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Home » Attualità » La denuncia delle mamme atlete: “Anche ai Giochi vogliamo poter allattare”. Ma niente bambini al Villaggio Olimpico

La denuncia delle mamme atlete: “Anche ai Giochi vogliamo poter allattare”. Ma niente bambini al Villaggio Olimpico

L'appello delle sportive come Ona Carbonell e Kim Gaucher è stato accolto solo parzialmente dal Cio: i neonati potranno volare con loro in Giappone ma dovranno restare in strutture private separate dagli alloggi degli sportivi

Sofia Francioni
23 Luglio 2021
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La cestista canadese Kim Gaucher è tra le atlete che ha lanciato l’appello per poter avere sua figlia Sophie con sé nel villaggio olimpico, per poterla allattare

Allattare al seno il proprio bambino è un diritto, oltre a essere un gesto tra i più belli e naturali che esistano. Eppure, in una società sessualizzata come la nostra, farlo in pubblico rimane ancora tabù, che in alcuni scatena un’indignazione tanto silenziosa quanto tangibile. La cestista canadese, Kim Gaucher, che parteciperà alle Olimpiadi 2021 a Tokyo, ne sa qualcosa. Ha infatti dovuto protestare per poter portare con sé, durante la sua permanenza di più di tre settimane nella capitale del Giappone, la sua bambina di tre mesi, Sophie. Stessa sorte per la nuotatrice olimpica, Ona Carbonell, due medaglie olimpiche nel nuoto sincronizzato, che ha denunciato su Instagram di essersi trovata a un bivio: o continuare ad allattare il suo bambino Kai o partecipare ai Giochi Olimpici.

“Quando ho partorito Kai e ho visto che mi stavo riprendendo, la prima cosa che ho chiesto è se potevo portarlo con me perché lo stavo allattando e mi hanno detto di no“, ha spiegato la campionessa e capitana della nazionale spagnola in un video in cui appare mentre lo allatta. A causa delle norme anti-Covid, quest’anno, le famiglie degli atleti non potranno infatti partecipare ai Giochi Olimpici, anche se, dopo le critiche arrivate da alcune atlete-mamme, il Comitato Olimpico Internazionale ha fatto un’eccezione per i bambini più piccoli, per cui essere vicini alle mamme è indispensabile. Ma i neonati non possono soggiornare nel Villaggio Olimpico e devono essere ospitati in strutture private, come gli hotel.

 

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Un post condiviso da Ona Carbonell (@ona_carbonell)


“Kai e suo padre sarebbero dovuti rimanere chiusi in una stanza d’albergo, fuori dal Villaggio Olimpico. Per venti giorni non avrebbero potuto lasciare la loro camera e ogni volta avrei dovuto mettere a rischio la salute della mia squadra per andare ad allattare mio figlio. Ho dovuto prendere la decisione di non portarlo con me“, continua la campionessa. “Per queste settimane userò il tiralatte. Spero solo che al mio ritorno avrò ancora latte, che Kai vorrà ancora essere allattato e che il mio video possa servire a normalizzare qualcosa che dovrebbe essere normale per le prossime Olimpiadi e per altre future competizioni”, conclude l’atleta, chiedendo alle colleghe nella sua stessa situazione di alzare la voce.

Per quanto sia il gesto più naturale che possa esistere, per tante donne allattare al seno è ancora inconciliabile con la vita lavorativa. Basti pensare che solo a marzo di quest’anno il Parlamento italiano ha allestito una stanza dove le deputate possono allattare i loro bambini. A sollevare la questione, nell’estate 2019, fu la pentastellata Paola Carinelli, neomamma che aveva chiesto di poter allattare durante le sedute in Aula. Nel 2019 a respingere la proposta fu Giorgio Trizzino, compagno di partito di Carinelli e pediatra, definendo il clima dell’aula “insalubre” per l’allattamento. Ma, a quasi due anni di distanza dalla mozione, Montecitorio inaugura una stanza che permette alle parlamentari di allattare con più comodità, anche se – come hanno lamentato le deputate – “mancano ancora i pulsanti per il voto”. “Siamo ben consapevoli che c’è una pandemia in atto – ha dichiarato a marzo Carinelli – ma chiedo al presidente della Camera Roberto Fico di accelerare su questa pratica: è passato tanto tempo ormai, basta qualche firma o poco più per questo sacrosanto pulsante”.
Per la verità, a Montecitorio, una Sala delle donne esisteva già dal 2016, ma si trattava di un ambiente decisamente poco pratico, voluto ai tempi della presidenza alla Camera di Laura Boldrini.

L’importanza di allattare ogni volta che il bambino ha la necessità di mangiare è stata sottolineata dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità, che suggerisce di farlo, se possibile, per i primi 6 mesi di vita del neonato. Viene quindi da domandarsi perché le donne che decidano di farlo in pubblico debbano ancora subire discriminazioni, giudizi o occhiatacce. Ma, strano a dirlo, anche su un social network come Instagram spesso le foto di donne che allattano al senoi propri bambini vengono censurate perché l’algoritmo riconosce il gesto come sessuale e osceno, senza vederlo per quello che è: un’azione naturale nella vita di una donna. Un diritto di ogni bambino, tutelato – fra gli altri – dalla Convenzione dei Diritti del Bambino.

