L'incongruenza di Vannacci nella bisessualità del suo mito Giulio Cesare

E stato rimosso dall'Istituto Geografico Militare di Firenze il generale che si definisce erede del grande condottiero romano: forse non ricorda che il dictator amava avere anche rapporti sessuali con gli uomini. E l'avventura amorosa in Bitinia insegna

di EDOARDO MARTINI -
18 agosto 2023
Il libro omofobo del generale Roberto Vannacci e la bisessualità del suo mito Giulio Cesare

Il libro omofobo del generale Roberto Vannacci e la bisessualità del suo mito Giulio Cesare

Paragonarsi come erede di Giulio Cesare? Sì, il generale Roberto Vannacci - rimosso dall’Istituto Geografico Militare di Firenze dopo le feroci polemiche suscitate dal suo libro autoprodotto ‘Il mondo al contrario’ (verrà sostituito nel suo incarico dal generale Massimo Panizzi, che prenderà servizio lunedì 21 agosto) ha fatto anche questo sostenendo che una goccia del sangue del grande condottiero, scorrerebbe, al dire del militare di alto rango, nelle sue vene. Ma è proprio qui che casca l'asino perché tra l'esaltazione del personaggio e la mancanza di conoscenza dello stesso, soprattutto se rapportata alle pagine omofobe del libro, l'incongruenza è enorme. Ma andiamo con ordine.
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"Ritengo che nelle mie vene scorra una goccia del sangue di Giulio Cesare", la frase nel libro 'Il mondo al contrario' del generale (Instagram)

Vannacci e la non conoscenza del suo mito Giulio Cesare

"Ritengo che nelle mie vene scorra una goccia del sangue di Enea, Romolo, Giulio Cesare, Mazzini e Garibaldi", ecco la frase incriminata dell'attuale comandante dell'Istituto Geografico Militare di Firenze. Per il grande generale, virile, maschio e normale a differenza delle persone gay, il valoroso e geniale dictator della Roma repubblicana assurge anche a modello di riferimento. Ma l'apprezzato Cesare, come scrive Francesco Lepore sull'Linkiesta, è lo stesso che, giovane legato alla sontuosa corte di Nicomede IV, si era fatto ripetutamente inchiappettare, o meglio sodomizzare, dall'affascinante re di Bitinia. Non a caso la notorietà di questa relazione avrebbe assunto tali proporzioni, che Cesare sarebbe stato accompagnato per tutta la vita da soprannomi irridenti come quelli di "postribolo di Nicomede", "bordello di Bitinia", e "regina di Bitinia". Ma non è tutto. A 35 anni a distanza infatti, l'avventura amorosa in Bitinia ha continuato a far parlare di sé, tanto che i soldati ne hanno fatto oggetto di uno dei canti intonati durante il Trionfo gallico del 46 a. C.: "Cesare ha sottomesso la Gallia, Nicomede ha sottomesso Cesare. Ecco oggi trionfa Cesare che ha sottomesso la Gallia, non già Nicomede che ha sottomesso Cesare".
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Il generale Roberto Vannacci

Le altre usanze del dictator romano

C'è però da aggiungere che Cesare ebbe rapporti sessuali anche con altri maschi, nel ruolo di pedicator od omosessuale attivo, laddove con Nicomede aveva avuto quello di cinaedus/mollis od omosessuale passivo. Di essi il più celebre fu quello con Mamurra, per il quale fu beffeggiato da Catullo. Ci sarebbe poi da parlare del pallore e della calvizie del dictator, visto che per i Romani l'uno e l'altra erano rispettivamente considerati sintomi di passività sessuale e di scarsa virilità. Come riporta Macrobio nei Saturnalia, un'altra abitudine cesariana è stata quella di camminare come un mollis, lasciando che la sua tunica orlata di una larga striscia di porpora, arrivasse a toccare terra. Ma è anche importante ricordare che l'amato modello di Vannaci fu anche accompagnato dalla fama di adultero e di tombeur de femme, oggi lo chiameremmo bisessuale, sintetizzata nel famoso appellativo che di Cesare diede Scribonio Curione: "Moglie di tutti i mariti e marito di tutte le mogli".

Enea come profugo dell'Asia Minore

L'altra grande incongruenza storica riguarda il caso di Enea. Nessuno infatti discute la miticità della figura, ma il fatto che Vannacci abbia preso come esempio un profugo dell'Asia Minore: il richiamarvisi da parte del generale appare così in totale contraddizione con le sparate contro le persone migranti e con la tesi dei tratti somatici rappresentativi dell'italianità.
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La statua del grande dicator romano, Gaio Giulio Cesare (Instagram)

Chi era Giulio Cesare

Nato a Roma il 13 luglio 101 a.C., è stato un militare, politico, console, dittatore, pontefice massimo, oratore, scrittore romano, e considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia.  Ebbe un ruolo fondamentale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana a quella imperiale. Fu dittatore di Roma alla fine del 49 a.C., nel 47 a.C., nel 46 a.C. con carica decennale e dal 44 a.C. come dittatore perpetuo, e per questo ritenuto da Svetonio il primo dei dodici Cesari, in seguito sinonimo di imperatore romano. Con la conquista della Gallia estese il dominio della res publica romana fino all'oceano Atlantico e al Reno. Portò gli eserciti romani a invadere per la prima volta la Britannia e la Germania e a combattere in Spagna, Grecia, Egitto, Ponto e Africa. Il primo triumvirato, l'accordo privato per la spartizione del potere con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso, segnò l'inizio della sua ascesa. Con l'assunzione della dittatura a vita diede inizio a un processo di radicale riforma della società e della politica romana, assicurandosi potere assoluto sulla Repubblica. Il suo operato provocò la reazione dei conservatori, finché un gruppo di senatori, capeggiati da Marco Giunio Bruto, Gaio Cassio Longino e Decimo Bruto, cospirò contro di lui, uccidendolo alle idi di marzo del 44 a.C.. Nel 42 a.C., appena due anni dopo il suo assassinio, il Senato lo deificò ufficialmente, elevandolo a divinità.