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Home » Attualità » Mamma da record: a 25 anni dà alla luce 9 gemelli, cinque femmine e quattro maschi

Mamma da record: a 25 anni dà alla luce 9 gemelli, cinque femmine e quattro maschi

"I bambini e la mamma sono in buona salute" afferma il marito della donna, rimasto in Mali con la figlia più grande. I bambini saranno tenuti in incubatrice per qualche mese per sicurezza, ma potrebbe trattarsi di un nuovo record

Marianna Grazi
9 Maggio 2021
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Nove gemelli, quattro maschi e cinque femmine. La mamma, Halima Cisse, una ragazza maliana di appena 25 anni, la protagonista di questo parto più unico che raro avvenuto in Marocco qualche giorno fa.

Un parto da record e con un’epilogo a sorpresa: dopo una gravidanza in cui era convinta di portare in grembo sette piccoli, ha dato alla luce altri due figli, sfuggiti alle ecografie effettuate sia in Mali sia in Marocco. “Sono molto felice. Mia moglie e i bambini stanno bene” ha ha detto il marito della donna, Adjudant Kader Arby, dopo la nascita dei nove gemelli. I due si erano spostati in Marocco perché il governo del Mali ha voluto far ricoverare lì la donna per cure specialistiche, perché preoccupato del suo benessere e per la sopravvivenza dei bambini. Fanta Siby, ministra della Salute del Mali, si è congratulata con le équipe mediche di entrambi i Paesi per il “felice esito”.

“Ora i piccoli dovranno trascorrere qualche mese nell’incubatrice“, ha spiegato il professor Youssef Alaoui, direttore della clinica Ain Borja di Casablanca, dove martedì si è verificato il delicatissimo parto prematuro. Se tutto andrà per il meglio potrebbe trattarsi di un nuovo record, visto che supera la nascita di otto piccoli (concepiti in vitro) da una donna in California nel 2009, indicata dal Guinness dei primati come il parto più numeroso in cui tutti i neonati sono sopravvissuti. I figli di Halima sono attualmente in buone condizioni, nonostante alla nascita pesassero fra 500 grammi e un chilo.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Nove gemelli, quattro maschi e cinque femmine. La mamma, Halima Cisse, una ragazza maliana di appena 25 anni, la protagonista di questo parto più unico che raro avvenuto in Marocco qualche giorno fa. Un parto da record e con un'epilogo a sorpresa: dopo una gravidanza in cui era convinta di portare in grembo sette piccoli, ha dato alla luce altri due figli, sfuggiti alle ecografie effettuate sia in Mali sia in Marocco. "Sono molto felice. Mia moglie e i bambini stanno bene" ha ha detto il marito della donna, Adjudant Kader Arby, dopo la nascita dei nove gemelli. I due si erano spostati in Marocco perché il governo del Mali ha voluto far ricoverare lì la donna per cure specialistiche, perché preoccupato del suo benessere e per la sopravvivenza dei bambini. Fanta Siby, ministra della Salute del Mali, si è congratulata con le équipe mediche di entrambi i Paesi per il "felice esito". "Ora i piccoli dovranno trascorrere qualche mese nell'incubatrice", ha spiegato il professor Youssef Alaoui, direttore della clinica Ain Borja di Casablanca, dove martedì si è verificato il delicatissimo parto prematuro. Se tutto andrà per il meglio potrebbe trattarsi di un nuovo record, visto che supera la nascita di otto piccoli (concepiti in vitro) da una donna in California nel 2009, indicata dal Guinness dei primati come il parto più numeroso in cui tutti i neonati sono sopravvissuti. I figli di Halima sono attualmente in buone condizioni, nonostante alla nascita pesassero fra 500 grammi e un chilo.
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