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Home » Attualità » Francia, il Senato dice sì ad inserire l’aborto in Costituzione. I favorevoli: “Voto storico”

Francia, il Senato dice sì ad inserire l’aborto in Costituzione. I favorevoli: “Voto storico”

Scompare il riferimento al "diritto" cara alla sinistra parlamentare ma si fanno passi avanti nel cammino del riconoscimento delle "libertà della donna"

Marianna Grazi
2 Febbraio 2023
Il Senato francese approva la mozione per inserire l'aborto in Costituzione

Il Senato francese approva la mozione per inserire l'aborto in Costituzione

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Il Senato francese si è espresso a favore dell’iscrizione nella Costituzione della “libertà della donna” di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza (ivg). Nella formulazione votata dai parlamentari viene abbandonata la nozione di “diritto” tanto cara alla sinistra, ma il via libera permette alla proposta legislativa di proseguire il suo cammino.

Le sénat vote pour inscrire l’#IVGDansLaConstitution

Une victoire féministe et un acte politique puissant pour les droits des femmes en France et symboliquement dans le monde.

Mais c’est une victoire incomplète. Les mots comptent, et n’ont pas le même poids juridique. pic.twitter.com/mwCEa3BGHT

— Osez le féminisme ! (@osezlefeminisme) February 1, 2023

La Camera Alta d’Oltralpe ha votato la proposta (già approvata con la precedente formulazione dalla Camera lo scorso novembre) mercoledì sera, 1° febbraio, al termine di un acceso dibattito, con 166 voti favorevoli e 152 contrari. Come previsto, infatti, rispetto al via libera dei deputati (con uno storico accordo tra centristi e radicali) la battaglia nell’aula del Senato è stata più accesa e la decisione non era scontata, visto che la maggioranza dei seggi è strettamente in mano alla destra neogollista dei Rébuplicains che, lo scorso ottobre, aveva già respinto la prima proposta. A dispetto dei pareri negativi, arrivati anche dall’estrema destra, da Rasemblement National di Marine Le Pen al movimento Reconquête di Eric Zemmour, la proposta compie invece un passo avanti fondamentale, che potrebbe presto rendere la Francia il primo Paese a riconoscere l’aborto come diritto costituzionale.

Nella formulazione approvata dal Senato è stata abbandonata la nozione di “diritto” all’ivg

C’è solo un piccolo dettaglio: è stata abbandonata la nozione di “diritto” all’ivg. “È una vittoria incompleta“, commenta Fabienne El Khoury, portavoce dell’associazione ‘Osez le féminisme !’, deluse dal fatto che la formulazione non contenga più il termine previsto invece in una prima versione approvata a novembre dall’Assemblea Nazionale. Rispetto a quella il testo del Senato è stato interamente riscritto attraverso un emendamento del senatore repubblicano, Philippe Bas. Quest’ultimo propone di completare l’articolo 34 della Costituzione con la formula seguente: “La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà della donna di porre fine alla sua gravidanza”. Nonostante tutto, il Partito socialista ha immediatamente espresso soddisfazione per quello che considera un “progresso maggiore per il diritto delle donne” mentre gli ecologisti parlano di “vittoria storica“. “È storico”, è stata inoltre la reazione su Twitter della capogruppo della France Insoumise all’Assemblea Nazionale, Mathilde Panot, anche se il cammino legislativo per la definitiva adozione del provvedimento è ancora lungo.

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  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
Il Senato francese si è espresso a favore dell'iscrizione nella Costituzione della "libertà della donna" di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza (ivg). Nella formulazione votata dai parlamentari viene abbandonata la nozione di "diritto" tanto cara alla sinistra, ma il via libera permette alla proposta legislativa di proseguire il suo cammino.

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La Camera Alta d'Oltralpe ha votato la proposta (già approvata con la precedente formulazione dalla Camera lo scorso novembre) mercoledì sera, 1° febbraio, al termine di un acceso dibattito, con 166 voti favorevoli e 152 contrari. Come previsto, infatti, rispetto al via libera dei deputati (con uno storico accordo tra centristi e radicali) la battaglia nell'aula del Senato è stata più accesa e la decisione non era scontata, visto che la maggioranza dei seggi è strettamente in mano alla destra neogollista dei Rébuplicains che, lo scorso ottobre, aveva già respinto la prima proposta. A dispetto dei pareri negativi, arrivati anche dall’estrema destra, da Rasemblement National di Marine Le Pen al movimento Reconquête di Eric Zemmour, la proposta compie invece un passo avanti fondamentale, che potrebbe presto rendere la Francia il primo Paese a riconoscere l’aborto come diritto costituzionale.
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C'è solo un piccolo dettaglio: è stata abbandonata la nozione di "diritto" all'ivg. "È una vittoria incompleta", commenta Fabienne El Khoury, portavoce dell'associazione 'Osez le féminisme !', deluse dal fatto che la formulazione non contenga più il termine previsto invece in una prima versione approvata a novembre dall'Assemblea Nazionale. Rispetto a quella il testo del Senato è stato interamente riscritto attraverso un emendamento del senatore repubblicano, Philippe Bas. Quest'ultimo propone di completare l'articolo 34 della Costituzione con la formula seguente: "La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà della donna di porre fine alla sua gravidanza". Nonostante tutto, il Partito socialista ha immediatamente espresso soddisfazione per quello che considera un "progresso maggiore per il diritto delle donne" mentre gli ecologisti parlano di "vittoria storica". "È storico", è stata inoltre la reazione su Twitter della capogruppo della France Insoumise all'Assemblea Nazionale, Mathilde Panot, anche se il cammino legislativo per la definitiva adozione del provvedimento è ancora lungo.
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