Giulia Leone: "Ho sentito le urla e sono intervenuta, non ci ho pensato due volte. La stavano violentando"

La studentessa di Bologna a settembre ha salvato una 32enne che stava per essere violentata. Il racconto di quella sera ci insegna che non voltarsi dall'altra parte può fare la differenza

di CHIARA CARAVELLI -
24 novembre 2023
RITRATTI DI GIULIA LEONE

RITRATTI DI GIULIA LEONE

"Ho sentito le urla di quella donna e sono intervenuta, non ci ho pensato due volte. La stavano violentando". Giulia Leone, 28enne di origine siciliana, vive a Bologna da circa otto anni. Dopo un periodo passato a lavorare, di recente ha ripreso gli studi.

La violenza sventata

La notte del 28 settembre scorso, poco dopo le 3, stava passeggiando tra le vie del centro per fare ritorno a casa dopo una serata passata con alcuni amici. All’incrocio tra via delle Belle Arti e via delle Moline, vede due uomini vicino a un cespuglio. Uno è fermo in piedi, l’altro è accovacciato. Giulia non capisce subito cosa stia succedendo, ma si avvicina. È a quel punto che sente le urla di una donna che stava chiedendo aiuto. In pochi minuti realizza: la stanno violentando. Giulia interviene subito, senza pensarci. Inizia a strattonare il ragazzo accovacciato. Una, due, tre volte, ma lui non si muove. Poi, finalmente, la fuga. Se Giulia non fosse intervenuta, i due stupratori non si sarebbero mai fermati, finendo ciò che avevano iniziato. Gli aggressori, due quindicenni di origine tunisina, sono stati arrestati dai carabinieri pochi giorni dopo la violenza e attualmente si trovano nel carcere bolognese della Dozza. Giulia, invece, all’inizio di novembre è stata premiata dal sindaco di Bologna, Matteo Lepore, con la medaglia al merito civico intitolata a Giorgio Guazzaloca.
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Cerimonia di conferimento della medaglia al merito civico "Giorgio Guazzaloca" a Giulia Leone

Il racconto: "Non ci ho pensato, sono intervenuta alle grida"

Giulia, cos’è successo quella sera? "Erano circa le tre di notte, stavo tornando a casa dopo una serata con gli amici. A un certo punto, in via delle Belle Arti all’incrocio con via delle Moline ho visto due ragazzi vicini a una siepe che stavano maneggiando con qualcosa a terra, ma non sono riuscita subito a capire cosa stessero facendo. Quando mi sono avvicinata, ho visto uno accovacciato e l’altro che faceva da palo. Poi ho sentito le urla di una ragazza che diceva ‘no smettila, basta’ e sono intervenuta subito. Ho provato a spintonarli più volte, ma non si fermavano, poi alla fine sono fuggiti via". La ragazza come stava? "Malissimo, la prima cosa che ho fatto è stata rivestirla e consolarla. Lei piangeva, mi ha chiesto subito se potevo chiamare il suo fidanzato che era fuori città. Era terrorizzata, non aveva il coraggio di parlare. Dì li a poco sono arrivate altre ragazze che avevano sentito le urla, ma i due erano già andati via. Io sono rimasta con lei, mi sono assicurata che avesse un passaggio per ritornare a casa e poi sono andata via". Vi siete risentite dopo quel giorno? "Sì, l’ho sentita subito il giorno dopo. Lei era andata a fare denuncia ai carabinieri, ho lasciato che vivesse quel momento da sola perché è una cosa intima ed era giusto che mi facessi da parte. Tuttora ci continuiamo a sentire, a breve dovrebbe tornare a Bologna e ci rivedremo. Sono cose che ti segnano e che ti porti dietro tutta la vita. In qualche modo siamo legate". Le era mai capitato di trovarsi in situazioni simili? "Sì, anche se non sono stati episodi gravi come questo. Una volta ero in treno e un uomo ha iniziato ad avvicinarsi a una ragazza con fare molto insistente. Continuava a farle domande in inglese, la toccava. Il vagone era pieno, ma nessuno ha fatto niente. Io sono andata da lei e le ho chiesto se voleva sedersi accanto a me. Mi ha molto colpito il fatto che tutti mi hanno guardato stupefatti, come se stessi facendo una cosa strana".

Giulia Leone: "Non voltiamoci dall'altra parte"

Molto spesso assistiamo all’indifferenza delle persone quando si trovano a vivere queste situazioni. Come se la spiega? "Penso che molto spesso la paura giochi brutti scherzi, ma questo non significa che si debba rimanere indifferenti. Se tutte e tutti stessimo attenti a ciò che ci circonda, anche solo per umanità, per rispetto verso le persone che ci circondano, forse questo mondo sarebbe un posto migliore. Le forze dell’ordine, per quanto siano presenti, non possono essere dappertutto. Per questo è fondamentale che ognuno di noi faccia la sua parte, che di fronte a una persona in difficoltà ce ne sia un’altra pronta a intervenire. Per me è scontato, ma purtroppo mi rendo conto che per molti non lo è". Sono passati due mesi da quella sera. Quando è in giro da sola le capita di ripensarci? Ha paura che possa succedere anche a lei? "Sì, dopo quella sera ho cambiato molto il mio modo di pensare. Prima quando le mie amiche mi dicevano di voler tornare a casa con qualcuno perché non si sentivano sicure, io ero la prima a dire loro di stare tranquille. Non ho mai avuto paura, quella strada l’ho fatta tantissime volte di notte da sola. Ma ora è tutto diverso e mi dispiace molto doverlo ammettere perché non dovrebbe essere così. Dopo quella sera mi sono resa conto che purtroppo ci sono cose che non possiamo controllare, che vanno oltre la nostra forza e il nostro coraggio". Che cosa le ha insegnato questa esperienza? "Ho capito che bisogna cercare di essere attenti a ciò che ci circonda, essere uniti e unite. Capisco le ragazze che hanno paura di intervenire, ma aiutarci è fondamentale. Dobbiamo creare una sorellanza, anche se a volte mi rendo conto che è un’utopia, perché il patriarcato ci spinge a essere una contro l’altra. Anche i ragazzi, però, devono fare la loro parte. In molti già la fanno, ma vorrei che si unissero anche tutti quelli, e sono ancora in tanti, pensano che tutto questo non sia un problema".