“Mi hanno apostrofato come gaio”: lo sfogo social del consigliere comunale

Il post è di Federico Viani, in consiglio comunale a Vezzano Ligure: “Non sentivo questo termine dalle scuole medie. Sentirmi insultato a 47 anni è insopportabile”

26 ottobre 2024
Consiglio Comunale Vezzano Ligure 27062024_

Consiglio Comunale Vezzano Ligure, Federico Viani

“Non mi sentivo apostrofare come ‘un po’ gaio’ da quando frequentavo le scuole medie, e oggi, è successo per mano di un ‘uomo’ di cui io non so nulla perché non di mia conoscenza” è il racconto che Federico Viani, consigliere in Comune a Vezzano Ligure, in provincia di Spezia, fa sul suo profilo social.

Domenica scorsa, in un bar, un uomo lo avrebbe etichettato come “gaio”, anzi “un po’” per essere precisi; che poi verrebbe da chiedere a quella persona cosa significhi essere un po’ gay o un po’ etero, forse voleva andarci più leggero e ha cercato di edulcorare. Rimane il fatto che, soprattutto nelle piccole realtà, certi termini vengono ancora utilizzati con troppa leggerezza, a volte anche con esplicita violenza spacciata per goliardia, così come con altrettanta superficialità si giudicano gli altri, salvo poi pulirsi la coscienza con la solita frase “ho tanti amici gay”. 

“Sono un 47enne sufficientemente risolto in merito alla mia sessualità e una cosa, in merito a ricevere degli insulti, la so: ho trasformato quei ricordi in cicatrici e ho capito che là fuori ci sono persone crudeli e che bisogna solo resistere – continua Viani nel post – so perfettamente cosa vuol dire essere gay in un paese di provincia. Discorsi sull’orgoglio e sul combattere vanno a farsi fottere quando intorno a te hai persone che fanno in modo che tu sia socialmente evitato, escluso o chiacchierato, o quando hai intorno uomini, padri di famiglia, che fanno della virilità un vangelo e conservano il fucile nel garage, per risolvere i problemi. So altrettanto perfettamente che tante persone diranno cose del genere alle mie spalle, che penseranno che io faccia schifo e va benissimo. A me non interessa niente di avere il rispetto degli sconosciuti o l’accettazione da gente orribile. Ma di certo non posso sopportare di essere insultato a 47 anni. Non posso essere colpito al cuore nel posto in cui vorrei sentirmi al sicuro”. Poi conclude. “Il ‘signore’ in oggetto, su consiglio di un amico in comune, mi ha poi chiesto scusa offrendomi anche da bere”. 

La classica convivialità riparatoria.