La voce della dissidenza, chi era Alexei Navalny

L’oppositore numero uno di Putin è morto venerdì scorso in Siberia, dove era stato recluso. Il suo ultimo post: “In meno di due mesi, quattro volte in punizione. Record”. Sarebbe morto per un malore, ma la famiglia e i sostenitori hanno molti dubbi. La moglie: “Putin sarà punito”

di CHIARA CARAVELLI
19 febbraio 2024

È morto venerdì scorso nella colonia penale IK-3 nel distretto artico di Yamalo-Nenets, dove le temperature raggiungono anche i 30 gradi sotto lo zero, Alexei Navalny. Quarantasette anni, era considerato l’oppositore numero uno del Cremlino, la più importante e concreta minaccia al regime autoritario di Vladimir Putin.

Secondo il dipartimento regionale del Servizio penitenziario federale russo, Navalny – in carcere dal 2021 dove stava scontando una pena di 19 anni – avrebbe accusato un malore dopo una passeggiata nell'ora d'aria: una morte dovuta quindi a cause naturali. La notizia della morte del dissidente russo ha, fin dalle prime ore, sollevato molti dubbi tra i suoi familiari e sostenitori, ma anche tra i leader internazionali. In tanti, infatti, non credono che il decesso dell’attivista sia riconducibile a una "sindrome da morte improvvisa”.

I dubbi sulla morte

"L’avvocato di Alexei e sua madre sono arrivati all'obitorio di Salekhard. È chiuso però, la colonia penale aveva assicurato che funziona e il corpo di Navalny è lì. L'avvocato ha chiamato il numero di telefono che è sulla porta. Gli è stato detto che è il settimo a chiamare oggi. Il corpo di Alexei non è all'obitorio”, ha scritto ieri su X la portavoce dell’oppositore russo, Kira Jarmysh. Ai legali, che si sono rivolti al comitato investigativo di Salekhard, è stato riferito che “la causa della morte di Alexey non è stata ancora stabilita, è stato effettuato un nuovo esame istologico”, con i risultati che dovrebbero essere disponibili la prossima settimana. “Non possiamo credere a Putin e al suo governo, perché mentono continuamente. Ma se questa notizia è vera, Putin e tutto il suo staff, tutti i suoi uomini, pagheranno per quello che hanno fatto. Saranno portati davanti alla giustizia e questo avverrà presto”, sono state le prime parole di Julija Borisovna, moglie di Navalny, pronunciate nei giorni scorsi in occasione della Conferenza della sicurezza di Monaco.

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“Tutte le persone del mondo – ha sottolineato – devono combattere contro questo male, questo orribile regime in Russia e Putin deve essere ritenuto personalmente responsabile per tutte le atrocità commesse nel nostro paese negli ultimi anni".

Chi era Alexei Navalny?

Nato a Butyn, vicino Mosca, il 4 giugno del 1976 si avvicina alla politica fin da giovanissimo. Nel ’99 aderisce al partito liberale di Grigorij Javlinskij, da cui poi verrà espulso nel 2007. L’anno dopo, con il lancio del suo blog, inizia il suo lavoro di oppositore lottando principalmente contro la corruzione e raccontando le irregolarità scoperte su alcune società russe. Gli articoli accusavano Putin di essere a capo di un regime di "ladri e corrotti”.

Navalny diventa quindi la voce della dissidenza, ma il suo percorso di oppositore di Putin si è scontrato inevitabilmente con una complessa vicenda giudiziaria caratterizzata da diversi arresti e condanne. Il 20 agosto 2020, mentre era su un volo diretto da Tomsk a Mosca, Navalny ha cominciato a manifestare sintomi di malessere, che lo hanno portato alla perdita di conoscenza. Dopo aver ricevuto le prime cure all’ospedale di Omsk, il dissidente è stato trasferito in una clinica a Berlino.

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L’avvelenamento, la condanna...poi la morte

Il 2 settembre le indagini tedesche hanno confermato l’ipotesi dell’avvelenamento da novichok, agente nervino che sarebbe stato applicato nella biancheria intima di Navalny. Tornato in Russia nel gennaio 2021, è stato fermato all’aeroporto di Sheremetyevo per non aver rispettato l’obbligo di firma per una sua precedente condanna.

L’anno dopo, il 22 marzo 2022, il tribunale di Lefortovo di Mosca lo ha condannato a 9 anni di carcere, aumentata poi a 19 il 4 agosto dello scorso anno. Durante questa detenzione, il Parlamento europeo gli ha assegnato il Premio Sacharov per la libertà d'espressione. A fine dicembre scorso, era stato trasferito nella colonia penale di massima sicurezza IK-3, dove morirà il 16 febbraio.

L’ultimo messaggio risale a due giorni prima della morte, alle 3 di pomeriggio, quando l’oppositore numero uno del Cremlino scrive su X: "Il carcere di Iamal ha deciso di battere il record di Vladimir allo scopo di adulare e compiacere le autorità di Mosca. Mi hanno appena dato 15 giorni in una cella di punizione. Cioè, questa è la quarta cella di punizione in meno di due mesi che sono con loro”.