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Home » Attualità » Mediatori, pratiche collaborative e piani genitoriali: le novità della riforma Cartabia sul diritto di famiglia

Mediatori, pratiche collaborative e piani genitoriali: le novità della riforma Cartabia sul diritto di famiglia

Per l'avvocato e consigliera di parità della provincia di Pistoia Chiara Mazzeo non ci sono dubbi: "Nei conflitti familiari dobbiamo andare verso la mediazione e la cultura della Pari Opportunità"

Sofia Francioni
21 Marzo 2022
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Possibilmente rispondendo al mantra più accordi, meno processi, il futuro del diritto di famiglia sembra andare verso un de-escalation della conflittualità. O, almeno sulla carta, è quanto fa presagire la Riforma Cartabia fresca di Gazzetta Ufficiale. “Gli istituti dell’Assegnazione della casa familiare in automatico alla madre e la Separazione per colpa producono tanta conflittualità. Le parole chiave della riforma sono invece: mediazione tra le parti, formazione sul diritto di famiglia degli operatori e piani genitoriali”. Lo aveva già detto a Luce! in un’intervista a luglio 2021 l’avvocata matrimonialista Maria Luisa Missiaggia: “Separarsi con amore non solo è possibile, ma è quasi un atto dovuto: per i figli, i costi, i tempi, ma anche per i coniugi stessi, che non devono litigare come bambini, ma riprendere in mano le loro vite”. Oggi torna a ribadirlo l’avvocato Chiara Mazzeo, anche consigliera di parità della provincia di Pistoia, reduce dall’intenso convegno “Dalla parte dei minori. Gli strumenti di risoluzione stragiudiziale dei conflitti familiari tra la Riforma Cartabia e le nuove buone prassi”. “Dobbiamo dire basta alla logica del torto/ragione. La dinamica rivendicativa è uno strumento  esplosivo dei conflitti familiari. Quando arriva il classico coniuge tradito nel mio ufficio, glielo dico sempre: non avrà giustizia per questo tradimento o per la fine del suo matrimonio. Esiste il principio dell’autodeterminazione e le relazioni affettive possono finire. Ma genitori lo si è sempre, quindi si devono scindere i piani: E il buon professionista ti aiuta a farlo”.

 

L’avvocato e consigliera di parità della provincia di Pistoia Chiara Mazzeo

Avvocato, preferire la via della mediazione a quella della rivendicazione è pratica diffusa nei Tribunali? 

“No. Tantissimi colleghi lavorano ancora con la logica del torto/ragione. L’altro giorno un avvocato che difende il marito tradito di una mia assistita ha detto candidamente che ha depositato un ricorso chiedendo la Separazione per colpa e l’allontanamento immediato della moglie dalla casa e dal figlio, perché (testuali parole) la mia assistita essendo una moglie indegna è anche una madre indegna. Mi sono detta: che cos’è? La cacciata dall’Eden di Adamo ed Eva? Questi episodi dimostrano che abbiamo un problema culturale e dobbiamo cambiare”.

Ci spieghi meglio

“Dobbiamo andare verso una cultura delle Pari Opportunità nel diritto di famiglia, abolendo tanti automatismi come ad esempio l’assegnazione in automatico della casa familiare alla madre in quanto prima collocataria del figlio. Dobbiamo arrivare a una cultura di reale parità fra i coniugi”.

Quali sono a suo avviso le cattive prassi nella giurisprudenza familiare? 

“Sicuramente lo strumento dell’affidamento ai servizi sociali del minore quando la conflittualità fra i genitori diventa paralizzante. Sono casi in cui il figlio non riesce più a essere seguito e il giudice non sapendo che pesci prendere decide di affidarlo ai servizi sociali, mantenendo però la collocazione presso l’uno o l’altro genitore: un’arma spuntata per i servizi sociali e fonte di altre conflittualità”.

L’affidamento a terzi non andrebbe mai usato?

“Mi sembra la strada più facile da scegliere e quella più pericolosa: è uno strumento utilizzato in maniera diffusa ma non è normato e ha caratteri di eternità: il mantenimento dell’affidamento ai servizi sociali è infatti sine die e può essere applicato finché il minore non diventa maggiorenne”.

In Piemonte ha fatto molto discutere la mozione regionale Allontanamento Zero proposta dalla destra: il Tribunale, i servizi sociali sono stati critici e hanno accusato la coalizione di centrodestra di svilire l’importanza delle famiglie affidatarie scrivendo già nel titolo che gli allontanamenti dei minori non devono mai avvenire. Cosa ne pensa?

