Una guarigione completa non è ancora auspicabile, ma quando una
persona paralizzata torna a muoversi senza dubbio la notizia è di quelle che danno speranza. Secondo i ricercatori statunitensi dell'
Università di Pittsburgh, che stanno portando avanti uno studio sul trattamento dei pazienti colpiti da
ictus cerebrale e che presentano paralisi agli arti superiori, la
stimolazione elettrica del midollo spinale ripristina istantaneamente la capacità di controllare il braccio e le mani di queste persone. Un passo in avanti fondamentale della scienza, grazie a un metodo che ha già dato ottimi risultati in pazienti con paralisi agli arti inferiori causata da una lesione spinale, per contrastare gli effetti di una patologia causata dell'improvvisa chiusura o rottura di un vaso sanguigno nel cervello e dal conseguente danno alle cellule cerebrali dovuto dalla mancanza dell'ossigeno.
Lo studio dell'Università di Pittsburgh
Heater Rendulic si è sottoposta a un'operazione per l'impianto del sistema di stimolazione elettrica del midollo spinale (Ph. Tim Betler università di Pittsburgh)
L'ictus, infatti, interrompe l'afflusso di sangue al cervello e spesso chi sopravvive ha problemi di salute a lungo termine. Le persone possono mantenere il desiderio e l'intenzione di muoversi, ma gli input neurologici diventano così deboli che non succede nulla. È qui che interviene la stimolazione elettrica grazie alla quale
due donne paralizzate hanno recuperato l'uso del braccio e parzialmente anche della mano. Una di loro,
Heather Rendulic, è riuscita ad esempio a tagliare e mangiare una bistecca da sola per la prima volta dopo nove anni. Ha detto che la tecnologia è stata "a dir poco sorprendente". L'équipe di scienziati spiega che sono comunque necessarie ulteriori ricerche per capire chi può trarne beneficio, poiché gli impianti spinali sono stati testati solo su queste due pazienti. Ma intanto "questa tecnica offre una nuova
speranza a tutte le persone che sono
diventate disabili a causa di un ictus", afferma il dottor Walter Koroshetz, direttore del national institute of Neurological Disorders and Stroke. Lo studio, che vede tra i coordinatori anche due italiani che lavorano nell'Upcm, Marco Capogrosso ed Elvira Pirondini, è stato sulla rivista Nature Medicine.
Il caso di Heater Rendulic
Quando Heater Rendulic aveva poco più di vent'anni, le fu diagnosticato un angioma cavernoso nel suo cervello. Purtroppo quell'
emorragia si è ripetuta più volte nel corso del tempo e ha portato a un grave ictus: una mattina la ragazza si è svegliata incapace di muovere il lato sinistro del corpo. Nei nove anni successivi, Heather ha
imparato a camminare di nuovo, ma non è mai riuscita a riprendere il controllo del braccio e della mano sinistra: "È una cosa con cui lotto ogni giorno". Anche i compiti più semplici, come mettersi le scarpe, erano diventati una sfida. Prima di sottoporsi all'intervento, l'obiettivo di Heather era "riuscire a tagliare una bistecca", visto che si affidava al marito per farlo. I medici del Centro di Pittsburgh le hanno impiantato degli elettrodi nel collo per stimolare parti del midollo spinale. Il
sistema nervoso comunica attraverso gli impulsi elettrici, ma dopo l'ictus di Heather i segnali provenienti dal cervello erano troppo deboli per attivare i nervi preposti al controllo dei movimenti delle braccia e delle mani. La stimolazione eccita i nervi, già pronti alla risposta, e ora quei deboli messaggi erano sufficienti a (ri)innescare il movimento. Il trattamento ha funzionato sin dal primo giorno, tanto che Heather è riuscita ad aprire e chiudere la mano per la prima volta dopo nove anni.
Cos'è l'ictus cerebrale e i sintomi
Ictus cerebrale: cos'è e quali possono essere le terapie per contrastarne gli effetti
Patologia cerebrovascolare che colpisce circa 200.000 casi ogni anno, di cui l'80% sono nuovi episodi e il 20% recidive, l'ictus rappresenta la prima causa di disabilità, la seconda di demenza e la terza di morte. Circa l’80% degli ictus sono di natura ischemica, provocati cioè da un'ostruzione completa o parziale di un vaso arterioso cerebrale, mentre nei restanti casi si tratta di ictus emorragici, determinati dalla rottura di un vaso cerebrale. Riconoscere i
sintomi dell'ictus e sapere come comportarsi nel caso di una sua manifestazione è importante per intervenire con tempestività. I sintomi più comuni, che devono mettere in allerta, sono difficoltà nel parlare correttamente, alterazione della vista, deviazione della bocca, deficit di forza o di sensibilità da un lato del corpo, alterazione dell’equilibrio e stato confusionale. Circa il 75% delle persone colpite da ictus, infatti, riporta un
deficit duraturo nel
controllo motorio del braccio e della mano, per il quale non esiste cura. Una patologia destinata a crescere nei prossimi vent’anni, secondo gli esperti, per cui si avrà un aumento dei casi di oltre il 30% a causa dell’invecchiamento della popolazione in tutta l’Unione europea. Nel nostro Paese, in particolare, le persone diventate disabili a causa dell'ictus hanno toccato la quota record di un milione, e per queste la riabilitazione post-ictus avrà come obiettivo perlomeno un miglioramento della qualità di vita. L'approccio adottato è quello neuromotorio che cerca di
recuperare il più possibile le abilità compromesse, anche perché, come detto, non sempre si riescono a ripristinare le funzioni motorie. Ed è per questo che studi come quello americano possono aprire nuove speranze per questi pazienti, in modo che possano recuperare almeno in parte l'autonomia e l'autosufficienza perdute.