Inoltre, i due comitati – entrambi legati alla galassia radicale – hanno dimostrato che, dopo anni di impasse forzato, tra commissioni speciali, verdetti storici della Cassazione sul
'diritto di morire' e progetti di legge finiti nel pantano del Parlamento, il
tema sta molto a cuore agli italiani.
Alla faccia del Parlamento che ‘non’ legifera…
Marco Cappato, il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni
"Di fronte agli annunci di iniziative parlamentari e al proseguire della violazione dei diritti dei malati, già sanciti dalla sentenza della Consulta sul
caso Cappato-Antoniani, meglio noto come 'dj Fabo' (sentenza del 2019 che dichiarava "non punibile", a "determinate condizioni", chi "agevola l'esecuzione del proposito di suicidio", ndr.) - scrivono in una nota i promotori - vogliamo precisare che il referendum è uno
strumento legislativo per realizzare riforme con effetto vincolante, non è - né dal punto di vista legale né da quello politico - uno 'stimolo' al Parlamento affinché legiferi, né tantomeno un alibi per il Governo e le Regioni per continuare a violare impunemente la legge". Insomma, il referendum 'tira dritto', alla faccia di un
Parlamento che non legifera (la proposta di legge in materia, relatori Trizzino e Bazoli, è ferma, ormai da molti mesi, in commissione). "Se nel frattempo il Parlamento avrà la forza di approvare una legge (come quella ora ferma in Commissione alla Camera) che
depenalizzi il cosiddetto 'aiuto al suicidio' (articolo 580 del codice penale) - concludono - ricalcando la sentenza della Consulta, si tratterà di un passo avanti, ma non si supera l'utilità del referendum".
L’opposizione della Chiesa
Ma il
Vaticano - finora silente - esprime preoccupazione attraverso le parole di
monsignor Vincenzo Paglia, arcivescovo e presidente della Pontificia Accademia per la Vita: "La mia preoccupazione è davvero profonda", dice intervistato da Vatican News. "C'è la tentazione di una nuova forma di eugenetica: chi non nasce sano, non deve nascere. E insieme con questo c’è una nuova concezione salutistica per la quale chi è nato e non è sano, deve morire. È l’eutanasia". "Si sta man mano incuneando – continua monsignor Paglia - nella sensibilità della maggioranza una
concezione vitalistica della vita, una concezione
giovanilistica e salutistica in base alla quale tutto ciò che non corrisponde ad un certo benessere e ad una certa concezione di salute viene espulso". Di certo, dietro l’ostilità del Vaticano c'è anche quella del
centrodestra a licenziare un
provvedimento sul fine vita, tema che vede non solo Lega, FdI e FI scettici, se non del tutto contrari, ma anche Italia Viva molto tiepida, sull’argomento. Ma dove non è arrivata – e, molto probabilmente – non arriverà la legge e il Parlamento, arriverà il referendum.
"Basta un click!". Il 'barbatrucco' di Magi…
Da meno di un mese, per firmare i referendum, c’è anche una novità, quello della
firma on-line. I referendum e le leggi di iniziativa popolare, infatti, si possono, e si potranno, firmare, oltre che ai tavoli dei gazebo anche tramite web. È la novità introdotta con un emendamento al
decreto Semplificazioni, approvato a fine luglio all’unanimità dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente, e fortemente voluto dall’ex radicale, e oggi deputato di +Europa,
Riccardo Magi, che è riuscito a farla approvare 'alla chetichella', senza che se ne capisse la forza. Si tratta infatti di una misura che consente ai cittadini di poter apporre la propria firma tramite
Spid, il sistema pubblico di identità digitale. Della nuova procedura si è già servita l’associazione Luca Coscioni per i referendum sull’eutanasia legale, ma anche la Lega per quelli sulla giustizia. Magi, ovviamente, gioisce: "È una
conquista storica perché consente di superare gli ostacoli alla raccolta delle firme che avevano reso quasi impraticabile lo strumento referendario". Anche il grillino Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, è soddisfatto: "Una vittoria del Parlamento e dell’innovazione, consapevoli che
la tecnologia può liberare diritti". Già, peccato che, in tutta questa sarabanda referendaria, l’M5s – che poneva proprio i referendum popolari come le migliori frecce al proprio arco – sia rimasto totalmente afono e silente, disinteressato e avulso da due campagne referendarie che, come detto, stanno cambiando profondamente volto all’Italia.