“In Italia non c’è letteratura in merito agli affidamenti a terzi, ma pare che gli effetti sul minore dello sradicamento dal contesto familiare siano devastanti. Di recente in Puglia e in Lazio si sono registrati casi di minori strappati alle madri a seguito di processi per violenza domestica. Inoltre, la legge 183 del 1984 dice che il minore ha diritto di vivere nella propria famiglia d’origine. Quindi, torno a dire: pensiamo ai nonni, guardiamo alle risorse della famiglia, facciamo tutto il possibile, prima di collocare il minore presso terzi”.

Quali sono le novità introdotte dalla Riforma Cartabia? 

“Con la Riforma Cartabia si cerca di lavorare in un’ottica diversa. Innanzitutto è stata sollecitata l’importanza di una formazione dell’avvocato familiarista in modo che sappia dominare gli strumenti di risoluzione conflittuale del conflitto e sappia essere un mediatore: un soggetto formato nella mediazione familiare e a conoscenza anche di altri strumenti”.

Ad esempio quali? 

“La buona prassi della pratica collaborativa molto utilizzata negli Stati Uniti. Un caso in cui la trattativa tra le parti è guidata da un facilitatore della comunicazione: un terapeuta formato che cerca insieme ai genitori delle soluzioni consensuali per prevenire il conflitto giudiziario”.

In caso di conflitto, invece, quali le buone prassi? 

“La responsabilità del giudice di famiglia nell’indirizzare le parti verso percorsi di mediazione familiare, servizi che in Italia purtroppo sono a carico delle famiglie”.

Altre novità introdotte dalla ministra Cartabia? 

“Quella del piano genitoriale. La riforma prevede che gli avvocati, nel momento in cui scrivono il primo atto difensivo, elaborino anche un piano genitoriale, modulando l’esercizio delle responsabilità dei coniugi. Mi viene da ridere se penso ai tanti ricorsi che leggo fatti con il ciclostile, dove la prospettiva è sempre adultocentrica e mai figlio-centrica. Andare in questa direzione è invece importantissimo, perché il piano genitoriale permette da subito di contenere i genitori, di mettere loro dei paletti e apre alla possibilità di andare verso la mediazione piuttosto che il conflitto. Una volta redatti, le parti presentano i loro piani e a quel punto è il giudice che deve prendersi la responsabilità di decidere”.

Altro? 

“Sempre la riforma prevede che sia presente all’interno dei Tribunali un elenco di mediatori familiari, che abbiano una formazione in merito alla disciplina giuridica della famiglia e alla normativa in tema di tutela delle vittime di violenza di genere, che è un altro punto cruciale…”.

Cosa consiglia a dei genitori sul punto di separarsi? 

“Di scegliere bene i professionisti e affidarsi a degli specialisti del diritto di famiglia, che sappiano mediare e che lavorino fuori dalla logica del torto e ragione, ma nell’ottica del minore”.

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"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Possibilmente rispondendo al mantra più accordi, meno processi, il futuro del diritto di famiglia sembra andare verso un de-escalation della conflittualità. O, almeno sulla carta, è quanto fa presagire la Riforma Cartabia fresca di Gazzetta Ufficiale. "Gli istituti dell'Assegnazione della casa familiare in automatico alla madre e la Separazione per colpa producono tanta conflittualità. Le parole chiave della riforma sono invece: mediazione tra le parti, formazione sul diritto di famiglia degli operatori e piani genitoriali". Lo aveva già detto a Luce! in un'intervista a luglio 2021 l'avvocata matrimonialista Maria Luisa Missiaggia: "Separarsi con amore non solo è possibile, ma è quasi un atto dovuto: per i figli, i costi, i tempi, ma anche per i coniugi stessi, che non devono litigare come bambini, ma riprendere in mano le loro vite". Oggi torna a ribadirlo l'avvocato Chiara Mazzeo, anche consigliera di parità della provincia di Pistoia, reduce dall'intenso convegno "Dalla parte dei minori. Gli strumenti di risoluzione stragiudiziale dei conflitti familiari tra la Riforma Cartabia e le nuove buone prassi". "Dobbiamo dire basta alla logica del torto/ragione. La dinamica rivendicativa è uno strumento  esplosivo dei conflitti familiari. Quando arriva il classico coniuge tradito nel mio ufficio, glielo dico sempre: non avrà giustizia per questo tradimento o per la fine del suo matrimonio. Esiste il principio dell'autodeterminazione e le relazioni affettive possono finire. Ma genitori lo si è sempre, quindi si devono scindere i piani: E il buon professionista ti aiuta a farlo".  
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