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Instagram

  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
La cestista canadese Kim Gaucher è tra le atlete che ha lanciato l'appello per poter avere sua figlia Sophie con sé nel villaggio olimpico, per poterla allattare
Allattare al seno il proprio bambino è un diritto, oltre a essere un gesto tra i più belli e naturali che esistano. Eppure, in una società sessualizzata come la nostra, farlo in pubblico rimane ancora tabù, che in alcuni scatena un'indignazione tanto silenziosa quanto tangibile. La cestista canadese, Kim Gaucher, che parteciperà alle Olimpiadi 2021 a Tokyo, ne sa qualcosa. Ha infatti dovuto protestare per poter portare con sé, durante la sua permanenza di più di tre settimane nella capitale del Giappone, la sua bambina di tre mesi, Sophie. Stessa sorte per la nuotatrice olimpica, Ona Carbonell, due medaglie olimpiche nel nuoto sincronizzato, che ha denunciato su Instagram di essersi trovata a un bivio: o continuare ad allattare il suo bambino Kai o partecipare ai Giochi Olimpici. "Quando ho partorito Kai e ho visto che mi stavo riprendendo, la prima cosa che ho chiesto è se potevo portarlo con me perché lo stavo allattando e mi hanno detto di no", ha spiegato la campionessa e capitana della nazionale spagnola in un video in cui appare mentre lo allatta. A causa delle norme anti-Covid, quest'anno, le famiglie degli atleti non potranno infatti partecipare ai Giochi Olimpici, anche se, dopo le critiche arrivate da alcune atlete-mamme, il Comitato Olimpico Internazionale ha fatto un'eccezione per i bambini più piccoli, per cui essere vicini alle mamme è indispensabile. Ma i neonati non possono soggiornare nel Villaggio Olimpico e devono essere ospitati in strutture private, come gli hotel.
 
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Un post condiviso da Ona Carbonell (@ona_carbonell)

"Kai e suo padre sarebbero dovuti rimanere chiusi in una stanza d'albergo, fuori dal Villaggio Olimpico. Per venti giorni non avrebbero potuto lasciare la loro camera e ogni volta avrei dovuto mettere a rischio la salute della mia squadra per andare ad allattare mio figlio. Ho dovuto prendere la decisione di non portarlo con me", continua la campionessa. "Per queste settimane userò il tiralatte. Spero solo che al mio ritorno avrò ancora latte, che Kai vorrà ancora essere allattato e che il mio video possa servire a normalizzare qualcosa che dovrebbe essere normale per le prossime Olimpiadi e per altre future competizioni", conclude l’atleta, chiedendo alle colleghe nella sua stessa situazione di alzare la voce. Per quanto sia il gesto più naturale che possa esistere, per tante donne allattare al seno è ancora inconciliabile con la vita lavorativa. Basti pensare che solo a marzo di quest’anno il Parlamento italiano ha allestito una stanza dove le deputate possono allattare i loro bambini. A sollevare la questione, nell’estate 2019, fu la pentastellata Paola Carinelli, neomamma che aveva chiesto di poter allattare durante le sedute in Aula. Nel 2019 a respingere la proposta fu Giorgio Trizzino, compagno di partito di Carinelli e pediatra, definendo il clima dell’aula "insalubre" per l’allattamento. Ma, a quasi due anni di distanza dalla mozione, Montecitorio inaugura una stanza che permette alle parlamentari di allattare con più comodità, anche se – come hanno lamentato le deputate – "mancano ancora i pulsanti per il voto". "Siamo ben consapevoli che c’è una pandemia in atto - ha dichiarato a marzo Carinelli - ma chiedo al presidente della Camera Roberto Fico di accelerare su questa pratica: è passato tanto tempo ormai, basta qualche firma o poco più per questo sacrosanto pulsante". Per la verità, a Montecitorio, una Sala delle donne esisteva già dal 2016, ma si trattava di un ambiente decisamente poco pratico, voluto ai tempi della presidenza alla Camera di Laura Boldrini. L’importanza di allattare ogni volta che il bambino ha la necessità di mangiare è stata sottolineata dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità, che suggerisce di farlo, se possibile, per i primi 6 mesi di vita del neonato. Viene quindi da domandarsi perché le donne che decidano di farlo in pubblico debbano ancora subire discriminazioni, giudizi o occhiatacce. Ma, strano a dirlo, anche su un social network come Instagram spesso le foto di donne che allattano al senoi propri bambini vengono censurate perché l’algoritmo riconosce il gesto come sessuale e osceno, senza vederlo per quello che è: un’azione naturale nella vita di una donna. Un diritto di ogni bambino, tutelato – fra gli altri – dalla Convenzione dei Diritti del Bambino.
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