Nella corsa verso un mondo più sostenibile ognuno deve fare la propria parte, si sa. E così si moltiplicano i casi di multinazionali che investono nella realizzazione di prodotti che siano 'amici' della natura e che pongano sempre meno problemi di smaltimento e/o di inquinamento.
E' il caso della Lego, la storica ed iconica azienda che produce mattoncini colorati componibili, che ha annunciato un ambizioso piano per realizzare il 50% dei suoi prodotti utilizzando materiali rinnovabili entro il 2026, con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, sostituendoli con resine sostenibili derivate da olio da cucina usato, grassi di scarto dell’industria alimentare e plastica completamente riciclata.
Una scelta tanto più significativa se si pensa che questo cambiamento determinerà un aumento dei costi di produzione di circa il 70%, ma l’azienda danese ha deciso di finanziare autonomamente tutti i costi, limando i propri profitti, senza trasferire il carico dell'operazione nelle tasche dei consumatori.
Nel corso di un’intervista a The Guardian, l’amministratore delegato di LEGO, Niels Christiansen, ha sottolineato che l’azienda è impegnata a lungo termine nel sostenere l’industria dei materiali sostenibili, investendo oltre 350 milioni di dollari in un progetto che si protrarrà per otto anni prevedendo così di triplicare la spesa per la sostenibilità. Christiansen ha evidenziato che le alternative ecologiche che verranno utilizzate dalla Lego sono attualmente da due a tre volte più costose rispetto alla plastica tradizionale, ma ha espresso la speranza che gli investimenti di LEGO possano aiutare a ridurre i costi in futuro.
Quella della Lego è del resto una strada quasi obbligata, anche considerando la crescente sensibilità ecologica dei consumatori, soprattutto di quelli più avvertiti.
Il rischio inquinamento ambientale
La plastica utilizzata per produrre i famosi mattoncini Lego infatti è nota per la sua eccezionale resistenza, tanto che quando finiscono dispersi nell’ambiente, in particolare in mare, possono rimanere intatti per secoli. Questa inquietante realtà è emersa grazie a uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Plymouth (Gran Bretagna), che ha dimostrato come dispersi nell’ambiente marino possono inquinare l’ambiente per un periodo minimo di 100 anni, ma la loro durata potrebbe estendersi fino a 1.300 anni. Andrew Turner, che ha coordinato lo studio, ha sottolineato che i pezzi esaminati erano levigati e scoloriti, alcuni dei quali presentavano fratture e frammentazioni. Queste condizioni suggeriscono che i mattoncini non solo persistono per secoli, ma possono anche generare microplastiche, contribuendo ulteriormente all’inquinamento marino.
La sfida comunque non è banale: già in passato la Lego aveva provato ad utilizzare plastica riciclata da bottiglie, ma l'esperimento non aveva dato i risultati sperati a causa di problemi di costo e produzione. Nonostante questo l'azienda non ha desistito, continuando a cercare soluzioni innovative fino all’approdo a questo progetto.
Attualmente già circa il 22% dei mattoncini LEGO è prodotto con materiali che non derivano da combustibili fossili. Allo stesso tempo LEGO ha ampliato il suo programma Replay, che permette ai consumatori di spedire gratuitamente i mattoncini che non utilizzano più. Questi pezzi vengono riutilizzati per creare nuovi set, riducendo ulteriormente l’impatto ambientale. Finora, più di un milione di sterline di mattoncini LEGO sono stati recuperati attraverso questo programma, con oltre 400.000 set già donati ai bambini.