La paura fa novanta: ecco perché amiamo il brivido, ma attenzione a non "abusarne"

La notte di Halloween, i film dell'orrore, i thriller. Lo scienziato Antonio Uccelli spiega quali sono i meccanismi neurologici che ci rendono 'cara' la sensazione di terrore

di ELSA TOPPI -
31 ottobre 2022
LuceMontaggioHalloween

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Dolcetto o scherzetto? Quanti di voi se lo sentiranno dire da qualche bimbo mascherato dietro la porta di casa, il 31 ottobre, in occasione della festa di Halloween. E se invece foste proprio voi a pronunciare la fatidica filastrocca, che di anni ne avete qualcuno in più? Perché in fondo, al fascino della paura, non si resiste. Né da piccoli né da grandi. Il brivido di un sano spavento nasce da lontano e risveglia il corpo, provocando una tempesta di ormoni. Ebbene, a spiegare perché la paura può essere piacevole ci pensa la scienza. Svelando, in parte, il segreto del successo - anche nel nostro Paese - di Halloween, una festa che ha negli Stati Uniti la propria origine e massima espressione.

La festa di Halloween, nata in America, è ormai un appuntamento sentito in tutto il mondo occidentale

Perché siamo 'dipendenti' dalla paura

C’è un primo meccanismo che si attiva nel cervello quando proviamo una sensazione di paura. "Quando vediamo un film dell’orrore o qualcosa che ci fa paura, percepiamo uno stimolo che ci induce una sensazione di allerta – spiega Antonio Uccelli, neuroscienziato e direttore scientifico del San Martino di Genova – questo perché lo stimolo sensoriale attiva l’amigdala, che sta nella parte più profonda del cervello, che attiva altri centri e le ghiandole che producono gli ormoni. Un meccanismo fisiologico importante che serve per difenderci. L'iperstimolazione dell’amigdala, che ha generato un sistema di allerta, innesca una serie di meccanismi di risposta che inducono a reagire al pericolo". Per quello che riguarda la cosiddetta paura ludico-ricreativa, c’è poi un secondo meccanismo che è quello che spiega, in parte, perché ne siamo così attratti. "Il fatto che non succeda niente, ovvero che non ci sia un pericolo reale, comporta una seconda attivazione del sistema nervoso, che passa attraverso il sistema della dopamina e delle endorfine - continua Uccelli -, ormoni che ci danno una sensazione di appagamento. Quindi da una parte c’è l’eccitazione e l’attivazione che, se riesce a rimanere entro i limiti, diventa stimolante, e dall’altra il rilassamento associato alla consapevolezza che il pericolo era finto. Questa è la base del perché la gente torna a vedere i film horror o ama il mistero. Quindi la paura 'se assunta a piccole dosi' è qualcosa che l’essere umano cerca". Quindi non ci piace la paura fine a se stessa, ma quella che andiamo a ricercare è quella in cui non c’è un pericolo reale. E il nostro gesto istintivo di tapparci occhi e orecchie davanti a scene spaventose, è un modo autonomo di dosare la paura entro i limiti di tolleranza che sono, ovviamente, soggettivi.
Antonio Uccelli

Il neuroscienziato Antonio Uccelli, direttore scientifico del San Martino di Genova

“Chi ha paura modula lo stimolo tappandosi le orecchie o gli occhi, perché l’eccesso di stimolazione angosciante fa provare una sensazione spiacevole" spiega l’esperto. Il meccanismo della paura fa parte di quegli archetipi di stimoli primordiali, assieme alla fame e al desiderio sessuale, che ci permettono di sopravvivere. Tutti stimoli che stanno alla base delle principali funzioni regolate dalle parti più profonde del cervello.

Qual è la linea oltre la quale la paura può far male?

"Non esiste una linea precisa uguale per tutti. Dipende dalla suscettibilità individuale – spiega il direttore scientifico del San Martino di Genova -. Tuttavia esiste un confine oltre il quale questa sensazione di eccitazione, seguita da una sensazione di appagamento, diventa fastidiosa. Per esempio ci sono persone che non amano i film horror perché il loro livello di immedesimazione è talmente tanto marcato che non riescono ad apprezzare la distinzione tra lo stimolo contestualizzato come finto, che eccita ma non genera angoscia, e lo stimolo che fa stare male”. La paura, dunque, fa bene ma va dosata in base al nostro sentire. E invece come comportarsi con i più piccoli? "Il nostro cervello nell’infanzia è un organo in divenire e la possibilità di rispondere a determinati stimoli non è ancora completamente sviluppata - mette in chiaro il neuroscienziato -. In generale, un giovane cervello non è ancora in grado di elaborare e contestualizzare in maniera adeguata le informazioni. Esiste poi un sistema che ci permette di elaborare la memoria di quanto accaduto e alla fine, per un bambino, c’è il rischio che certe visioni, se non adeguatamente filtrate, possano diventare traumatizzanti". Quindi ad Halloween va bene osare, ma nelle quantità su misura per ciascuno.